Incidente Frecce Tricolori, aperto un fascicolo d’inchiesta: “nessuna causa si può escludere, certa un’avaria grave al motore” | FOTO

Continuano le operazioni di raccolta dei rottami della Freccia Tricolore che si è schiantata ieri a Caselle, provocando la morte di una bambina e il ferimento di altre 3 persone
  • incidente freccia tricolore
  • incidente freccia tricolore
  • incidente freccia tricolore
  • incidente freccia tricolore
  • incidente freccia tricolore
  • incidente frecce tricolori caselle torino
    Foto Tino Romano / Ansa
  • incidente freccia tricolore
  • incidente freccia tricolore
/
MeteoWeb

L’Aeronautica continua a supportare due attività principali: una è l’indagine della magistratura che è in corso e contestualmente l’indagine interna che è a cura dell’ispettorato della sicurezza del volo“. Così il Generale Luigi Del Bene, comandante delle forze di combattimento di Milano a proposito dell’incidente che ha coinvolto ieri un velivolo delle Frecce Tricolori in fase di decollo a Caselle (Torino). La Freccia Tricolore, dopo aver perso quota, si è schiantata al suolo, colpendo un’auto in transito sulla quale viaggiava una famiglia di quattro persone. Una bambina di 5 anni ha perso la vita, mentre il fratello maggiore e i genitori della piccola sono riusciti a mettersi in salvo, riportando delle ustioni di lieve e media entità.

Una delle ipotesi al vaglio, vista la dinamica dell’evento, è quella di un impatto del velivolo con un volatile, durante le primissime fasi del decollo”, aveva spiegato ieri in una nota l’Aeronautica Militare, aggiungendo che “la formazione era appena decollata per dirigersi su Vercelli, dove avrebbe dovuto eseguire una esibizione aerea, quando per motivi ancora da accertare il velivolo Pony 4 pilotato dal Maggiore Oscar Del Do’ ha perso quota ed è precipitato al suolo”. Il pilota, poco prima dell’impatto, è riuscito ad eseguire la manovra di eiezione, che l’ha espulso fuori dall’aereo. Poco prima dell’incidente, lo stesso Del Do’ avrebbe comunicato un problema al motore, con tutta probabilità dovuto a quello che in lingua inglese è chiamato “bird strike”, ossia “impatto con volatili”, più frequente durante le fasi di decollo e atterraggio.

Intanto la Procura di Ivrea ha aperto un fascicolo d’inchiesta, ipotizzando i reati di omicidio colposo e disastro colposo. Quest’ultimo, in particolare, si configura quando un evento, nel caso in oggetto lo schianto dell’aereo, determina un pericolo per la collettività. Con tutta probabilità, già nelle prossime ore i magistrati sentiranno il Maggiore Del Do’, mentre continuano senza sosta le operazioni di raccolta dei rottami del velivolo. Gli inquirenti ascolteranno, inoltre, le registrazioni delle conversazioni tra lo stesso Del Do’ e gli altri piloti della formazione, nonché i dialoghi con la torre di controllo.

Il maggiore Oscar Del Do’, di 35 anni, di Torreano di Martignacco (Udine), è entrato nelle Frecce Tricolori il 19 dicembre 2019, faceva il terzo gregario sinistro (pony 7). Oggi Del Do’ è il secondo gregario sinistro della formazione (Pony 4). È un pilota esperto, con oltre 2.000 ore di attività alle spalle e proviene dal 132esimo Gruppo del 51esimo Stormo di Istrana.

Del Bene: “nessuna causa si può escludere, certa un’avaria grave al motore”

In questo momento il pilota è a Torino in attesa di sbrigare delle pratiche a supporto della magistratura. Ancora non è stato notificato nulla ma di solito sono atti dovuti”, ha detto il generale di divisione aerea Luigi Del Bene, che ha incontrato di persona il pilota: “moralmente è molto provato. Lo stato fisico è buono, ancorché vi siano delle implicazioni collegate all’eiezione” dall’abitacolo del velivolo. “L‘Aeronautica ha già incontrato il padre e la madre dei bambini. I familiari sono in uno stato emotivamente molto complesso”.

Sulle cause non si può escludere nulla, tra cui il ‘bird strike‘. Di sicuro, c’è stata un’avaria grave al motore che di fatto ha smesso di funzionare’. Quello – ha spiegato Del Bene – è stato il motivo per cui l’aeroplano ha perso repentinamente velocità e quota. ‘Il pilota – ha detto ancora il generale – ci ha riferito del danno al veicolo e che il motore non spingeva più, dopodiché si è concentrato nella condotta, nel portare, cioè il velivolo fuori da zone abitate o da edifici, perché il tempo a disposizione, essendo a quota bassissima, è veramente ristretto, nell’ordine di pochi secondi per prendere decisioni con un aeroplano che non vola più”. ”L’allarme è stata una chiamata conseguente e simultanea alla separazione dal resto della formazione per evitare ulteriori danni”, ha aggiunto Del Bene, precisando che ”il paracadute si è aperto e il pilota ha impattato al suolo. La misurazione esatta della quota la faremo quando con ulteriore evidenza andremo a ricostruire tutti i dati e dettagli. Oggi una quota esatta a cui è venuto il lancio non si può dare”.

Sulla vicenda un’inchiesta interna è stata già avviata, si apre istantaneamente in questi casi“, dice il generale di Brigata aerea Urbano Floreani, capo ufficio della comunicazione dell’Aeronautica ed ex pilota della Frecce Tricolori, spiegando che “al momento della richiesta di rullaggio la torre di controllo rilascia informazioni ai velivoli che gli consentono di comprendere bene le situazioni metereologiche, il vento, il Qnh (dati sulla pressione atmosferica, ndr), lo stato della base, i numero di sequenza al decollo e se ci sono degli impedimenti”. Insomma, dato anche il bird status (la situazione dei volatili) che sarebbe stato indicato come ‘moderato’, quanto successo pare fosse praticamente inevitabile. “Se ci fossero state condizioni ambientali che raggiungevano parametri di incompatibilità col decollo, la torre stessa non avrebbe dato l’autorizzazione“, sottolinea Floreani.

Condividi