Condotte ricerche sul campo all’interno di alcune grotte di lava in Cina, per capire come simili strutture sulla Luna possano essere sfruttate nelle future missioni. Dopo Stati Uniti ed Europa, anche la Cina, dunque, comincia a guardare con interesse alle grotte scavate dal flusso della lava sulla Luna come potenziale rifugio naturale dove costruire basi per le future missioni umane, al riparo da sbalzi termici, radiazioni e impatto di meteoriti. Lo dimostra lo studio presentato dall’esperto della Shanghai Academy of Spaceflight Technology, Zhang Chongfeng, in occasione della decima Conferenza CSA-IAA sulla tecnologia spaziale avanzata che si è svolta a Shanghai.
Zhang ha spiegato che ci sono diverse somiglianze tra le cavità terrestri e quelle lunari. Queste ultime sembrano avere per lo più ingressi verticali ‘a lucernaio’ (generati dal collasso di parte del tetto della cavità) che richiedono un particolare equipaggiamento per potervisi calare dentro. Non è escluso che ci siano anche altri ingressi in pendenza ben più agevoli da varcare, magari dopo aver rimosso eventuali detriti che potrebbero ostacolare il passaggio dei rover.
I ricercatori cinesi puntano a esplorare le grotte di lava localizzate nel Mare Tranquillitatis e nel Mare Fecunditatis. Per questo, è allo studio un sistema robotico che potrebbe includere un veicolo principale, dotato di ruote o zampe per adattarsi alle asperità del terreno, e poi diversi veicoli ausiliari che potrebbero fornire supporto per quanto riguarda l’energia e le comunicazioni, oltre a portare il loro carico scientifico con strumenti a bordo per studiare la polvere lunare, le radiazioni e la presenza di ghiaccio d’acqua. La Cina sta anche lavorando a un robot volante che possa calarsi in queste cavità in modo autonomo usando radar a microonde e laser.