“Abbiamo trovato un solo bossolo, attualmente la carcassa si trova presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della sezione di Avezzano, da oggi ci sarà l’esame necroscopico e li si avrà la conferma dei colpi, che ne appare al momento uno e centrato bene, purtroppo. Amarena è stata attinta dalla parte laterale e centrale dei polmoni e quindi probabilmente è morta per una emorragia interna, con una lunga agonia che noi abbiamo vissuto in diretta“. Così la guardia parco, Michela Mastrella, arrivata per prima sul luogo in cui nella notte A.L. di 56 anni di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila) ha imbracciato il fucile per uccidere l’orsa Amarena, simbolo del Parco, e madre di Juan Carrito, l’altro orso morto investito il 24 gennaio di quest’anno.
“Io e la mia collega siamo state allertate dalla centrale operativa, siamo arrivate sul posto, abbiamo trovato il cancello aperto abbiamo visto delle persone tra le quali anche l’uomo che è stato poi denunciato che subito ci ha detto che aveva fatto questo guaio, che aveva sparato all’orso” ha aggiunto Mastrella. “Subito dopo – ha aggiunto – ho chiesto dove fosse perchè non si vedeva, l’uomo mi ha indicato la zona. Ho visto Amarena agonizzante a terra, quando mi ha sentito, ha alzato la testa e l’abbiamo riconosciuta perché ha una cicatrice particolare sulla fronte. Ci siamo messi alla ricerca dei due cuccioli rimasti su una pianta a poca distanza dalla mamma, poi è cominciata ad arrivare tanta gente ed i cuccioli si sono spaventati di più e adesso sono il nostro pensiero“.