Parte il piano sulla peste suina: ecco cosa prevede

Il piano sulla pesta suina è stato notificato alle regioni: prevede 6 azioni per 5 anni
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Il ‘Piano Straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e Azioni Strategiche per l’Elaborazione dei Piani di Eradicazione della Peste Suina Africana‘, pubblicato sul portale del Ministero della Salute, è stato notificato alle Regioni. Obiettivo minimo del piano, che prevede 6 azioni, è prelevare circa 612mila cinghiali nel 2024, con un incremento di oltre il 96% rispetto alla media degli abbattimenti tra il 2019 e il 2021. “Le Regioni dovranno ora applicarlo, garantendo il raggiungimento degli obiettivi. Si sono già attivate per costituire i Got, o Gruppi operativi territoriali, che sono delegati ad applicare il piano sul territorio. Contiamo di renderli tutti operativi entro un mese“, spiega all’ANSA il Commissario Straordinario Vincenzo Caputo, che ha messo a punto il piano della validità quinquennale (2023-2028).

La prima delle azioni strategiche è la ricerca attiva di carcasse di animali infetti e il monitoraggio epidemiologico. La seconda prevede il depopolamento dei cinghiali, che oggi sono circa un milione e mezzo, tramite cattura e abbattimento, mirando al rafforzamento della filiera delle carni di questi animali, prevedendone in alcuni casi anche la destinazione benefica. Dei 612.000 abbattimenti, 113.000 devono essere effettuati solo in Toscana, 58.000 in Piemonte, 52.000 in Emilia Romagna, 48.000 nel Lazio, 44 mila in Umbria, 43.000 in Calabria, 42.000 in Liguria, 38.000 in Campania, 27.000 in Lombardia e Basilicata, 28.000 in Abruzzo, 13.400 in Veneto, 10.500 in Molise, 9.500 in Sicilia, 9.100 in Friuli Venezia Giulia, 4.000 in Puglia, 2.000 in Valle D’Aosta, 1.500 a Trento.

La terza azione è l’applicazione di misure di biosicurezza negli allevamenti dei suini per evitare il diffondersi del virus. La quarta è il posizionamento di barriere preventive nell’ottica del contenimento delle popolazioni infette a protezione di territori ad alta densità di allevamenti intensivi. Quest’azione prevede anche l’indicazione alle Regioni di dotarsi di attrezzature per la verifica della presenza dei cinghiali sul territorio, come droni, fototrappole e telecamere. Quinta azione è una corretta gestione dei rifiuti per impedire ai cinghiali selvatici di trovare fonti di sostentamento nei centri urbani e vicini agli allevamenti di suini. L’ultima prevede la messa a punto di metodi alternativi per il contenimento della specie, così da ottenere il depopolamento in maniera non cruenta.

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