Il telescopio spaziale James Webb di NASA/ESA/CSA ha confermato la velocità alla quale si sta espandendo l’universo, misurata diversi anni fa dal suo predecessore Hubble. Il risultato, però, invece di fare chiarezza, ha infittito il mistero: è stata confermata la notevole differenza tra queste misurazioni e le previsioni fatte sulla base del bagliore residuo dopo il Big Bang. C’è quindi ancora qualcosa che non comprendiamo dell’universo, secondo quanto emerso dalla ricerca dello Space Telescope Science Institute, in pubblicazione su The Astrophysical Journal.
Webb ha permesso ai ricercatori guidati da Adam Riess di osservare con altissima precisione una particolare classe di stelle, le Cefeidi: grazie alla loro luminosità, centinaia di migliaia di volte quella del Sole, vengono usate come punto di riferimento per calcolare la distanza delle galassie in cui si trovano. In tal modo è possibile misurare la distanza di oggetti lontani, e quindi anche la velocità alla quale si stanno allontanando dalla nostra prospettiva.
I risultati hanno confermato che le misurazioni precedenti del telescopio spaziale Hubble erano esatte, anche se meno precise, ma non spiegano perché l’universo si stia espandendo molto più velocemente rispetto alle previsioni: è ciò che viene indicato come “tensione di Hubble”, che “potrebbe indicare la presenza di energia oscura o materia oscura e potrebbe costringere ad una revisione della nostra comprensione della gravità, oppure potrebbe indicare la presenza di una particella o di un campo sconosciuti,” ha spiegato Riess.