La tempesta tropicale Ophelia ha effettuato il landfall ieri a Emerald Isle, in Carolina del Nord (USA) dove si sono registrate forti piogge e venti a 113 km/h, e migliaia di abitazioni sono rimaste senza elettricità. Ophelia si è successivamente spostata nel Sud/Est della Virginia e, seppure indebolita, è avanzata in direzione Nord a 19 km/h, con venti sostenuti a 65 km/h. Dovrebbe continuare ad indebolirsi nelle prossime ore mentre avanza a Nord della costa orientale statunitense: è già classificata come ciclone post-tropicale, secondo quanto ha riferito il National Hurricane Center statunitense.
Diverse località lungo i fiumi, in Carolina del Nord, come New Bern, Belhaven e Washington hanno subito inondazioni significative. L’entità del danno non è ancora stata accertata.
Philippe Papin, uno specialista in uragani del National Hurricane Center, ha affermato che il rischio principale del sistema temporalesco nei prossimi giorni sarà la minaccia di inondazioni dovute alla pioggia. “Sono stati osservati venti di tempesta tropicale, ma stanno iniziando a diminuire gradualmente man mano che il sistema si sposta verso l’interno,” ha affermato l’esperto. “Tuttavia, c’è una significativa minaccia di inondazioni e precipitazioni per gran parte della Carolina del Nord orientale fino alla Virginia meridionale nelle prossime 12-24 ore“.
Brian Haines, portavoce della Divisione di gestione delle emergenze della Carolina del Nord, ha affermato che ci sono state anche segnalazioni di alberi abbattuti, ma nessuna chiusura di strade importanti. Venerdì i governatori di Carolina del Nord, Virginia e Maryland hanno dichiarato lo stato di emergenza. Non è raro che una o due tempeste tropicali, o addirittura uragani, si sviluppino ogni anno proprio al largo della costa orientale, ha affermato il direttore del National Hurricane Center Michael Brennan: “Siamo proprio al culmine della stagione degli uragani. Fondamentalmente possiamo avere tempeste che si formano ovunque in gran parte del bacino atlantico,” ha evidenziato l’esperto.