Tanta paura ieri per una scossa di terremoto nettamente avvertita dalla popolazione in Campania. Alle 19:45 un sisma magnitudo 3.8 si è verificato nella zona dei Campi Flegrei. Si è trattato di una delle scosse più forti nell’area degli ultimi anni. “L’ultimo terremoto avvertito anche nell’area di Napoli fa parte di un processo di fratturazione della crosta dei Campi Flegrei; crosta che progressivamente si sta indebolendo,” ha spiegato Stefano Carlino, ricercatore dell’Osservatorio vesuviano INGV, autore tra gli altri di uno studio pubblicato su “Communications Earth & Environment” secondo cui il susseguirsi degli episodi di sollevamento degli ultimi decenni ha causato un progressivo indebolimento nella crosta della caldera dei Campi Flegrei.
“Finché ci sarà il sollevamento della caldera avremo questa sismicità che potrà manifestarsi sia con eventi più forti che con sciami. Quello che dovremo capire nell’immediato futuro è se la crosta continuerà ad avere lo stesso ‘comportamento’ o se osserveremo variazioni dal punto di vista di come si frattura,” ha precisato Carlino. “L’andamento nel tempo di questo ‘comportamento’ e dei terremoti ci forniscono e ci forniranno informazioni su quando potrebbe avvenire un possibile processo di rottura totale della crosta, cioè quando sostanzialmente la crosta potrebbe fratturarsi in maniera pervasiva, mettendo in comunicazione la parte più profonda del sistema magmatico con la superficie. Al momento non è possibile fare comunque previsioni specifiche e sarà necessario continuare a monitorare con attenzione la situazione“.
“La mia interpretazione di quanto sta accadendo è che è probabile che piccole quantità di magma siano arrivate nel sistema magmatico più superficiale, cioè quello localizzato a 3-4 km dalla superficie, che è poi il sistema che determina il sollevamento. E c’è sicuramente anche un contributo idrotermale rilevante, fluidi ad alta pressione e temperatura che probabilmente contribuiscono in maniera significativa al sollevamento. Non possiamo comunque dire con certezza quale sia la sorgente primaria di questo sollevamento, data l’ambiguità delle soluzioni che provengono dall’elaborazione dei dati,” ha concluso il vulcanologo INGV.