“Il terremoto di magnitudo Mw 6.8 che ha colpito le zone interne del Marocco l’8 settembre si è originato lungo l’Alto Atlante, un catena montuosa a doppia vergenza che si è iniziata a formare nel Cenozoico, dall’inversione tettonica di un bacino estensionale pre-esistente”. Lo scrive sul blog INGVterremoti Claudio Chiarabba, direttore del Dipartimento Terremoti dell’INGV, in un articolo di aggiornamento sul forte sisma che ha provocato oltre 2.900 vittime in Marocco.
“Il terremoto è avvenuto con un movimento principalmente compressivo consistente con la deformazione a grande scala della catena dell’Atlante (Lanari et al., 2020). A breve distanza dall’evento e a causa della minor quantità di dati in tempo reale disponibili è ancora difficile definire univocamente il piano di faglia lungo il quale il terremoto si è sviluppato, ma dalle indicazioni la soluzione più probabile sembra essere una faglia ad alto angolo nord immergente. L’angolo di circa 70° è decisamente alto per un terremoto compressivo ma consistente con la tettonica da inversione di faglie normali pre-esistenti, motivo strutturale generale della catena. Sarà sicuramente motivo di intensi studi, anche se val la pena ricordare che altri eventi compressivi anche forti sono stati spiegati con una simile inversione tettonica (vedi il terremoto di El Asnam del 1980, Chiarabba et al., 1997).
Le origini del terremoto sono da ricercare nella complessa interazione che esiste tra la convergenza tra Africa ed Europa e lo sviluppo della catena dell’Atlante. Le basse velocità alle quali avviene questa convergenza (4 mm/yr) comportano che la fascia di deformazione non è solo concentrata al limite di placca ma si estende anche a notevole distanza per l’interazione di diversi processi e in funzione di come gli sforzi vengono trasmessi nella litosfera. I bassi valori di deformazione sono consistenti con il carattere non frequente di eventi così grandi lungo l’Atlante e dalla mancanza di indicazioni storiche a riguardo. Questo aspetto pone un forte accento su come sia necessario integrare diversi tipi di dati per definire al meglio il quadro della pericolosità sismica”, spiega Chiarabba.
L’evoluzione della sequenza
“Fino a questo momento (dopo circa 80 ore dalla scossa principale) sono state registrate poco più di 85 scosse nell’area, di cui solo una ha superato magnitudo 4. Si tratta della prima replica, avvenuta dopo circa 20 minuti e che ha avuto una magnitudo 4.5″, continua Chiarabba.
“La stazione della rete Mednet posta a Rabat ha registrato la scossa principale, come mostrato nella figura seguente. Si nota il grande picco del terremoto di magnitudo 6.8, seguito dopo circa 20 minuti dalla scossa di magnitudo 4.5. L’orario è misurato in secondi a partire dalle ore 22:00 UTC. La distanza tra l’epicentro e la stazione è di 356 km”, spiega l’esperto, che conclude: “è in corso l’elaborazione delle immagini satellitari al fine di meglio definire la sorgente del terremoto e il campo di spostamento”.