I Gessi e le grotte dell’Appennino emiliano-romagnolo sono patrimonio mondiale dell’Umanità. Il riconoscimento è arrivato oggi dal Comitato internazionale UNESCO, riunito a Riyad, in Arabia Saudita. Le grotte e i fenomeni carsici dell’Emilia Romagna sono dunque riconosciute come “valore universale per le loro caratteristiche di unicità e rappresentatività a livello mondiale“. Il sito protetto è composto da sette aree nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo e Gessi della Romagna Orientale.
Nei gessi dell’Emilia-Romagna si trovano la grotta epigenica più lunga al mondo (oltre 11 chilometri), quella più profonda (265 metri), la più grande sorgente salata d’Europa e una varietà straordinaria di minerali e forme carsiche studiate già a partire dal 16° secolo, riferimenti internazionali per lo studio del carsismo nelle Evaporiti. Le rocce evaporitiche, con cui si aprono le grotte, testimoniano tra l’altro due momenti importanti della storia della Terra: la rottura del supercontinente Pangea, avvenuta 200 milioni di anni fa, e la crisi di salinità messiniana, sei milioni di anni fa, quando il Mediterraneo si trasformò in un enorme lago salato. Alcune di queste grotte sono visitabili: la Spipola (Gessi Bolognesi), la Tanaccia e la Re Tiberio (Vena del Gesso Romagnola) e Onferno.
“La nostra bella Italia porta a casa un altro straordinario successo – commenta il sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni – ancora una conquista targata UNESCO. Salgono così a 59 i siti italiani che hanno ottenuto questo riconoscimento. Davvero una grande soddisfazione”.
L’iscrizione nella lista UNESCO dei Gessi e delle grotte dell’Appennino emiliano-romagnolo arriva dopo un lavoro di sette anni portato avanti da Regione, 19 Comuni, Enti di gestione dei Parchi, Università di Bologna e Unimore, Soprintendenza e Federazione speleologica regionale, insieme al Ministero dell’Ambiente. Si tratta del 6° sito naturale italiano riconosciuto da UNESCO e del 2° per l’Emilia Romagna, dopo le Faggete vetuste delle Foreste Casentinesi. Nel complesso salgono a 16 i luoghi che in Emilia Romagna, a vario titolo, hanno ottenuto il riconoscimento UNESCO.
“Questo importante riconoscimento da parte dell’UNESCO ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere questo patrimonio ambientale unico al mondo e, contemporaneamente, offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica”, afferma l’assessore regionale ai Parchi, Barbara Lori. “Si conclude nel migliore dei modi un’esperienza emozionante per cui voglio ringraziare il Comitato scientifico regionale, i Comuni e il Ministero. Insieme a loro continueremo a lavorare affinché questo nuovo sito possa arricchire ulteriormente il territorio dell’Emilia Romagna. Un grazie particolare all’ambasciatore italiano all’UNESCO, Liborio Stellino, che ha guidato la nostra delegazione nel lavoro di condivisione con gli altri Paesi“.
Pichetto: “lavoro di squadra”
“Grazie a un proficuo lavoro di squadra, il ‘Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale’ entra nella prestigiosa lista dei patrimoni mondiali dell’Umanità dell’UNESCO. Arriva dunque al miglior risultato un percorso lungo, che ci ha visti impegnati direttamente, assieme a tante altre espressioni istituzionali, scientifiche e accademiche dei territori, per portare questa bellezza ambientale tutta italiana ad essere riconosciuta per la sua unicità e da oggi ancora più difesa. Si scrive oggi una bellissima pagina di tutela ambientale”. Lo afferma Gilberto Pichetto, Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica.