Virgin Galactic, Nicola Pecile a MeteoWeb: “sarò comandante di SpaceShip, un privilegio eccezionale”

Dalla storica missione scientifica italiana Virtute-1 al futuro dei voli suborbitali: intervista a Nicola Pecile, pilota collaudatore per Virgin Galactic
MeteoWeb

Un sogno da bambino, diventato poi una carriera costellata di successi, da Udine al New Mexico: il friulano Nicola “Stick” Pecile ha volato con oltre 170 velivoli diversi, tra aerei da trasporto, elicotteri, jet ad alte prestazioni, addestratori, alianti e sistemi di lancio spaziale, per migliaia e migliaia di ore di volo. Durante la sua carriera, è stato insignito di molti riconoscimenti aeronautici, a livello nazionale e internazionale. E’ “Fellow” della Society of Experimental Test Pilots, membro della Planetary Society, della National Space Society, dell’American Institute for Aeronautics and Astronautics e dell’Aircraft Owners and Pilots’ Association. Nel settembre 2015 è entrato a far parte del team di piloti di Virgin Galactic, ed ha rivestito il ruolo di comandante della missione di lancio durante l’ultimo volo suborbitale. “Da bambino il sogno era di andare nello Spazio, fin da piccolo ho inseguito questo sogno,” ha raccontato ai microfoni di MeteoWeb.

Crescendo è un po’ svanito, però quando ero alle scuole medie ho deciso poi di impostare la mia carriera verso l’attività aeronautica e quindi poi da lì ho seguito tutto il percorso classico: sono entrato in Accademia Aeronautica, dopo aver conseguito il diploma di perito in costruzioni aeronautiche presso l’I.T.I.S. Malignani, perché volevo diventare pilota militare e quindi poi avere l’opportunità di volare su velivoli ad alte prestazioni. Poi una cosa tira l’altra, quando ci si ritrova nell’ambiente e si leggono i libri sulla storia dell’attività di volo di collaudi sperimentali negli Stati Uniti e in Europa negli anni ’50-’60, ci si appassiona alle imprese storiche condotte all’epoca. Ciò mi ha un po’ guidato verso l’intenzione di potere un giorno avere l’opportunità di volare nello Spazio. Da lì poi ho seguito il percorso per diventare collaudatore, che alla fine mi ha portato negli Stati Uniti, quando ho lasciato l’Aeronautica Militare nel 2011. Ho avuto la fortuna di fare l’istruttore alla scuola di piloti collaudatori presso la National Test Pilot School (NTPS) di Mojave, in California, ubicata nella sede dell’aeroporto dove si trova anche una delle strutture primarie di Virgin Galactic, in cui i veicoli iniziali sono stati costruiti. Così facendo poi ho avuto l’occasione di conoscere persone che lavoravano già per la compagnia e poi nel 2015 ho avuto la grandissima fortuna di essere selezionato tra i piloti che hanno partecipato a questo programma. Non è stato semplice completare il programma di prove, però stiamo partendo finalmente con le operazioni commerciali: quindi per me è un grande privilegio adesso essere qui e potere far parte di questo team“.

Da Virtute-1 ai voli regolari

Con la prossima missione (Galactic-03) già in programma l’8 settembre, Virgin Galactic ha messo in precedenza a segno, lo scorso 10 agosto, la sua prima missione con turisti spaziali, chiamata “Galactic-02“, decollata da Spaceport America in New Mexico. Come suggerisce il nome, “Galactic-02” è stato il 2° volo spaziale regolare della compagnia, dopo la missione scientifica del 29 giugno per l’Aeronautica Militare Italiana e il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Se tutto andrà secondo i piani, dovrebbe essere effettuata una missione suborbitale al mese per questo periodo di transizione iniziale, ma, sul lungo termine, l’obiettivo e di volare ogni giorno.

nicola pecile virgin galactic

E’ grande l’orgoglio di Nicola Pecile non solo per il progresso dei velivoli di Virgin Galactic, ma anche per l’inizio dei voli regolari, iniziati ufficialmente lo scorso 29 giugno con una missione storica, “Galactic-01“, meglio nota in Italia come “Virtute-1” il primo volo scientifico suborbitale italiano: “E’ stato un momento molto importante perché ovviamente è stato il culmine per me di tutti questi anni di lavoro, però allo stesso tempo è stato estremamente piacevole anche per il fatto che ho volato con ufficiali che già conoscevo dai tempi dell’Aeronautica Militare, nello specifico il Col. Walter Villadei e il T. Col. Angelo Landolfi. Tra l’altro, con quest’ultimo, ho volato insieme anche quando ero in servizio al Reparto Sperimentale di Volo a Pratica di Mare (RM). Villadei è stato anche il correlatore della mia tesi del master in ingegneria che ho completato alla Scuola d’Ingegneria Aerospaziale a Roma. E’ stata una circostanza di eventi che ci ha fatto ritrovare e volare insieme! Poi ovviamente aver potuto portare così in alto il nome dell’Italia e delle nostre organizzazioni, CNR e Aeronautica Militare, mi ha fatto estremamente piacere. E’ stato un volo a cui tenevo tantissimo, e non solo perché era il mio primo volo spaziale, c’era questo coinvolgimento con l’Italia che era sicuramente molto prezioso per me, vista la mia carriera precedente in Italia“.

L’aereo madre e SpaceShipTwo

Virgin Galactic impiega un sistema di lancio unico, inviando VSS Unity (SpaceShipTwo) verso l’ultima frontiera dopo essere decollata sotto le ali di un aereo da trasporto chiamato VMS Eve, l’aereo madre. Eve sgancia la navetta ad un’altitudine di circa 15mila metri e poi Unity attiva il suo motore per raggiungere lo Spazio suborbitale. Le persone a bordo sperimentano alcuni minuti di assenza di peso e riescono a vedere la Terra contro l’oscurità dello Spazio. L’epico viaggio si conclude con SpaceShipTwo che torna planando sulla pista di Spaceport America.

Pecile ha pilotato sia VMS Eve che VSS Unity, rivestendo il ruolo di comandante dell’aereo madre per Galactic-02, lo scorso 10 agosto. Si tratta, ha sottolineato, di esperienze di volo “molto diverse: il primo è un velivolo il cui unico scopo e portare in quota la navetta spaziale. L’aereo madre ha la dimensione di un Boeing-757. Ha caratteristiche di volo uniche: le 2 fusoliere comportano che le masse sono spostate all’esterno rispetto al centro di gravità, quindi dal punto di vista delle qualità di volo è una macchina che richiede una certa attenzione. Il peso della SpaceShipTwo è quasi lo stesso del velivolo madre quindi una volta che si aggancia la SpaceShipTwo sotto per portarla in quota, pesa il doppio“.

SpaceShipTwo VSS Unity “è estremamente performante con un design che è fatto per raggiungere 4 volte la velocità del suono, Mach 4, anche se in realtà il nostro profilo di volo ci porta poco sopra Mach 3, però è sicuramente un velivolo incredibile perché si riconfigura da uno spazioplano ad una capsula, in una sequenza di manovra molto rapida. Dopo lo sgancio accelera e diventa supersonico in 8 secondi, poi sale come un razzo, successivamente diventa una capsula perché il Feather System viene esteso (è il sistema unico che siamo riusciti a sviluppare per poter rientrare in sicurezza atmosfera a velocità ridotte). Poi rientra come una capsula, però quando è di nuovo in atmosfera si riconfigura come un aliante. Tutto questo succede nell’arco di circa una ventina di minuti ed è proprio questa la difficoltà di un volo suborbitale con uno spazioplano,” ha spiegato il pilota. “Trasformarsi continuamente in così poco tempo è molto complicato da gestire dal punto di vista ingegneristico: se si è in orbita con una capsula tradizionale si rimane parcheggiati in orbita, si ha tutto il tempo per gestire qualunque situazione, invece in un volo suborbitale, il tutto avviene in una rapida sequenza di eventi. E’ un velivolo veramente unico per capacità di trasformarsi e per le incredibili prestazioni. Per me è stato un privilegio poter mettere le mani su un veicolo del genere in qualità di pilota e collaudatore“.

Infatti, per un pilota collaudatore partecipare allo sviluppo di un veicolo che viene volato manuale durante tutto il profilo di missione suborbitale è un’opportunità unica, ha raccontato Pecile: “Gli unici che l’hanno fatto in passato sono 8 piloti dell’X15 negli anni ’60 prima prima ancora che gli americani lanciassero John Glenn in orbita. Con l’avvento dello Space Shuttle negli anni ’80, che comunque era un veicolo completamente automatizzato, non c’è mai stata l’opportunità di vedere lo sviluppo di un veicolo a pilotaggio manuale se non fino ai tempi di SpaceShipOne all’inizio degli anni 2000 che di fatto è stato il dimostratore del nostro programma. Essere uno dei pochi nella storia aerospaziale che ha l’opportunità di volare con un veicolo del genere sicuramente è un motivo di grande orgoglio non solo personale ma anche dal punto di vista della carriera professionale di pilota collaudatore sperimentatore“.

Training e compiti dei piloti Virgin Galactic

Tutti i piloti in Virgin Galactic hanno un background professionale nel mondo della sperimentazione che è molto solido e diversificato,” ha raccontato Pecile. “Ad esempio io ho volato con 170 tipi diversi di aeroplani, ma più o meno tutti i piloti di Virgin Galactic hanno un bagaglio simile di attività pregressa. Quindi è un’esperienza estremamente diversificata e molto dettagliata“. Importante non è solo la parte tecnica ma anche la parte attitudinale: “Quando selezioniamo i piloti ci assicuriamo di riuscire a lavorare bene con i nuovi arrivati, è necessario l’affiatamento, andare d’accordo, risolvere i problemi insieme“. Volare con un profilo del genere “richiede assoluta fiducia di chi vola con te, indipendentemente se ci si trova sul seggiolino di sinistra o in quello di destra, l’importante è che i membri dell’equipaggio possano dialogare, andare d’accordo senza barriere di nessun tipo perché non c’è tempo per questo tipo di egocentrismo personale che non funzionerebbe per il successo della missione. La mia esperienza pregressa è stata importante anche perché avendo volato con diverse tipologie di velivoli ed elicotteri si sviluppa un elevato livello di “Crew Resource Management“, ovvero la capacità di gestire un cockpit con più persone in fasi delicate e quindi riesci a sviluppare capacità di gestione di una cabina durante l’esecuzione di compiti complicati“.

Credit Virgin Galactic

Per quanto riguarda poi l’addestramento specifico in Virgin Galactic Pecile ha evidenziato che “il simulatore della SpaceShipTwo viene usato in maniera consistente: ho passato probabilmente centinaia di ore nel simulatore. Per Galactic-03 sarò io il comandante quindi di fatto mi ritrovo in una situazione in cui devo essere in grado di gestire qualunque evenienza, non solo del volo normale ma anche di possibili emergenze. Quindi più tempo si passa nel simulatore, più si riesce a sviluppare capacità e confidenza: quando si va ad eseguire il volo vero, è di fatto una ripetizione di quello che si fa nel simulatore. Il nostro simulatore ha un grado di fedeltà molto elevato è quindi siamo in grado di simulare anomalie in maniera molto dettagliata e questo fornisce sicuramente un livello di sicurezza personale anche interiore, di modo che, quando affronti la missione, poi le cose andranno come previsto o eventuali anomalie sono già state viste e sviscerate“. Oltre alle simulazioni, “voliamo anche con diversi aeroplani: abbiamo degli aeroplani leggeri che usiamo per acrobazie estreme che ci mantengono aggiornati su quello che può essere il disorientamento spaziale oppure anche sulle accelerazioni che di solito si provano durante un volo del genere. E’ ovvio che poi la parte di accelerazione longitudinale, quando il motore si accende, non la si può simulare perché non esiste nessun velivolo che abbia le prestazioni simili a SpaceShipTwo, però per simulare quelle di solito andiamo in centrifuga, che crea la sensazione delle accelerazioni longitudinali che possono essere molto disorientanti dal punto di vista del pilotaggio”.

Addestramento con centinaia di ore di simulazioni, acrobazie estreme con i velivoli, oltre al volo vero e proprio, non sono tutti i compiti dei piloti Virgin Galactic: “Siamo anche inseriti all’interno dei team di ingegneria e quindi supportiamo giornalmente anche lo sforzo ingegneristico. Per quanto mi riguarda personalmente, sono assegnato alla parte delle cosiddette ‘Flight Sciences‘ quindi mi occupo di tutta l’aerodinamica, i comandi di volo, la meccanica del volo del veicolo. Sono specializzato per questo tipo di disciplina e allo stesso tempo sono il membro che comunica tra il gruppo dei piloti e il team di ingegneria che si occupa di tali discipline. Abbiamo anche questi compiti: quando non voliamo siamo impegnati in questo tipo di attività“.

Uno sguardo al futuro

Rivolgendo lo sguardo al futuro, per Galactic-03, in programma l’8 settembre, Pecile sarà comandante di SpaceShip, che porterà verso l’ultima frontiera “per la prima volta 3 ‘astronauti fondatori’ della nostra compagnia che hanno acquistato i biglietti nel 2005: per me è un grandissimo privilegio poter far parte di questa missione“. Dal punto di vista personale, “è la prima volta che volerò attivamente ai comandi un profilo del genere, e quindi sarà un bel coronamento dei miei desideri dell’infanzia. Per Galactic-01 ero a destra quindi avevo dei ruoli di pilotaggio, ma non così importanti come per questa missione. Gestirla come comandante a bordo è sicuramente un privilegio eccezionale per me quindi non vedo l’ora. Poi da lì spero che riusciremo a volare sempre più spesso per poter aprire le porte allo Spazio a quanta più gente possibile. Non solo dal punto di vista del ‘turismo’, ma anche dal punto di vista dell’accesso allo Spazio per ricerche scientifiche, così come è stato fatto con l’equipaggio di Galactic-01“.

Infatti, grazie allo storico successo della missione italiana Virtute-1, è stata aperta la stradaad altri voli simili, che sono già in programma. La NASA, l’agenzia spaziale canadese ed altre organizzazioni scientifiche si sono accorte che effettivamente è un’opportunità unica e rapida per condurre ricerca in assenza di peso, e anche a costi contenuti. E’ un’opportunità unica di poter fare ricerca scientifica: ci saranno già in futuro delle missioni che sono programmate per questo tipo di attività,” ha concluso il pilota friulano.

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