di Benedetto De Vivo* – Sono intervenuto sul bradisismo flegreo, fra il 2020 e il 2023, con una serie di contributi, 1. 21/9/20, https://www.meteoweb.eu/2020/09/campi-flegrei-trivellazioni-ad-agnano-e-rischio-sismico-4-senatori-chiedono-il-commissariamento-dellingv-in-unintricata-tela-di-conflitti-dinteresse/1479355/; 2. con G. Rolandi, 25/10/20, https://www.meteoweb.eu/2020/10/rischio-vulcanologico-somma-vesuvio-campi-flegrei-ecatombe-eruzione/1495856/; 3. con A. Lima, 12/4/21, https://www.meteoweb.eu/2021/04/il-bradisismo-flegre o-e-il-rischio-eruzione-nei-campi-flegrei/1660015/; 4. 20/3/22, https://www.meteoweb.eu/2022/03/il-bradisismo-flegreo-e-i-terremoti-nei-campi-flegrei/1776129/; 5. 12/7/23, https://www.meteoweb.eu/2023/07/bradisismo-flegreo-terremoti-campi-flegrei/1001271140/; 6. 7/9/23, https://www.meteoweb.eu/2023/09/bradisismo-considerazioni-protezione-civile-campi-flegrei/1001296819/; 7. 28/9/23, https://www.meteoweb.eu/2023/09/bradisismo-campi-flegrei-comunicazione-scientifica-libertapensiero/1001304852/; 8. 10/10/23, https://www.meteoweb.eu/2023/10/bradisismo-campi-flegrei-cronistoria/1001309770/
Come ampiamente e ripetutamente illustrato negli interventi riportati in premessa e in diversi contributi scientifici internazionali (De Vivo e Lima, 2006, Developments in Volcanology 9, Elsevier, 289-317; Bodnar et al., 2007, Geology, 35(9), 791-794; Lima et al., 2009, Earth Sc. Reviews, 97, 44-58; Cannatelli et al., 2020, Elsevier, 407-433; Lima et al., 2021, GeoFluids, ID 2000255), a livello divulgativo (De Vivo et al., 2009, Le Scienze, Dic, 496, 96-103; Geo&Geo-RAI 3) e in un recente seminario organizzato da Università di Napoli “Federico II”, tenuto da A. Lima, per spiegare il bradisismo sono stati elaborati, dai vari studiosi, molti modelli, quasi tutti impostati in funzione della presenza di un corpo magmatico in profondità che spingerebbe verso l’alto il suolo dell’area di Pozzuoli-Solfatara-Agnano-Pisciarelli. Per i non addetti ai lavori non è sempre semplice comprendere l’affidabilità dei vari modelli elaborati che portati all’attenzione dei media, in modo abbastanza superficiale, destano nei cittadini che vivono a rischio, legittima preoccupazione e/o sconcerto. Il mio scopo è cercare di portare un contributo che vada nella direzione del rasserenamento, spiegando, spero, in modo semplice e comprensibile tutta la fenomenologia in atto.
Per i Campi Flegrei la gran parte dei ricercatori ha elaborato, negli anni, modelli che spiegano il bradisismo attraverso la messa in posto, a profondità superficiali, di intrusioni magmatiche che avrebbero avuto origine da un sistema magmatico più profondo (> 7,5 km). Molti degli addetti ai lavori, supposti essere tutti esperti di magmatologia (cosa che nella sostanza, in generale, non sono), ipotizzano, legittimamente per loro visione, un’intrusione magmatica a livelli superficiali (senza alcuna evidenza/prova scientifica) per spiegare sia il bradisismo più intenso degli ultimi tempi (1982-84) che portò a un sollevamento di quasi 180 cm, che quello attuale. Seppure questi modelli siano stati implementati nei particolari, essi, sono sempre delle simulazioni teoriche con ipotesi/assunzioni che spesso sono molto lontane dalla realtà geologico-strutturale, stratigrafica e di permeabilità del sottosuolo dei Campi Flegrei, che si conosce, con un buon dettaglio, sulla base delle numerose perforazioni eseguite negli anni ’70 da joint venture AGIP-ENEL per indagini geotermiche che si spingevano fino a 3,2 km di profondità (intra alia uno di tali sondaggi nella Piana di San Vito, in prossimità di Montagna Spaccata, dovette essere tombato ad horas per rischio di esplosione). Tali perforazioni non hanno mai trovato la benché minima evidenza di intrusioni magmatiche. Ci sono altri importanti punti deboli in merito all’interpretazione che invoca la presenza di intrusioni magmatiche per spiegare la fenomenologia bradisismica. Il primo è che se una ipotetica intrusione magmatica può giustificare il sollevamento, essa non spiega in nessun modo la subsidenza che costantemente segue la fase di sollevamento. Nessun tipo di magma una volta che si è intruso ha la possibilità di ritrarsi! Insomma i magmi “ballerini” non esistono… Il secondo punto invece riguarda la ciclicità del bradisismo, che sin da epoche ben antecedenti a quella Romana, si manifesta sempre con le stesse modalità, con la stessa deformazione del suolo, con l’area di massimo sollevamento centrata sempre nella zona di Pozzuoli e sempre con lo stesso volume sismogenico. Se gli eventi bradisismici fossero dovuti a intrusioni magmatiche questa riproducibilità sarebbe molto improbabile se non impossibile. Il problema più rilevante dei modelli che utilizzano intrusioni magmatiche per spiegare la ciclicità del bradisismo (al quale non fa seguito mai una eruzione catastrofica), è la mancata evidenza di alcuna risalita magmatica. Se tale mancanza di evidenza poteva giustificare ipotesi fantasiose nei decenni passati, quando non si disponeva dei dati strumentali in profondità, ora non trovano alcuna giustificazione a fronte dei bollettini di INGV/Protezione Civile che, sulla base di misure strumentali multi-parametriche in profondità, continuano a confermare assenza completa di evidenze di risalita di magma (come peraltro confermato anche dai sondaggi AGIP/ENEL profondi di fine anni 70 fino alla profondità di circa 3,2 km). Sulla base di questi inoppugnabili dati diramati da INGV/Protezione Civile, tutte le ipotesi fantasiose e allarmistiche non trovano alcuna giustificazione nei modelli adottati. Viceversa bisognerebbe che addetti ai lavori catastrofisti (NB: molti dei quali dipendenti di INGV/Protezione Civile!!) sostenessero che INGV/Protezione Civile stia diffondendo ai cittadini false informazioni!
Per gli addetti ai lavori, che fanno ipotesi senza alcuna evidenza scientifica su presunte risalite magmatiche per giustificare il bradisismo, suggerirei la lettura di: Burnham C. W., 1979. Magmas and hydrothermal fluids, 71-136. In: Geochemistry of hydrothermal ore deposits, 2nd Edition, Barnes H. L., Edt, Wiley & Sons, New York. Forse una lettura sul “comportamento” dei magmi e sul ruolo dei fluidi idrotermali, potrebbe aiutarli a comprendere meglio il modello ideato in ns pubblicazioni (De Vivo e Lima, 2006, Developments in Volcanology 9, Elsevier, 289-317; Bodnar et al., 2007, Geology, 35(9), 791-794; Lima et al., 2009, Earth Sc. Review, 97, 44-58; Cannatelli et al., 2020, Elsevier, 407-433.; Lima et al., 2021, GeoFluids, ID 2000255) e a livello divulgativo (De Vivo et al., 2009, Le Scienze, Dic., 496, 96-103; Geo&Geo-RAI 3). Altro aiuto conoscitivo a tanti addetti ai lavori potrebbe venire se visitassero le diverse miniere a cielo aperto dei sistemi mineralizzati tipo porphyry Cu/Mo, sparse fra le Ande (es, miniere Cilene di El Teniente; Chuquicamata e altre), sulle Montagne Rocciose, USA (Butte, Montana; Climax-Henderdson, Colorado; Questa, New Mexico) e nella catena Circum-pacifica. Potrebbero osservare cosa è il magma a livello tridimensionale e il ruolo enorme giocato dai fluidi idrotermali che si sprigionano dai magmi… in raffreddamento! E non in surriscaldamento, di cui tanti parlano senza cognizione di causa!
Sin dai primi anni 2000, collaborando con ricercatori americani di chiara fama (Prof. R. J. Bodnar e F. J. Spera) e punti di riferimento della magmatologia mondiale, ispirandoci al modello dei giacimenti porphyry Cu/Mo di Burnham (1979), abbiamo elaborato un modello che non coinvolge direttamente il magma, dando un’interpretazione assolutamente “non conformista” del fenomeno su riviste scientifiche internazionali. White Island (Nuova Zelanda) è un esempio di un sistema magmatico attivo riconducibile a un sistema porphyry Cu/Mo allo stato embrionale che non ha raggiunto la fase produttiva della mineralizzazione a rame/molibdeno (Rapien et al., 2003).
Il modello da noi sviluppato (vedi figura sotto) prevede una formazione geologico-statigrafico-strutturale a forma di anticlinale (campana) che riesce a conservare per millenni i fluidi senza sostanziali modificazioni. Questi fluidi, nel nostro modello, sono parte di un sistema idrotermale che evolve su tempi brevi, dell’ordine di 1-100 anni, confinato da uno strato impermeabile anticlinalico. Quest’ultimo costituisce una sorta di valvola: quando è completamente integro e chiuso, non consentendo il passaggio dei fluidi verso l’esterno, si innesca un evento di sollevamento per la pressione esercitata dai fluidi stessi (in condizione di pressione litostatica); quando la pressione litostatica, frattura il livello impermeabile sovrastante (uno strato di circa 300 m di spessore, di materiale visco-elastico – riscontrato dai sondaggi AGIP-ENEL intorno alla profondità di circa 3 km), i fluidi pressurizzati passano dallo stato di pressione litostatica a idrostatica, producendo idro-fratturazione dello stato impermeabile (e quindi terremoti di bassa Magnitudo), con conseguente incremento di attività fumarolica e liberazione di fluidi gassosi. A questo processo poi fa seguito la fase di subsidenza. Nel momento in cui lo strato impermeabile si frattura lasciando depressurizzare il sistema e favorendo la subsidenza, si innescano delle reazioni di precipitazione dei composti e degli elementi trasportati in soluzione (fra i quali le mineralizzazioni a solfuri – pirite, calcopirite, blenda, galena e altri, riscontrate in nostre indagini su campioni profondi) dai fluidi idrotermali, che causano la chiusura delle fratture e del sistema, pronto a caricarsi per la fase successiva di sollevamento. Il processo è del tutto simile a quello che si verifica, nella propria cucina, mettendo in cottura la pasta, con l’uso di una pentola a pressione (vedi Geo&Geo-RAI 3).
Il sistema idrotermale è comunque collegato al sistema vulcanico più profondo, che evolve su tempi lunghi dell’ordine di 103-104 anni, fungendo da motore del fenomeno, e che, secondo dati ottenuti dallo studio dei pozzi geotermici (utilizzando la tecnica delle inclusioni fluide – dati in De Vivo et al., 1989; J. Volc. Geoth. Res.), è in una situazione stazionaria e in raffreddamento. Tutto il modello è stato elaborato sulla base delle conoscenze acquisite negli anni anche da altri studi e validato da calcoli termodinamici per verificare la compatibilità delle forze in gioco (Bodnar et al, 2007; Lima et al., 2009). Da tali calcoli risulta che l’energia in gioco generata da questo processo è tale che se il sistema fosse rigidamente “chiuso” si giustificherebbe il sollevamento di intero territorio dei Campi Flegrei fino a 40 m. … e questo nel passato geologico dei Campi Flegrei si è verificato (vedi presenza di terrazzo marino di La Starza, a circa 40 metri al disopra di attuale livello marino).
L’aumento di sismicità con ipocentri intorno a 2,5 – 3 km, in base al nostro modello, rappresenta la zona dove avviene la fratturazione idraulica dello strato impermeabile più superficiale che trattiene i fluidi. La sismicità eventuale a livelli più profondi – che assolutamente non si registra – indicherebbe la fratturazione di uno strato rigido e impermeabile che racchiude invece il magma in lento raffreddamento (che produce la cristallizzazione procedendo dall’esterno verso l’interno della camera magmatica). Nella sostanza, nell’evoluzione di questo processo, che può durare dalle decine alle centinaia di migliaia di anni, i fluidi magmatico-idrotermali esercitano una spinta verso l’alto (e non il magma direttamente) determinando il bradisismo positivo. Quando poi la pressione interna (litostatica), vince la resistenza di 2 livelli impermeabili (quello “magmatico/cristallino” più profondo – >7,5 km – e quello più superficiale- fra 2,5 e 3 km), il sistema si frattura e si apre rispetto ai fluidi e inizia la subsidenza che dura fino a quando i fluidi depressurizzati entrano in ebollizione, depositano minerali lungo le fratture e “autosigillano” il sistema. I tremori e la sismicità di bassa magnitudo che si registrano a livelli molto superficiali spesso sono riconducibili anche a perturbazioni della falda superficiale (esempio: per apporto variabile di acqua meteorica, vedi Scafetta e Mazzarella, 2020). Va fatto rilevare che i fluidi in ebollizione causano anche tremore “vulcanico” con sismicità di bassa magnitudo.
È da rimarcare che nei Campi Flegrei, le eruzioni associate al sollevamento del suolo sono rare: l’unico caso documentato negli ultimi 4.000 anni è stata l’eruzione del Monte Nuovo nel 1538, e forse un piccolo evento freatico (eruzione di acque, vapori, gas e a fanghi bollenti) nel 1198. Secondo il nostro modello, con il progredire del raffreddamento (NB: non surriscaldamento!) del magma, il guscio impermeabile migra a maggiore profondità (questo è il “paradosso” che tanti presunti esperti magmatologi nostrani, proprio non “digeriscono”: il bradisismo positivo si verifica, perché il fronte magmatico “migra verso il basso, non verso l’alto! (si rimanda a lettura di Burnham, 1979), l’energia e la variazione di volume – associate con la generazione dei volatili – diminuiscono. La probabilità di un’eruzione nei Campi Flegrei oggi come per il recente passato è, quindi, molto bassa e nel tempo essa dovrebbe ancora diminuire. Lo scenario può cambiare, e la possibilità di un evento eruttivo divenire maggiormente probabile, solo con l’arrivo di nuovo magma da maggiori profondità nella camera di alimentazione dei Campi Flegrei (situata a più di 7,5 km di profondità). Ma allo stato dell’arte non esistono evidenze che dimostrino l’arrivo di nuovo magma e comunque studi dettagliati in altri vulcani del mondo, dimostrano che agli episodi di sollevamento del suolo non seguono di norma le eruzioni. Queste ultime sono eventi assolutamente eccezionali.
E’ superfluo rimarcare che a fronte di nuove evidenze, ogni Ricercatore, dovrebbe essere pronto a modificare il proprio modello, prendendo in considerazione nuovi adeguati scenari di Protezione Civile a difesa della popolazione. In ogni caso, tralasciando le mega-sciocchezze, lette su stampa di Amministratori Comunali Napoletani di vertice, secondo i quali sarebbe plausibile procedere a incrementare la costruzione di abitazioni residenziali in piena Zona Rossa dei Campi Flegrei e del Vesuvio (vedi pessimo esempio di Ospedale del Mare), evidenzio la bontà dei vulcani Napoletani (Campi Flegrei, Vesuvio, Ischia) che stanno dando a noi umani tutto il tempo necessario per preparare il territorio per il futuro. Come? Preparando ampie vie di fuga, sventrando il territorio, e non intasandolo con nuovo, scellerato, incremento abitativo. Ma sappiamo anche che alla cupidigia umana e al business, dettato da opportunità che offrono, ad esempio i terreni dell’ex sito industriale di Bagnoli, non ci sono freni che tengano.
Alla luce di quanto si verifica su bradisismo dei Campi Flegrei, con varie, legittime interpretazioni di diversi ricercatori, mi corre l’obbligo di nuovo di cercare di colmare il vuoto di memoria di alcuni attori su recenti vicende legate al bradisismo e temerari permessi di Ricerca Scarfoglio e Geogrid. Tali attori hanno del tutto rimosso da loro memoria/responsabilità quanto verificatosi con i suddetti temerari progetti, riportati alla luce da interventi recenti in Regione Campania dalla Consigliera Maria Muscarà, con indicazione dei vari Enti coinvolti con corposi finanziamenti ricevuti (in primis OV-INGV e suo Direttore dell’epoca, Dott. G. De Natale; Univ di Napoli Federico II con Centro di Competenza AMRA, diretto allora da Prof. G. Manfredi, ora Sindaco di Napoli; Università Vanvitelli, Comune di Pozzuoli, Regione Campania, più una società privata responsabile esecutiva del sondaggio).
Il 21/9/2020, in merito alle trivellazioni ad Agnano/Pisciarelli, intervenni sul MeteoWeb, con il contributo Campi Flegrei, trivellazioni ad Agnano e rischio sismico (Link n. 1 in premessa). In relazione a questo mio intervento, ribadisco e rimarco l’inammissibilità in un Paese Civile di incredibili, palesi, conflitti di interesse, in attività per le quali è in gioco la salvaguardia di cittadini che vivono a rischio sul territorio. Rimando alla lettura del mio intervento del 21/9/20 per meglio inquadrare le cose alquanto assurde che si verificano nel nostro Paese. Quanto succedeva portò ad una interrogazione parlamentare dei Senatori Corrado, Romano, Trentacoste e Morra, del Gruppo M5S, presentata all’allora Ministro dell’Università e Ricerca, Prof. Gaetano Manfredi (ora Sindaco di Napoli, sostenuto in primis proprio dal M5S), in merito alla vicenda delle trivellazioni (Permesso di Ricerca Scarfoglio e Progetto GeoGrid) ad Agnano, le quali destarono forti preoccupazioni tra i residenti. In tali attività erano coinvolti i vertici dell’INGV di allora, del Centro di Competenza AMRA di Università di Napoli Federico II, ed altri. Risultava alquanto singolare il fatto che i 4 Senatori dei 5 Stelle presentavano un’interrogazione parlamentare indirizzandola ad uno degli attori, il Prof Gaetano Manfredi, della vicenda trivellazioni ad Agnano-Pisciarelli, al tempo Ministro dell’Università e Ricerca.
Ci sono rapporti causa/effetto fra Progetti Scarfoglio e Geogrid con quanto si verifica ora? Una relazione potenziale fra quanto temerariamente fatto con i suddetti progetti e quanto si verifica ora, potenzialmente può esserci, ma, obiettivamente risulta molto difficile stabilire un nesso di causalità fra sondaggi dei Progetti Scarfoglio-Geogrid ed eventi attuali. Rimane però la triste considerazione che ora, fra i Ricercatori che discettano su bradisismo e rischi per la popolazione, sono in prima fila proprio alcuni dei principali responsabili dei Progetti Scarfoglio e Geogrid.
In merito al potenziale nesso di causalità, ricordo solo, che alla fine degli anni 70, la joint venture AGIP/ENEL che eseguì ben 11 sondaggi profondi (fino a 3,2 km) nei Campi Flegrei a scopo geotermico dovette tombare ad horas un sondaggio nella piana di S. Vito (presso Montagna Spaccata) per rischio esplosione incombente. E che, intra alia, non fu possibile sfruttare i fluidi idrotermali profondi a scopi geotermici, in ragione di loro altissima salinità e anche di elevata densità abitativa nei Campi Flegrei.
Comunque in relazione a quanto da me dettagliatamente riportato nel contributo 1 del 2020 (in premessa), riporto qui alcune considerazioni illuminanti, rispetto ad eventi che mi hanno riguardato anche personalmente. Nel gennaio 2018, dopo pochi mesi dal mio pensionamento dall’Università Napoli Federico II, fui contattato da un Professore della mia ex Università, che mi chiedeva la disponibilità come potenziale consulente di una iniziativa (della quale non mi veniva chiarito chi fosse il titolare) per effettuare un nuovo sondaggio geotermico, alternativo a quello che era stato fermato a Pisciarelli, al verificarsi dello sciame sismico (come anticipato dal Ricercatore di INGV, G. Chiodini, unico ad unirsi a mia opposizione ad esecuzione di sondaggi ad Agnano-Pisciarelli). Il nuovo sondaggio sarebbe stato proposto, non più a Agnano-Pisciarelli, ma nei pressi dell’area di Piscina Scandone. Declinai, gentilmente, la generosa offerta, spiegando che il sondaggio geotermico profondo, così come giustamente bloccato per area di Pisciarelli, NON doveva e poteva essere realizzato assolutamente nell’area urbana di Napoli, per il rischio enorme al quale avrebbe esposto milioni di cittadini. Nella sostanza ribadii semplicemente che non avevo cambiato idea rispetto alla mia opposizione ad un sondaggio geotermico che si era progettato ad Agnano-Pisciarelli. Ritenevo allora e continuo a pensare, che viceversa nei Campi Flegrei (e nell’area tirrenica di Campania e Lazio) ci sarebbe da sfruttare l’enorme potenziale di geotermia a bassa e media entalpia, con zero rischio per la popolazione e grande beneficio energetico per tutti. Chiesi al collega che mi faceva la “generosa” proposta: “Ma perché c’è questa fissazione di sviluppare energia geotermica classica in una area così altamente urbanizzata come quella Napoletana?”.
Oggi, con la crisi in atto, sento interventi (che, in parte, possono essere anche condivisibili) degli stessi Ricercatori che sostenevano con vigore il progetto del sondaggio profondo, prima a Agnano-Pisciarelli, e poi altrove sempre in Zona Rossa in area urbana di Napoli, dimentichi delle loro temerarie iniziative per sondaggi profondi in aree urbane di Napoli. Forse chiedo troppo, ma i Ricercatori coinvolti in Progetti Scarfoglio e Geogrid (in primis ex Direttore OV, Dott. G De Natale e attuale Sindaco di Napoli, Prof. G. Manfredi), dovrebbero intanto recitare un mea culpa, in uno con la ex giornalista, Eleonora Puntillo (penso che fosse addetta stampa di OV/INGV), che mi additò come il “nemico dello sviluppo di Napoli” per la mia ferma opposizione all’esecuzione di sondaggio geotermico profondo ad Agnano-Pisciarelli.
Concludo questo intervento con le conferme di INGV/Prot. Civile che nei propri puntuali comunicati ai cittadini sulla dinamica del bradisismo attesta che NON c’è alcuna evidenza di risalita di magma dalla profondità di circa 7/8 km verso la superficie. Questo è il dato critico più positivo che conferma la coerenza di nostro (mio e co-autori) modello interpretativo che non prevede il verificarsi di una eruzione catastrofica (come, purtroppo, annunciato da diversi allarmisti). Il nostro modello interpretativo è illustrato nelle pubblicazioni scientifiche (De Vivo e Lima, 2006; Bodnar et al., 2007; Lima et al., 2009; De Vivo et al., 2009; Cannatelli et al, 2020; Lima et al., 2021) e negli interventi su MeteoWeb (1-8 riportati in premessa).
La pubblicazione Lima et al., 2009, su Earth Sci. Reviews, 97, 44-58, è stata valutata dal revisore Prof. M. Ghiorso, Univ of Washington, Seattle, prima; poi Univ Chigago, USA), una autorità mondiale indiscussa sulla magmatologia, come di seguito riportato:This is very well written and documented manuscript. I enjoyed reading it very much. I think the argument is made convincingly for describing bradyseisms as episodic phenomena that need not be related to events of magma injection. It is a simpler and to my mind more convincing model than more complicated scenarios that require external triggers. This ms could be published as is without revision.
Si tratta di un manoscritto molto ben scritto e documentato. Mi è piaciuto molto leggerlo. Penso che l’argomentazione sia convincente per descrivere i bradisismi come fenomeni episodici che non necessitano di essere correlati a eventi di iniezione di magma. È un modello più semplice e, a mio avviso, più convincente rispetto a scenari più complicati che richiedono triggers esterni. Questo ms potrebbe essere pubblicato così com’è senza revisione.
* Articolo di Benedetto De Vivo: Prof. Straordinario presso Univ. Telematica Pegaso, Napoli; e Adjunct Prof.: presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA; Nanjing Univ, Nanchino, Cina; Hubei Polytechnic Univ, Huangshi, Cina; 2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemistry