Brasile, allarme siccità in Amazzonia: fiumi ai minimi e tante difficoltà | FOTO

Siccità in Amazzonia: il livello dell'acqua del Rio Negro sta scendendo ad una velocità "allarmante" di 10 centimetri ogni 24 ore
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MeteoWeb

Drammatica siccità in una parte dell’Amazzonia dove il livello del Rio Negro è il più basso degli ultimi 120 anni, paralizzando la vita quotidiana e le attività commerciali, con ripercussioni su oltre mezzo milione di persone. A Manaus, le navi che collegano la capitale dello Stato di Amazonas alle principali città sembrano essere sparite, ma in realtà sono ancorate 200 metri più lontano. L’abbassamento storico del livello di uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni ha creato una lunga spiaggia di colore giallo, invasa dai rifiuti come conseguenza del ritiro delle acque. Questa situazione ha complicato le attività quotidiane di quanti caricano e scaricano merci, dalla frutta alla verdura, passando per il pesce e altri beni di prima necessità. Durante la traversata, nei tratti in cui è ancora possibile navigare, molte imbarcazioni si incagliano contro le pietre o nel fango, aumentando costi e tempi di percorrenza.

Da giugno, il fenomeno climatico El Niño, che provoca il calo delle precipitazioni e il riscaldamento dell’Oceano Atlantico settentrionale, è causa di una “siccità storica” in Amazzonia, ha spiegato Renato Senna, meteorologo dell’Istituto nazionale di ricerca amazzonica. Il livello dell’acqua del Rio Negro, misurato ogni giorno nel porto di Manaus, sta scendendo ad una velocità “allarmante” di 10 centimetri ogni 24 ore e nel mese di settembre è addirittura diminuito al ritmo di 30 centimetri al giorno. Nei giorni scorsi il Rio Negro è stato misurato a 13 metri e 59 centimetri, “il livello più basso registrato dagli ultimi 121 anni”, ha sottolineato il meteorologo.

In Amazzonia, il 95% del trasporto di persone e merci avviene via fiume. Secondo la prefettura dello Stato di Amazonas, che ha messo in stato di emergenza 59 dei 62 comuni, almeno 633 mila persone sono colpite dalla siccità. Il comune di Manaus ha invece riferito che 54 comunità lungo il fiume sono isolate: il trasporto scolastico non riesce più a prelevare gli studenti, l’approvvigionamento in cibo e beni essenziali è molto complesso e le attività anche turistiche si sono pressocché fermate. Inoltre, il rallentamento del ritmo delle consegne pone problemi logistici alla zona franca di Manaus, cuore dell’industria elettronica brasiliana, che rappresenta il 22% del Pil dello Stato amazzonico.

Di fronte all’emergenza, il governo di Amazonas ha avviato nei giorni scorsi due operazioni di dragaggio sui fiumi Solimoes – la parte di Amazzonia tra il confine Brasile-Colombia-Perù e la città di Manaus – e il fiume Madeira, un affluente del Rio delle Amazzoni. La Protezione Civile sta distribuendo derrate alimentari e taniche di acqua ai più bisognosi, ma il suo intervento non basta a rispondere a tutte le emergenze.

Le previsioni

Una crisi destinata a durare ancora e, se possibile, a peggiorare ulteriormente. Le piogge caratteristiche della transizione tra la stagione secca e quella piovosa sono troppo sporadiche, brevi e concentrate in aree ben precise per far innalzare i fiumi. Secondo le previsioni degli scienziati, per avere piogge regolari ed estese sul 40% della superficie del Brasile, bisognerà aspettare l’inizio di dicembre. Purtroppo le previsioni non sono delle migliori in quanto quest’anno dovrebbero essere meno abbondanti rispetto al solito.

Incendi

La calamità della siccità e delle temperature ancora alte è resa più gravosa dal fatto che si sta manifestando dopo settimane particolarmente difficili per la vasta regione amazzonica. Nelle prime due settimane di ottobre, circa 2.844 incendi boschivi hanno devastato lo stato dell’Amazzonia, soffocato da densi fumi neri, colpendo in particolare Manaus. L’11 ottobre, l’aria della capitale di Amazonas era tra le tre più inquinate al mondo, secondo la classifica del World Air Quality Index. Secondo il Ministro dell’Ambiente, Marina Silva, gli incendi, aumentati del 154% rispetto a ottobre 2022, sono di natura “criminale“: gli agricoltori accendono dei fuochi per disboscare e creare aree di pascolo o piantare nuove colture. A fine settembre, invece, migliaia di pesci morti e delfini d’acqua dolce sono stati ritrovati spiaggiati sulle rive del fiume Tefé, a 520 chilometri da Manaus, probabilmente a causa dell’aumento della temperatura delle sue acque che ha raggiunto i 39°C, 8 in più rispetto alla norma nello stesso periodo.

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