Oltre 1.100 scosse, tra cui il terremoto magnitudo 4.2 del 27 settembre, e un sollevamento nell’area di Pozzuoli arrivato a 1,15 metri dal 2005 ad oggi, con un picco di circa 1 cm in soli tre giorni tra il 21 e il 23 settembre. Sono i dati sono contenuti nel bollettino di sorveglianza vulcanica mensile dei Campi Flegrei a cura dell’Osservatorio Vesuviano INGV che conferma per i Campi Flegrei il livello di allerta giallo.
In dettaglio, “durante il mese di settembre 2023 nell’area dei Campi Flegrei sono stati registrati 1106 terremoti con una Magnitudo massima=4.2±0.3. Di questi, 1017 eventi (92% del totale) hanno avuto una magnitudo minore di 1.0 o non determinabile a causa della bassa ampiezza del segnale non chiaramente distinguibile dal rumore di fondo, 70 eventi (6.3% del totale) hanno avuto una magnitudo compresa tra 1.0 e 1.9, 15 eventi (1.4% del totale) hanno avuto una magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9, 3 eventi (0.3% del totale) hanno avuto una magnitudo compresa tra 3.0 e 3.9 e 1 evento (0.1% del totale) ha avuto una magnitudo ≥ 4.0. In totale sono stati localizzati 761 eventi (circa il 69% di quelli registrati), ubicati prevalentemente tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e il Golfo di Pozzuoli, con profondità concentrate nei primi 3 km e profondità massima di circa 4 km,” spiegano gli esperti dell’Osservatorio Vesuviano.
Le reti di monitoraggio delle deformazioni del suolo “confermano una geometria radiale del sollevamento centrato nell’area di Pozzuoli con una velocità massima di circa 15±3 mm/mese da gennaio 2023. Il sollevamento registrato alla stazione GNSS di RITE è di circa 115 cm da novembre 2005, di cui circa 82 cm da gennaio 2016.Nell’intervallo 21-23 settembre si è registrato un sollevamento del suolo di circa 1 cm alla stazione GNSS di RITE“.
“I valori massimi di temperatura superficiale della serie temporale IR nelle aree di Pisciarelli e Solfatara mostrano una lieve tendenza all’aumento. I parametri geochimici confermano i trend pluriennali di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale. Il flusso di CO2 dal suolo nell’area della Solfatara si conferma essere elevato di circa 4000 t/d, valori comparabili a quelli che si ritrovano nel plume di vulcani attivi a degassamento persistente,” concludono gli esperti INGV.