Dodici anni dopo la sua prima edizione, si è aperto a Brazzaville, in Congo, un vertice dei tre principali bacini forestali tropicali del mondo, considerati essenziali per la regolazione del clima. L’incontro è iniziato con gli esperti, per poi passare a livello ministeriale venerdì e ai capi di Stato sabato. Oltre al padrone di casa Denis Sassou Nguesso, sono attesi diversi Presidenti africani (Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Ruanda, Gabon, Togo, Guinea-Bissau, Comore), ma nessun capo di Stato dell’Amazzonia o dell’Asia parteciperà al summit. I tre grandi bacini tropicali sono il Congo, l’Amazzonia e il Borneo-Mekong-Sud-Est asiatico.
All’apertura della conferenza, in un centro congressi alla periferia di Brazzaville, il Ministro congolese dell’Ambiente, Arlette Soudan-Nonault, ha fornito i dettagli dei partecipanti: 145 delegazioni ufficiali, 18 organizzazioni internazionali, 427 Ong, 123 rappresentanti della comunità scientifica, 254 rappresentanti dei giovani, 326 rappresentanti della società civile e delle popolazioni indigene, 354 rappresentanti del settore privato, oltre a 14 capi di Stato o di governo.
“Siete venuti a Brazzaville per mettere in moto un movimento storico e per avviare una cooperazione tra i nostri tre bacini all’altezza delle nostre responsabilità e delle sfide che dobbiamo affrontare“, ha dichiarato. In città, dove per l’occasione sono stati effettuati lavori di abbellimento, sono stati esposti striscioni con l’obiettivo dell’incontro: “costruire una coalizione globale per accelerare la nostra transizione energetica”. I tre bacini rappresentano l’80% delle foreste tropicali del mondo e “tre quarti della sua biodiversità”, ha dichiarato recentemente Soudan-Nonault, prevedendo “una dichiarazione di principio molto forte” per il vertice di Brazzaville.
Nel 2011, la città aveva già ospitato un vertice sui tre bacini della foresta tropicale. In quell’occasione, i partecipanti si erano impegnati in una dichiarazione congiunta a cooperare nella lotta contro la deforestazione e a muoversi verso un fronte comune nei negoziati sul clima, ma senza creare una struttura permanente come richiesto da alcuni Paesi africani.
Da allora si sono moltiplicati gli incontri, i vertici e le dichiarazioni, ma la deforestazione globale non si è fermata. In un rapporto pubblicato martedì, un gruppo di Ong e ricercatori ha rilevato che il mondo non sta mantenendo la promessa di arrestare e invertire la deforestazione entro il 2030, stimando che circa 6,6 milioni di ettari di foresta siano andati perduti in tutto il mondo entro il 2022, in gran parte foresta primaria nelle regioni tropicali. La pubblicazione di questo rapporto, come l’incontro di Brazzaville, arriva a poche settimane dalla COP28, la conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul clima, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Tuttavia, la deforestazione rischia di passare in secondo piano rispetto alle discussioni sulle energie rinnovabili e sul futuro dei combustibili fossili.