L’estate del 2003 sarà ricordata come una delle più calde e secche mai registrate in Italia e in gran parte dell’Europa. Questo evento climatico eccezionale fu caratterizzato da una combinazione di fattori meteorologici che crearono un’ondata di calore prolungata e intensa.
La causa principale di queste condizioni estreme fu l’insistenza di una bassa pressione al largo del Portogallo, che costrinse l’alta pressione delle Azzorre a spostarsi verso Sud e fondersi con l’anticiclone sub-sahariano. Questa configurazione portò ripetute ondate di calore dall’Africa verso l’Europa centrale e occidentale, causando temperature eccezionalmente elevate su vasta scala.
In Italia, l’estate del 2003 fu particolarmente torrida, con 92 giorni in cui le temperature massime superarono i +30°C, rispetto alla media di 41 giorni. Le ondate di calore iniziarono già a maggio, con temperature che raggiunsero i +32/+34°C in diverse regioni. Giugno vide un’intensa invasione di aria calda africana, culminando con picchi di +39°C in diverse città.
Agosto fu il mese più caldo, con temperature record in molte località. In Sardegna, Cagliari registrò massime superiori a +33,4°C per tutto il mese, mentre Firenze raggiunse i +41,1°C.
La situazione fu simile nel resto d’Europa. In Francia, le temperature superarono i +35°C in due terzi delle stazioni meteorologiche, con un massimo di +42,6°C a Orange. La Spagna raggiunse i +46,2°C a Cordova, mentre in Portogallo si toccarono i +48°C. Anche la Gran Bretagna registrò temperature record, con +38,5°C a Faversham.
Le conseguenze di questa estate eccezionale furono gravi, con danni significativi agli ecosistemi, alla popolazione e alle infrastrutture. In molti paesi, la crisi idrica aggravò ulteriormente la situazione.