Dal 27 ottobre al primo novembre torna il Festival Science+Fiction di Trieste, il più importante evento italiano dedicato al cinema di questo genere, giunto alla 23esima edizione. L’Istituto nazionale di astrofisica è un partner di vecchia data, patrocinatore del Festival e quest’anno – anche per ricordare i 60 anni dallo storico Festival internazionale del film di fantascienza svoltosi a Trieste dal 1963 al 1982, la prima manifestazione dedicata al cinema di genere in Italia e tra le primissime in Europa – ha promosso l’istituzione di un premio speciale per il lungometraggio in concorso al festival che meglio affronta, con efficacia filmica ed espedienti narrativi coinvolgenti, temi particolarmente rilevanti e innovativi nel campo della scienza. Il titolo del riconoscimento – si legge su Media INAF – è “Event Horizon”, per ricordare l’orizzonte degli eventi, linee immaginarie in prossimità dei buchi neri che segnano il limite oltre il quale nulla sfugge ad essi, nemmeno la luce e che da sempre stuzzicano la fantasia di artisti, scrittori e registi. La giuria Inaf di quest’anno era composta da un mix di ricercatori, giornalisti e cinefili: Valentina Guglielmo, Paolo Soletta, Vincenzo Cardone, Fabrizio Fiore e dal Presidente Stefano Cristiani, che ha avuto l’idea.
“Un’idea che è nata”, racconta proprio Cristiani, “da una discussione tra “cinefili astro-snob”, dalla constatazione di quanto sia diffuso nella produzione Sci+Fi lo stereotipo che associa “scoperta scientifica” a “futuro distopico” e spesso risolve questioni complesse poste dal progresso tecnologico con il classico bombardamento catartico, che cancella la scoperta pericolosa di turno – e magari anche lo scienziato –… e dopo “tutti vissero felici e contenti”. Luoghi comuni e scienza non sono mai andati d’accordo, per cui ci è sembrato opportuno premiare chi esce da questi schemi e affronta le sfide futuristiche in campo aperto, senza una fideistica e acritica fiducia nel progresso, ma anche senza pregiudizi. Per capirci – aggiunge Cristiani – nel solco di opere come i celeberrimi “2001 Odissea nello Spazio” e “Interstellar”, ma anche “Europa Report”, vincitore del premio Asteroide al Sci+Fi Festival del 2013″.
La giuria costituita per assegnare il premio, creazione artistica di Michele Scarcia, si è trovata in grande sintonia ma ha dovuto affrontare già in questa prima edizione del premio Inaf-Event Horizon una scelta ardua, perché tra le opere selezionate due sono emerse in modo particolare, in realizzazioni formalmente diverse, un film di animazione e un film “di attori”, entrambe straordinariamente riuscite.
Alla fine, la prima edizione del premio Inaf- Event Horizon è andata al film “Restore Point” di Robert Hloz (Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, 2023), che verrà presentato in anteprima italiana il 28 ottobre alle ore 20.00 nel cinema Politeama Rossetti di Trieste. Il film è stato premiato dalla giuria “per aver saputo affrontare con particolare efficacia filmica e innovazione temi particolarmente rilevanti e senza tempo in campo scientifico e sociale. L’impianto narrativo cyberpunk, che echeggia Philip Dick nei suoi Blade Runner e Total Recall, con alcune note di Soylent Green e Frankenstein, tocca in modo delicato argomenti con cui l’uomo fa i conti da sempre: il passaggio dalla vita alla morte, le seconde possibilità e il senso della vita – che non può essere ridotto al contenuto di un hard disk. Ideali utopici si confrontano con uno scenario sociale cupo e distopico, creando una giustapposizione coinvolgente. Il tutto, confezionato con effetti visuali eleganti e funzionali. Restore Point è un gioiello cinematografico in cui l’architettura brutalista trasforma Praga in una metropoli del futuro e le curve degli edifici richiamano le svolte nelle indagini del detective Trochinowska”.
La giuria del premio Inaf-Event Horizon ha infine attribuito una menzione d’onore al lungometraggio animato “Mars Express” di Jérémie Périn (Francia, 2023) “per aver saputo condensare in un film di animazione un thriller mozzafiato che affronta il mai-così-attuale tema del rapporto tra uomini e robot. Lo stile impeccabile riprende e sviluppa, in una forma originale, europea, la migliore tradizione dell’animazione giapponese e di autori come Moebius. Il film raggiunge un equilibrio esemplare tra la ricchezza di elementi futuristici immaginativi, sempre funzionali alla storia, e i codici di un film noir, che tengono lo spettatore incollato allo schermo. Tra Asimov e “The Big Sleep”, il film approda a una risoluzione finale che ci lascia pensosi a meditare non solo sull’essenza dell’umanità di fronte allo sviluppo tecnologico, ma anche sul rapporto col Diverso”.