La Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) ha avanzato una proposta a Governo e Regioni sui vaccini anti-Covid, che riguarda in particolare il rischio di miocardite/pericardite dopo la vaccinazione. In un comunicato stampa del 26 settembre, la CMSi fa il punto della situazione sul tema, spiegando che “EMA e Commissione Europea hanno dichiarato nell’All. 1 alle decisioni di autorizzazione i vaccini Pfizer e Moderna “aumento del rischio di sviluppare miocardite e pericardite. Alcuni casi hanno richiesto terapia intensiva e si sono osservati casi fatali””. I ricercatori della CMSi proseguono riportando che “la narrazione corrente” sul rischio miocardite/pericardite dopo i vaccini anti-Covid finora è stata che:
- “che le mio-pericarditi da COVID-19 siano comunque più frequenti di quelle vaccinali (affermazione non supportata da prove coerenti: basti ricordare un grande studio Israeliano su quasi 200.000 israeliani adulti positivi al SARS-CoV-2 che avevano superato una COVID-19 e 600.000 adulti negativi di controllo, che ha mostrato nel 2020 incidenze di miocarditi e pericarditi niente affatto maggiori nei soggetti con COVID rispetto a quelli senza)
- che quelle post-vaccinali siano comunque in media più lievi (ciò può essere vero, ma l’EMA non ha comunque ammesso un loro decorso diverso), e comunque una miocardite clinicamente diagnosticata, anche borderline, non è mai una condizione lieve
- che siano comunque rare (tra 1/1000 e 1/10.000) o molto rare (tra 1/10.000 e 1/100.000). Ciò è solo frutto di modalità passive di sorveglianza (basata su segnalazioni spontanee, o da consultazione di database ospedalieri), adottate dall’AIFA e in quasi tutto il mondo, che sottostimano in modo drammatico queste patologie, che vanno diagnosticate in base ai criteri diagnostici resi pubblici dai CDC USA”.
I ricercatori della CMSi riportano poi “due importanti studi di sorveglianza attiva” che “hanno mostrato un’incidenza di miopericarditi e miocarditi subcliniche nel 2,3-2,8% di adolescenti e sanitari adulti, dopo le 2 e o 3 e dosi di vaccini a mRNA”.
“Il prossimo 29 settembre si celebra la Giornata mondiale del cuore (World Heart Day) con l’obiettivo di informare e sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari. Purtroppo, in varie regioni italiane, si assiste anche ad aumenti di mortalità in fasce di età infantili e adolescenziali (specie femminili). Miocarditi e pericarditi non sono purtroppo certo unici fattori in potenza responsabili di eccessi di mortalità nei giovanissimi, ma vanno anch’esse considerate, a maggior ragione dopo quanto hanno riscontrato i due (rarissimi) studi internazionali di sorveglianza attiva riportati. Il primo a mettere in pratica quanto dichiarato dai CDC sui criteri diagnostici è stato uno studio Tailandese su 301 adolescenti. Effettuando pochi semplici esami prima e subito dopo la seconda dose di vaccino Pfizer ha potuto documentare quanto prima non c’era, a partire da un 29% di effetti cardiovascolari, alcuni severi, e ben un 2,33% di miocarditi o pericarditi confermate o probabili. Anche peggio è andata ai 777 sanitari di un ospedale svizzero, con il 2,8% di miocarditi dopo la terza dose del vaccino Moderna in soggetti di 42 anni in media, con le donne ancor più colpite dei maschi. Si tratta di valori circa 1000 volte maggiori a quelli rilevati dalla sorveglianza passiva, che si limita a registrare parte dei casi con sintomi evidenti e diagnosi clinica”, evidenzia la Commissione Medico-Scientifica Indipendente.
“Questi ultimi – per quanto in media più gravi – costituiscono solo la piccola punta di un iceberg. Purtroppo l’elevazione della troponina specifica si verifica in caso di morte di cellule del cuore, che non sono in grado di rigenerarsi e sono sostituite da tessuto fibrotico. Se la morte ha riguardato solo un numero limitato di cellule, gli esami a distanza non riescono a rilevare danni, che però potrebbero manifestarsi nel corso del tempo con aritmie o altri deficit di funzionalità cardiaca. È possibile che non si tratti di un problema sovrastimato nei due soli studi pubblicati e sopra citati, e questo sospetto dovrebbe bastare per attuare una verifica con urgenza”, sostengono i ricercatori della CMSi.
La proposta a Governo e Regioni
La CMSi “propone una verifica semplice, concreta, economica a Governo e Regioni, per escludere o confermare/quantificare questo possibile rischio”. “I primi destinatari della verifica potrebbero essere soggetti in buona salute e di età inferiore ai 50 anni, per i quali un’indicazione alla vaccinazione/rivaccinazione Covid non sarebbe proprio da porre secondo questa Commissione”, evidenzia la nota. “E ciò anche perché la mortalità dei soggetti di età inferiore ai 50 anni nel 2020 era stata inferiore a quella media del quinquennio precedente, e perché l’obiettivo di vaccinare per proteggere gli altri pare in larga misura abbandonato anche dalla circolare ministeriale sulla campagna autunnale e invernale di vaccinazione anti-Covid-19. Fermo restando che soggetti inferiori a 50 anni non andrebbero incoraggiati a vaccinarsi, non si esclude che vi saranno richieste anche di persone in questa fascia d’età. Nei loro confronti, il Ministero della Salute, o anche solo un Centro Regionale di Farmacovigilanza, in coordinamento con Centri vaccinali e Unità di Cardiologia e Laboratori diagnostici, potrebbe offrire in modo gratuito accertamenti sul modello di quanto attuato in Tailandia”, ossia elettrocardiogramma, ecocardiogramma e troponina cardiaca HS prima e pochi giorni dopo la dose, afferma la CMSi.
“I costi dell’intero pacchetto di esami sarebbero contenuti (circa € 235 ciascuno, + eventuali Risonanze Magnetiche in casi sospetti). Non si tratterebbe di stanziare questa cifra per un numero enorme di cittadini, perché sarebbe sufficiente che un paio di regioni effettuassero gli esami su alcune migliaia di soggetti ciascuna per disporre di numeri sufficienti per escludere o confermare i risultati degli studi di sorveglianza attiva pubblicati”, precisano i ricercatori della CMSi.
“Confidiamo che il Governo e le Amministrazioni regionali accolgano questa richiesta nell’interesse della salute degli Italiani, a partire da quella dei nostri giovani, e sollecitiamo l’apertura di una discussione aperta sul tema”, concludono gli esperti della CMSi, rivolgendo “un appello in tal senso anche al Ministro della Salute Prof. Schillaci, al nuovo Commissario Straordinario ISS Prof. Bellantone, e al nuovo Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute Prof. Vaia”.