di Alessandro Martelli (esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA) – Oggi è il settimo anniversario del terremoto del Centro Italia che distrusse Norcia il 30 ottobre 2016 (Fig. 1). Di magnitudo M = 6,5, con epicentro tra Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera (in provincia di Perugia) ed ipocentro a 9,4 km di profondità, fu l’ultimo terremoto violento a colpire l’Italia. L’accelerazione del suolo fu di almeno 0,48 g, con picchi massimi di 0,76 g, registrati ad Arquata del Tronto. Si verificarono numerosissimi crolli, ma, fortunatamente, non vi fu nessuna vittima. In seguito si susseguirono repliche di M compresa tra 3,5 e 4,8. A Norcia crollò quasi totalmente la Basilica di San Benedetto, di cui resta in piedi solo la facciata (è il simbolo dei danni subiti da Norcia); crollarono anche le mura medioevali e la Concattedrale di Santa Maria Argentea; la frazione Castelluccio di Norcia (ove circa il 60% delle case crollò) fu largamente distrutta, così come lo fu la Chiesa di Sant’Andrea di Campi.
A causa del terremoto di Norcia del 30 ottobre 2016 e delle scosse che si erano susseguite precedentemente, pure ad Amatrice (già duramente colpita dal precedente forte sisma del Centro Italia del 24 agosto, di M = 6,0, Fig. 2), che aveva causato 235 vittime, si verificarono nuovi consistenti danni, come il collasso del palazzo municipale e quello della sommità della torre civica al corso. Anche una fiancata della Chiesa di Sant’Agostino crollò ed una frana innescata dal sisma inghiottì una porzione del Borgo di Arquata del Tronto, già pesantemente danneggiato dal precedente sisma del 26 ottobre. Con la scossa del 30 ottobre 2016, inoltre, crollò totalmente l’Ospedale di Amatrice, già danneggiato dalla scossa del 24 agosto.
A seguito alla scossa del 30 ottobre e di quella precedente (di M = 5,9) del 26 ottobre, i danni riportati dai Comuni di Amatrice e Arquata del Tronto raggiunsero, cumulativamente, l’XI grado della Scala Macrosismica Europea.
Il sisma del 30 ottobre provocò, inoltre, lo spostamento di due lobi: uno verso est di 40 cm, nell’area di Montegallo, e l’altro verso ovest, di 30 cm, nella zona di Norcia. La scossa suddetta produsse anche effetti idrogeologici non trascurabili: la portata del fiume Nera aumentò notevolmente (esso esondò sulla strada statale della Valnerina), mentre, nei pressi di Norcia, il torrente Torbidone riemerse, tornando a scorrere, dopo decenni di assenza, nella piana di Santa Scolastica; nel Fermano si formarono vulcanelli di fango; sul Monte Vettore si aperse un’enorme spaccatura, causando una frana.
Per concludere: statisticamente parlando (senza voler fare “predizioni”, ma solo in base alla storia sismica italiana), dal terremoto di Norcia del 30 ottobre 2016 (cioè di ben 7 anni fa) troppo tempo è passato!
Spero davvero che non dovremo piangere nuovamente troppo presto, pure a causa della perdurante mancanza di serie politiche di prevenzione anche sismica nel nostro Paese e che non dovremo maledire nuovamente troppo presto chi dovrebbe definire tali politiche ed attuarle, ma continua a non farlo (nonostante la collaborazione che tanti esperti si sono offerti di dar loro).