A conclusione di una stagione che, a cominciare dai primi di giugno, li ha visti impegnati sulle spiagge di mezza Calabria, i volontari del WWF calabrese festeggiano l’incredibile risultato dei loro sforzi per la tutela dei nidi di tartaruga marina Caretta caretta. Sono stati infatti una cinquantina i nidi individuati e controllati dal WWF, dal momento della deposizione, fino alla schiusa delle uova lungo le coste calabresi (reggino escluso): un vero e proprio record assoluto in una stagione, quella appena trascorsa, che ha fatto registrare in varie regioni d’ Italia dei numeri mai raggiunti prima. Un dato, quello calabrese, che conferma ancora una volta l’importanza delle coste per la conservazione di una specie a rischio, fatto scoperto, a partire dal 2000, dalle pioneristiche ricerche del Prof. Antonio Mingozzi, del Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria, lo stesso coordinatore scientifico del Progetto TartAmar del WWF Italia in Calabria.
Un risultato sorprendente che si deve ai sacrifici e alla passione di tantissimi giovani volontari del Panda, coordinati e coadiuvati sul campo dai vari responsabili locali dell’associazione, dalla biologa Jasmine De Marco (per il WWF Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro) al biologo Silvio Cimbalo e al Prof. Paolo Asteriti (per il WWF di Crotone), dalla naturalista Nicoletta Boldrini (WWF Cosenza), dalla dott.ssa Ida Evoli (WWF Reggio Calabria), senza dimenticare il valido apporto del WWF lucano (biologi Valentina Paduano e Gianluca Cirelli) per i nidi al confine tra le due regioni.
Il progetto, giunto ormai alla sua terza stagione, erede di quell’impegno per la tutela della Caretta caretta che in Calabria ha visto il WWF in prima linea a partire dagli anni ’80, si è realizzato mediante la perlustrazione dei tratti di costa calabresi assegnati al WWF, sia sul Tirreno che sul versante Ionico, effettuato dai numerosi volontari sin dalle prime luci dell’alba, al fine di individuare in tempo sulla sabbia le caratteristiche tracce di emersione della tartaruga che conducono al punto della deposizione delle uova. Per i nidi deposti in luoghi non frequentati dai bagnanti e in assenza di strutture o sorgenti luminose in grado di rappresentare un elemento di forte disturbo al momento della schiusa, i volontari e i biologi si sono limitati al semplice monitoraggio e all’accertamento dell’avvenuta schiusa al termine del normale periodo di incubazione, di solito a partire dal 45° giorno dalla deposizione. Negli altri casi, potendo usufruire della fattiva collaborazione di gestori di lidi o di intere amministrazioni comunali, i volontari hanno realizzato dei corridoi schermati per favorire, al tempo stesso, sia l’osservazione della schiusa da parte del pubblico, quanto per garantire in sicurezza la corsa dei neonati verso il mare, scongiurando il pericolo che le stesse tartarughine, attratte dalle luci, si dirigano verso la terraferma e muoiano schiacciate dalle auto di un lido o di una discoteca.
Per i nidi deposti troppo vicini al mare si è dovuta operare una vera e propria traslocazione delle uova, spostate (solo dai responsabili regolarmente autorizzati e secondo procedure ben definite), in un punto dell’arenile il più vicino possibile a quello originario, ma a distanza di sicurezza dalle mareggiate, con un successo di schiuse che in un caso ha raggiunto l’eccezionale risultato del 100%.
Ancora una volta l’interesse per la tartaruga marina, per la sua affascinante vita e le preoccupazioni per la sua sopravvivenza, sono riusciti a mobilitare decine e decine di giovani calabresi, accomunati dalla speranza che la stessa Caretta possa rappresentare sempre di più il simbolo di un’inversione di tendenza e di un futuro diverso per le nostre coste.