Il sistema Crispr si basa sull’impiego della proteina Cas9, capace di tagliare un Dna bersaglio per effettuare specifiche modifiche al genoma di una cellula. Mediante alcuni accorgimenti è, infatti, possibile rimuovere sequenze di Dna dannose dal genoma bersaglio o andare a corregere alcune mutazioni fonte di malattie sostituendo delle sequenze, facilitando il corretto sviluppo dei geni.
Grazie ad una nuova scoperta la famiglia Crispr si allarga: tra milioni di sequenze contenute nelle banche dati, grazie alla ricerca incessante compiuta da un algoritmo, sono emersi 130mila nuovi geni capaci di riscrivere in diversi modi il Dna. Tra questi 188 erano del tutto sconosciuti. La ricerca, pubblicata dalla rivista Science e guidata dall’americano Massachusetts Institute of Technology, pone aspettative molto alte sull’efficenza e precisione della tecnica Crispr.
Un esempio dell’apporto dei nuovi geni nella modifica del genoma a scopi terapeutici è la terapia genica basata su Crispr per anemia falciforme e beta-talassemia, che ha ricevuto qualche settimana fa il primo via libera dal Regno Unito.
Per cercare di trovare nuovi sistemi simili a Crisp-Cas9, i ricercatori guidati da Han Altae-Tran e Soumya Kannan hanno sviluppato un algoritmo in grado di analizzare i milioni di sequenze genetiche e singoli geni di microrganismi custoditi nei database eh hanno così scovato i 130mila geni associati a Crispr, testandone alcuni in laboratorio. I risultati dei test rivelano le varie strategie che i sistemi Crispr usano per attaccare i virus: alcuni, ad esempio, permettono di srotolare la doppia elica del Dna, altri la tagliano in modi che consentono l’inserimento o l’eliminazione di singoli geni, e altri ancora sono geni ‘anti-Crispr’, che forse aiutano i virus a sfuggire alle difese batteriche.
Tra le nuove sequenze individuate c’è anche un intero sistema Crispr fin ora sconosciuto che prende di mira l’Rna: questo va quindi ad aggiungersi ai sei sistemi già noti, allargando la famiglia a sette membri principali.