Alle 21:08 del 13 novembre 1985, in Colombia, iniziava la violenta eruzione del vulcano Nevado del Ruiz. Improvvisamente la coltre di ghiacci e neve che ricopriva la sommità dell’apparato vulcanico (5.389 metri sul livello del mare) si scioglieva a contatto con la lava. Nonostante solo una piccola parte dei ghiacci presenti in alta quota vennero fusi dall’eruzione, enormi quantità di acqua mista a fango e detriti si mossero verso valle, formando i cosiddetti lahar: fiumi di fango e acqua ad alta velocità.
La città di Armero venne invasa da enormi colate di fango e detriti 2 ore dopo l’inizio dell’eruzione, così come il villaggio di Chinchina: si registrarono almeno 23mila vittime. Si trattò della più disastrosa eruzione vulcanica del Novecento, dopo quella del 1902 nell’isola di Martinica, in termini di perdite di vite umane.
L’eruzione del vulcano Nevado del Ruiz, un disastro evitabile
Il disastro poteva essere evitato. Era da diversi mesi che il Nevado del Ruiz, uno dei vulcani più settentrionali della catena delle Ande e il più alto della Colombia, mostrava segni di riattivazione. Numerose scosse sismiche e alcune emissioni di vapore avevano reso evidente una ripresa dell’attività dopo decenni di quiete. Inoltre già nel 1595 e nel 1845 si erano verificate eruzioni esplosive, con scioglimento improvviso dei ghiacci presenti in quota e formazione di lahar disastrosi che si erano incanalati verso valle distruggendo villaggi e paesi fra cui la stessa Armero, a quel tempo molto meno popolata.
Nel mese di ottobre, un rapporto frutto del lavoro di geologi mise in evidenza la fortissima vulnerabilità dei centri abitati a valle del vulcano. Nel rapporto si affermava che un’eruzione anche debole avrebbe portato a un 100% di probabilità di colate di fango con forte pericolo per Armero, Ambalema e la parte bassa della valle del fiume Chinchina.
Le autorità locali ritennero però troppo allarmista la relazione scientifica e tranquillizzarono la popolazione fino a pochi minuti prima del disastro. Dalle radio locali lo stesso sindaco invitò i cittadini di Armero a restare nelle case, ed anche un prete locale invitò fino all’ultimo alla calma. Poco dopo le 21 inizio l’eruzione esplosiva sulla sommità del Nevado del Ruiz, con formazione di flussi piroclastici che sciolsero rapidamente i ghiacciai e i nevai presenti in quota. A valle tutto questo non venne visto, a causa di una tempesta che si stava abbattendo sulla regione e che coprì anche il rumore dell’eruzione.
Lo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai in quota formò numerosi lahar, che presero diverse direzioni incanalandosi nelle valli. Una di queste colate si incanalò nella valle del fiume Cauca, sommergendo il villaggio di Chinchina dove uccise 1927 persone. Un’altra colata seguì la valle del fiume Lagunillas, e raggiunse Armero 2ore dopo con una velocità di 50 km/h, cogliendo la popolazione del tutto di sorpresa.
Dal 1985 ad oggi non si sono ripetute eruzioni così forti, ma l’area continua ad essere ad alto rischio.