“Gli eventi calamitosi che hanno coinvolto la Toscana, con la caduta d’acqua che in quelle sei-sette ore” tra il 2 e il 3 novembre si è riversata nelle zone più colpite, “hanno superato la misura di quanto accadde il 4 novembre del 1966“ quando si verificò l’alluvione dell’Arno a Firenze. Lo ha detto il Presidente della Toscana, Eugenio Giani, che ha tenuto oggi pomeriggio, martedì 7 novembre, un’informativa al Consiglio regionale sulla situazione che si è determinata a seguito dell’alluvione dei giorni scorsi e che lo vede incaricato dal governo quale Commissario delegato per l’emergenza. Giani ha chiesto un minuto di raccoglimento prima di procedere con l’illustrazione di un quadro ancora in divenire.
Giani ha iniziato descrivendo la “vastità di quello che è accaduto“. Da Livorno, “dove con il sindaco Salvetti abbiamo valutato che per fortuna sono stati eseguiti i lavori che hanno stombato il Rio Maggiore, il Rio Ardenza, altrimenti ci saremmo trovati agli stessi effetti del 2017; a Pontedera, San Miniato, Cerreto Guidi, Stabbia, fino al Monte Albano, a Lamporecchio, dove sono morte due persone. E poi a Quarrata, Agliana, Montale, Figline di Prato, dove in queste ore è stata trovata l’ottava vittima, con la furia del Bardena, e ancora a Prato, Montemurlo col torrente Bagnolo, e la parte bassa della provincia di Prato, a Seano, dove il torrente Furba, un rigagnolo, ha formato un lago. Fino all’allagamento di Campi Bisenzio, con il 68 per cento della popolazione colpita”.
“Chi va fuori sono soprattutto gli affluenti del fiume Bisenzio”, ha ricordato il Presidente Giani: “il torrente Marina da una parte e dell’altra il Marinella“. Un’alluvione che ha come protagonisti “non l’Arno, che non raggiunge neppure il livello di guardia, non il Bisenzio in sé, ma i piccoli affluenti, il reticolo minore fatto di rii e torrenti“. Cinque le province toscane più duramente colpite, “quelle che hanno subito danno tanto forti ed evidenti“.
Dopo aver ringraziato le “forze dell’ordine, Carabinieri, Polizia, l’esercito che si è sin dall’inizio coordinato con noi, fino alle imprese attrezzate per il soccorso”, Giani è passato quindi a delineare le misure e gli interventi: “non c’è solo l’alluvione, ma a Vernio e a Vaiano c’è stato un tale numero di frane che non so quando si potrà ripristinare tutto. Oggi dobbiamo mostrare forza, nella necessità di essere vicini ad un’area così vasta. C’è il problema dei rifiuti, sarà un’impresa lo smaltimento. C’è la necessità di rendere Alia collettore unico delle ditte di spurgo, l’abbiamo fatto con un’ordinanza. Si dovrà accedere con tariffe agevolate all’utilizzo dell’acqua che ora servirà per ripulire gli ambienti“.
Domani scatta il ‘recupero fanghi’ dell’alluvione
Partono domani, mercoledì 8 novembre, i primi interventi sul territorio di Publiacqua per la raccolta dei fanghi alluvionali, di sedimentazione, cumulatisi nelle case. I primi comuni interessati saranno Campi Bisenzio (Firenze), Prato e Montemurlo. È un’operazione importante ma delicata da un punto di vista ambientale. Infatti, spiega una nota, “il servizio è finalizzato a recuperare fanghi e acqua non inquinata. Nel caso in cui ci fossero state dispersioni inquinanti (quali idrocarburi etc.), il servizio non potrà essere effettuato. È necessario segnalare agli operatori il rischio dell’inquinamento. La responsabilità di danni all’ambiente dall’eventuale presenza di inquinanti potrebbe infatti ricadere sui cittadini stessi“. Publiacqua non effettua il recupero dei fanghi palabili.
Inoltre, i sedimenti fangosi “non dovranno contenere materiale frammisto non recuperabile quali plastiche, stracci, carta, bottiglie, e così via. Questo perché i fanghi recuperato saranno smaltiti in ambiente non possono contenere materiale inquinante”.
Chiusi l’inceneritore di Montale e la discarica di Firenze
Alia spa, gestore dei servizi ambientali nella Toscana interna, rende noto che ci sono problemi a grossi impianti di trattamento dei rifiuti a Pistoia e a Firenze a causa dell’alluvione. Dovranno essere trovate soluzioni alternative provvisorie per decine di migliaia di tonnellate di rifiuti fino al loro ripristino. Difficoltà sta avendo l’inceneritore di Montale (Pistoia) che “al momento ha chiuso i conferimenti e verso il quale Alia dirotta circa 50.000 tonnellate di rifiuti urbani all’anno, che dovranno quindi prendere un’altra strada”.
Mentre a Firenze, sulla strada per Campi Bisenzio, è “problematica la situazione degli impianti di Alia”. Uno è “l’impianto di trattamento meccanico biologico di Case Passerini, in cui vengono trattate circa 80.000 tonnellate all’anno di rifiuto urbano residuo, che è stato completamente allagato dall’evento alluvionale. Al momento l’impianto non è accessibile”, perciò “non è quindi possibile quantificare con precisione né i danni né tempi certi di ripristino che comunque non saranno inferiori a 45 giorni. La conseguenza è che almeno 10.000 tonnellate di rifiuti dovranno essere dirottate in impianti che si trovano fuori dai confini dall’Ato Toscana Centro“. L’altro è la discarica di Case Passerini, che è allagata. In particolare, è stato colpito l’impianto biologico di depurazione del percolato, che tratta annualmente 40.000 metri cubi per cui, anche in questo caso, non sono al momento quantificabili né i danni né tempi certi di ripristino che comunque non saranno inferiori a 60 giorni. Il problema comporterà, tra l’altro nel periodo stagionale più critico per la gestione del percolato, la necessità di trovare nuovi impianti di conferimento per almeno 10.000 metri cubi di materiale.