Il rosso dell’aurora boreale accanto alla Via Lattea, sullo sfondo delle Alpi: è spettacolare il cielo immortalato dall’astrofotografa Giorgia Hofer e selezionato dalla NASA come Apod, ossia come foto astronomica del giorno. Hofer, di Vigo di Cadore (Belluno), è anche la prima astrofotografa a catturare con il suo obiettivo un fenomeno simile nel suo Paese. L’immagine dell’astrofotografa riprende in primo piano la città di Comelico Superiore nelle Alpi italiane, sormontata dalla fascia centrale della Via Lattea; sulla destra l’aurora colora il cielo di un rosso brillante. Si tratta di una composizione di immagini in primo piano e sullo sfondo scattate consecutivamente con la stessa fotocamera e dalla stessa posizione.
“Il Sole insolitamente attivo ha prodotto un’esplosione superficiale, pochi giorni fa, che ha emesso un’esplosione di elettroni, protoni e nuclei carichi più massicci. Questa espulsione di massa coronale (CME) ha innescato aurore sulla Terra che raramente nell’emisfero settentrionale vengono segnalate in località che si trovano molto a sud”, si legge nel testo che accompagna la foto sul sito della NASA.
Cosa ha scatenato l’aurora boreale
La rapida sequenza di due tempeste geomagnetiche, la seconda delle quali forte, è stata responsabile dell’eccezionale fenomeno. Le aurore sono fenomeni molto comuni nelle zone polari e a scatenarle è lo sciame di particelle cariche emesse dal Sole e che, trasportate con il vento solare, incontrano il campo magnetico del nostro pianeta. La sera del 5 novembre, però, le aurore hanno colorato il cielo anche in Italia, con “segnalazioni da gran parte d’Italia, soprattutto a Nord e Nord-Est”, dice Paolo Volpini, dell’Unione Astrofili Italiani. “Sono state numerosissime segnalazioni fino alle regioni centrali e al Sud, probabilmente fino alla Puglia. Sono state favorite le zone in cui il cielo era più buio, lontane dalle luci delle città, come le Dolomiti a alcune zone costiere. È stato un evento davvero suggestivo”.
A colorare il cielo sono le particelle elettricamente cariche che “penetrano fino ad altezze di 100-300 chilometri e trasferiscono la loro energia ad atomi e molecole di azoto e di ossigeno, portandoli ad uno stato eccitato. Questi si diseccitano subito (fluorescenza), riemettendo il surplus di energia sotto forma di fotoni di luce visibile alle lunghezze d’onda del rosso, del viola, del verde e del blu a seconda della specie atomica interessata e dell’altezza a cui avviene l’interazione. Queste luci colorate costituiscono il fenomeno aurorale”, spiega il fisico Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all’Università di Trieste.
Se l’aurora boreale è arrivata a latitudini così basse è perché nell’arco di due giorni il campo magnetico terrestre ha subito un forte stress, dovuto all’interazione con uno sciame di particelle (espulsione di massa coronale, CME) avvenuto sabato 4 novembre, al quale ha fatto seguito il 5 novembre una nuova CME più intensa della prima. “Questo – osserva Messerotti – ha determinato una tempesta geomagnetica forte di classe G3″, su una scala che va da G1 a G5. La tempesta geomagnetica “è durata per molte ore e “l’ovale aurorale, la regione di interazione delle particelle energetiche solari con atomi e molecole dell’atmosfera terrestre, si è allargato fino a comprendere latitudini basse come 30 gradi Nord”.
Un fenomeno che, ha detto Messerotti, si deve a un’attività solare intensa, che sta generando anche una terza tempesta e che si deve al fatto che “il Sole sta raggiungendo il massimo dell’attività del ciclo 25, previsto nel 2024”.