Lo scorso 5 novembre una potente tempesta geomagnetica ha generato vivide aurore boreali in tutto il Nord America e in Europa, spingendo lo spettacolo di luci a latitudini che raramente riescono a osservare il meraviglioso fenomeno. Diverse esplosioni sul Sole hanno inviato nubi di particelle cariche verso la Terra: il loro effetto combinato ha dato vita ad una tempesta geomagnetica G3 (la scala utilizzata per la classificazione va da G1 a G5).
In sostanza, le particelle cariche dell’ondata di plasma provenienti dalla corona solare sono filtrate nell’atmosfera attorno al Polo Nord magnetico terrestre. Le particelle che colpiscono l’alta atmosfera ionizzano gas come l’ossigeno e l’azoto, generando fasci di luci che chiamiamo aurora boreale.
Tempeste geomagnetiche più forti offrono maggiori opportunità all’aurora boreale di spingersi verso latitudini più basse, così come avvenuto lo scorso 5 novembre.
Nonostante quanto avvenuto lo scorso fine settimana sia alquanto acclarato e scientificamente ovvio, dilagano le teorie del complotto sui social, che tirano in ballo, per l’ennesima volta, HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program), con sede in Alaska: le attività del programma sono da anni al centro di parecchie teorie cospirazioniste, con l’accusa di condurre esperimenti in grado di influenzare le condizioni meteorologiche e ambientali, per provocare disastri naturali come tsunami, tornado e terremoti.
L’aurora del 5 novembre, un fenomeno naturale
L’HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program) è un programma di ricerca gestito dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) degli Stati Uniti. L’obiettivo dell’HAARP è studiare l’atmosfera terrestre utilizzando onde radio ad alta frequenza.
I complottisti sostengono che l’HAARP sia utilizzato per controllare il clima, creare armi segrete o persino causare disastri naturali. Nel caso dell’aurora del 5 novembre, i complottisti sostengono che l’HAARP sia stato utilizzato per creare l’aurora artificialmente. Oltre al fatto che non ci sono prove a sostegno di queste affermazioni, l’aurora del 5 novembre è stata causata da una tempesta geomagnetica, un evento naturale, che non è stato causato dall’HAARP e che l’HAARP non ha la capacità di creare.
L’esperimento HAARP
L’aurora del 5 novembre è l’ennesima occasione per i complottisti di tirare in ballo l’HAARP, e stavolta viene citato un esperimento che era stato in precedenza annunciato. Scienziati provenienti dall’Università dell’Alaska Fairbanks, dalla Cornell University, dall’Università del Colorado a Denver, dall’Università della Florida e dall’Georgia Institute of Technology hanno infatti condotto una serie di esperimenti.
I ricercatori avevano reso noto che in Alaska sarebbe stato possibile vedere una luminosità artificiale durante una campagna di ricerca di 5 giorni iniziata sabato scorso. Gli esperimenti si sono concentrati sulla ionosfera, la regione dell’atmosfera situata tra circa 48 km e 550 km sopra la superficie terrestre.
Lo scopo degli scienziati era studiare i meccanismi della ionosfera che causano emissioni ottiche, cercando anche di capire se determinate onde di plasma, cioè gas così caldo da far staccare gli elettroni dagli atomi, amplifichino altre onde a frequenza molto bassa, indagando anche su come i satelliti possano utilizzare le onde di plasma nella ionosfera per la rilevazione e l’evitamento delle collisioni.
In sostanza l’esperimento HAARP aveva lo scopo di creare una luminosità nell’aria in un punto specifico nel cielo. La luminosità nell’aria, se visibile, doveva apparire come una tenue chiazza rossa o forse verde. Una luminosità ipoteticamente visibile fino a 300 miglia dall’installazione HAARP a Gakona (Alaska).
Un punto nel cielo, lieve luminosità, rosso o forse verde, visibile a circa 500 km di distanza dal sito dell’Alaska: è palese quanto sia impossibile si sia trattato dell’evento pressoché globale che è stato ammirato da milioni di persone nel mondo, dall’area polare fino in Grecia e Turchia.
HAARP crea la luminosità nell’aria eccitando gli elettroni nell’ionosfera terrestre, in modo simile a come l’energia solare crea le aurore naturali, mediante impulsi on/off di trasmissioni radio ad alta frequenza. Lo Strumento di Ricerca Ionosferica di HAARP, un’array a fase di 180 antenne ad alta frequenza distribuite su 33 acri, può irradiare 3,6 megawatt nell’alta atmosfera e nell’ionosfera, ma non è certamente in grado di dare vita a una tempesta geomagnetica di grado G3, con aurore connesse.
L’HAARP non può creare aurore
L’HAARP non può creare aurore per diversi motivi:
- Le onde radio emesse dall’HAARP non sono abbastanza potenti. Il flusso di particelle cariche che arriva dal Sole viaggia a velocità molto elevate. Le onde radio emesse dall’HAARP sono molto più deboli e non possono avere un impatto significativo sui meccanismi geomagnetici;
- L’HAARP è progettato per interagire con la ionosfera, la parte superiore dell’atmosfera terrestre. Le aurore boreali si verificano principalmente nella termosfera;
- L’HAARP è utilizzato per studiare l’atmosfera terrestre, non per controllarla. L’HAARP non è stato progettato per creare aurore o altri fenomeni atmosferici.
In conclusione, l’HAARP non può creare aurore perché le onde radio emesse dall’HAARP non sono abbastanza potenti e non sono progettate per questo scopo.
L’aurora boreale del 5 novembre
Le aurore boreali sono un fenomeno ottico che si verifica nell’alta atmosfera terrestre, a circa 100-200 km di altezza. Sono causate dall’interazione tra le particelle cariche provenienti dal Sole e il campo magnetico terrestre. Il flusso di particelle cariche, principalmente protoni e elettroni, che vengono emesse dal Sole, sono accelerate dalla forza magnetica della stella e si muovono nello Spazio a velocità molto elevate.
Il campo magnetico terrestre è una regione di spazio in cui la forza magnetica è molto forte. Questo campo è generato dal nucleo del nostro pianeta, che è composto da ferro e nichel liquidi. Quando le particelle cariche provenienti dal Sole interagiscono con il campo magnetico terrestre, vengono deviate verso i poli. In prossimità dei poli, le particelle cariche vengono accelerate e collidono con gli atomi e le molecole dell’atmosfera terrestre. Queste collisioni provocano l’emissione di luce, che è ciò che vediamo come aurora boreale.
Nel caso delle aurore boreali osservate il 5 novembre, la causa è stata una tempesta geomagnetica originata da 2 espulsioni di massa coronale (CME). L’evento che ha generato le aurore boreali del 5 novembre è stato uno dei più intensi degli ultimi anni. Ciò ha permesso alle aurore di essere visibili a latitudini più basse. In Italia, le aurore boreali sono state osservate in diverse regioni, persino al Sud. Le immagini e i video delle aurore boreali hanno fatto il giro del mondo, suscitando l’interesse di molti appassionati di astronomia e di fenomeni naturali, ma anche degli spettatori casuali. Tutto sommato, quanto accaduto è abbastanza semplice, nella sua complessità, e non serve tirare in ballo complotti: basterebbe solo fermarsi un attimo per comprendere meccanismi, cause e conseguenze, lasciandosi al contempo ammaliare dalla meraviglia del meteo spaziale e dei fenomeni naturali del cosmo.