L’Etna ha regalato spettacolo nella serata di ieri, domenica 12 novembre, dando origine ad un nuovo parossismo. In un articolo, pubblicato sul blog INGVvulcani, il vulcanologo dell’INGV Boris Behncke ha ricostruito le varie fase di questa eruzione. “Nella serata del 12 novembre 2023 l’Etna è tornata in eruzione, con spettacolari fontane di lava alte centinaia di metri e una densa nube eruttiva carica di materiale piroclastico (cenere e lapilli), che è ricaduto in uno stretto settore sul versante orientale del vulcano. Questo è stato il terzo episodio parossistico nell’anno 2023, dopo quelli del 21 maggio (evento completamente invisibile a causa delle cattive condizioni meteorologiche) e del 13-14 agosto”, scrive Behncke, che descrive anche il “lungo preludio” che ha portato a questa eruzione.
Un lungo preludio
“Già dai primi di ottobre (Figura 1a) si è osservata una lenta e debole ripresa dell’attività eruttiva al Cratere di Sud-Est, il più giovane e più attivo dei quattro crateri sommitali dell’Etna: piccole emissioni di cenere, a volte accompagnate dal lancio di materiale piroclastico incandescente. La fonte di questa attività era la “bocca della sella”, uno dei due principali centri eruttivi del Cratere di Sud-Est, protagonista di decine di parossismi durante l’eccezionale attività del 2020-2022 e anche dei due episodi precedenti nel 2023″, spiega il vulcanologo.
“Dal 22 ottobre, l’attività stromboliana si è gradualmente intensificata (Figura 1b). Inizialmente le esplosioni sono avvenute ogni 5-10 minuti; tuttavia, nelle settimane successive, il ritmo ha accelerato e il 10 novembre le esplosioni si sono susseguite quasi ogni secondo. Per quanto riguarda i dati acquisiti dalle reti di monitoraggio, invece, non si sono registrate variazioni di rilievo. L’ampiezza del tremore vulcanico è rimasto stabile su un livello medio-alto mentre le deformazioni del suolo indicavano un lento rigonfiamento dell’edificio vulcanico, in corso ormai da molti mesi e tipico di un periodo inter-eruttivo dell’Etna”, continua Behncke.
Primo tentativo
“Nella mattinata del 10 novembre, da un punto localizzato poco sotto la “bocca della sella”, sul fianco sud-sud ovest del cono del Cratere di Sud-Est, una piccolissima lingua di lava ha cominciato ad avanzare qualche decina di metri, arrestandosi quasi subito; nel tardo pomeriggio è avvenuto un nuovo, altrettanto piccolo trabocco (Figura 2). Nel frattempo l’attività stromboliana si stava intensificando e finalmente anche il tremore vulcanico è aumentato in ampiezza, un segnale osservato centinaia di volte durante le fasi preparatorie di episodi di fontana di lava”, spiega il vulcanologo.
“Durante la serata, però, sull’area sommitale del vulcano si è formata una densa coltre nuvolosa, che ha precluso ulteriori osservazioni dell’attività. La fine di questa “prova di parossismo” è stata pertanto desunta da dati strumentali, in particolare dalla rapida diminuzione di ampiezza del tremore vulcanico, che in pochissimo tempo è tornata su livelli simili a quelli precedenti al 10 novembre. Tuttavia, nella mattinata dell’11 novembre sono tornate le piccole esplosioni stromboliane alla “bocca della sella”, e per 24 ore l’attività è andata avanti come nelle ultime settimane. Sembrava come se niente fosse successo, ma tante volte in passato si è osservato un simile andamento, e poi non si è dovuto aspettare molto per vedere il vulcano di nuovo eruttare con maggiore vigore“, aggiunge l’esperto.
Un parossismo nelle nuvole
“Per diverse ore nella giornata del 12 novembre le condizioni di visibilità sono state eccellenti, mentre l’attività stromboliana al Cratere di Sud-Est si stava intensificando di nuovo (Figura 4). A ciò si è aggiunto anche il caratteristico aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico mentre un nuovo, timido trabocco lavico cominciava ad affacciarsi al versante meridionale del cratere”, spiega ancora Boris Behncke.
“Mentre l’intensità dell’attività eruttiva stava progressivamente aumentando, un fitto banco di nuvole proveniente da ovest cominciava a spingersi sopra la sommità del vulcano, nascondendo il Cratere di Sud-Est. Solo gli sbuffi di gas, sempre più carichi di cenere scura, si alzavano sopra la coltre nuvolosa, per essere poi spinti dal forte vento verso il settore orientale del vulcano. Dalle ore 17.00 (16:00 UTC) in poi, al calar del buio, nonostante l’abbondante nuvolosità, alle popolazioni di tutta la Sicilia orientale è stato regalato lo spettacolo delle fontane di lava, che a tratti erano visibili tra le nuvole. Ad un certo punto i getti incandescenti hanno superato le nuvole ed è comparso un denso pennacchio nero di cenere e lapilli, piegato dal vento verso est (Figura 5). In tutto il settore orientale del vulcano si udivano i forti boati delle esplosioni”, spiega.
“L’attività di fontane di lava è continuata per diverse ore. Periodicamente le fontane erano ben visibili tra le nuvole, ed erano attive almeno due bocche sul Cratere di Sud-Est: quella “della sella” e quella “orientale”, anche quest’ultima attrice cospicua nell’attività degli ultimi anni. A causa della nuvolosità non era possibile osservare le colate di lava e altri dettagli dell’attività; solo quando l’eruzione è terminata le nuvole si sono un poco diradate ed hanno permesso di intravedere colate laviche espanse dal Cratere di Sud-Est verso sud-ovest, sud e sud-est, seguendo le tracce delle colate dei parossismi precedenti. Le ricadute di materiale piroclastico hanno interessato un settore piuttosto stretto, che passa dalla zona di Milo-Zafferana a Torre Arcirafi-Pozzillo”, continua Behncke.
“Tra le ore 20.20 e 20.30 (19:20 e 19:30 UTC) l’attività eruttiva è drasticamente diminuita e l’emissione di cenere è sostanzialmente cessata. Tuttavia, dalle ore 19:41 alle 19:44 UTC le immagini della telecamera termica e della camera visibile ad alta sensibilità hanno mostrato il ripetuto franamento di materiale caldo dal fianco orientale del cono, che ha raggiunto la base della parete occidentale della Valle del Bove (Figura 6)”.
“Nelle prime ore del 13 novembre, al Cratere di Sud-Est era ancora presente una debole attività esplosiva, sempre alla “bocca della sella”, e l’ampiezza del tremore vulcanico oscillava ad un livello medio-alto. La forma del cono è cambiata soprattutto nel suo settore nord-orientale, mentre la cospicua “piramide”, che costituisce il suo fianco meridionale, sembra essere cresciuta in altezza (Figura 7)”, evidenzia il vulcanologo.
Nel primo pomeriggio del 13 novembre 2023, “stanno continuando le sporadiche emissioni di cenere dalla “bocca della sella”. Personale dell’INGV-Osservatorio Etneo che stava conducendo un sopralluogo nel teatro eruttivo ha segnalato frequenti boati e anche nei centri abitati più vicini nel settore sud-orientale del vulcano sono udibili boati provenienti dal Cratere di Sud-Est“, conclude Boris Behncke.