Indagine sull’alluvione nelle Marche, sindaci: “la comunicazione ci arrivò in ritardo”

"Quella sera c'era solo un'allerta gialla e solo per le zone montane settentrionali", dice Carlo Manfredi, sindaco di Castelleone di Suasa, riguardo l'alluvione nelle Marche del settembre 2022
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Un fulmine a ciel sereno. È il commento più ricorrente tra i sindaci della vallata Misa e Nevola, nel Senigalliese, in provincia di Ancona, alla notizia degli avvisi di comparizione in fase di notifica, in queste ore, per i drammatici fatti dell’alluvione del 2022 nelle Marche. Nella serata del 15 settembre 2022, morirono 13 persone per l’enorme quantità di acqua e fango che scese dai monti, facendo esondare fiumi e devastando vari Comuni della vallata fino ad allagare mezza città di Senigallia. “Ho letto questa mattina il giornale e sulla locandina c’era già scritto che erano indagate 14 persone: ne sono venuto a conoscenza in quel momento e nessuno di noi sindaci ne sapeva niente di niente”, dice Carlo Manfredi, sindaco di Castelleone di Suasa.

L’avviso a Manfredi è da ricondursi al fatto che proprio nel territorio del suo Comune, la piena del Nevola ha travolto l’auto con a bordo Silvia Mereu e il figlio Mattia Luconi di 8 anni: il piccolo è stato poi trovato senza vita chilometri più a valle a Trecastelli, mentre la donna è riuscita a salvarsi. Sul mancato allertamento ipotizzato dal pm, Manfredi va cauto: “quella sera c’era solo un’allerta gialla e solo per le zone montane settentrionali. Non s’è ancora capita bene la questione per cui ci ritroviamo indagati: io ho ricevuto la comunicazione della Protezione Civile alle 23 quando era già successo tutto, e l’ho detto ai Carabinieri quando siamo stati interrogati nei giorni successivi. Quando siamo venuti a conoscenza del fatto, eravamo alla ricerca delle persone, già era successo tutto. Alle 20.30 ho chiamato Olivetti (sindaco di Senigallia, ndr) che da noi il fiume aveva esondato ed era presumibile una piena a Senigallia, così è stato. Sono tranquillo: ho fatto, secondo me, di coscienza quello che andava fatto”.

Anche a Dario Perticaroli, sindaco di Arcevia (Ancona), non è stato ancora notificato l’atto della Procura aquilana: “non me l’aspettavo e di certo non in questo modo, venendo a saperlo dai giornali”, dice. “Mi sento a posto per quello che ho fatto: più di così che dovevo fare? Non so quali siano i miei capi d’imputazione ma sono stato il primo a chiamare la Sala operativa provinciale, la Regione, Olivetti (il sindaco di Senigallia, ndr) che stava a Senigallia, la Protezione Civile locale, gli operai del Comune, i Carabinieri e i Carabinieri forestali, il telefono suonava all’impazzata: in mezz’ora ho messo in moto il mondo intero”. Poi è andata via la corrente, non c’era la linea Internet e le comunicazioni sono divenute molto difficoltose, se non impossibili, ricorda. “Ora se mi vogliono mettere sulla croce, mi ci mettessero pure, ma io ero solo quella sera“, attacca. “Sindaci in prima linea, col rischio di essere messi al palo: così finirà col non volerlo fare più nessuno, forse solo qualche sfrontato”, conclude Perticaroli.

Le accuse mosse nell’inchiesta sono ritardi nell’allarme ai cittadini, nel flusso di informazioni alle istituzioni, procedure di allertamento non adeguate sui livelli dei fiumi, mancanza di un pluviometro sentinella per allertare in tempo la vallata. Indagati, a vario titolo, per cooperazione in omicidio colposo plurimo, sei sindaci di Comuni della zona di Senigallia (Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Serra de’ Conti, Ostra e Trecastelli), sei funzionari e operatori della Protezione Civile Marche, due funzionari dei Vigili del Fuoco di Ancona. Nell’inchiesta, gli addebiti riguardano condotte colpose commissive e omissive per “negligenza, imprudenza, imperizia e violazione di norme“. La Procura starebbe però lavorando anche a un secondo filone di indagine sulla manutenzione dei fiumi per disastro colposo.

Nell’attuale inchiesta, tra i 14 indagati, c’è anche il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona, Pierpaolo Patrizietti: non avrebbe garantito “l’immediato e continuo reciproco scambio d’informazioni”. “Noi salviamo le persone, non facciamo monitoraggi”, dice Patrizietti all’ANSA, che non ha ricevuto ancora la notifica.

Agli indagati della Protezione Civile, viene imputata l’inosservanza di direttive e delibere, anche di Giunta, e il mancato adeguamento di procedure di allertamento regionale.

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