È scomparsa quasi completamente la neve residua dell’inverno scorso sotto i 3500 metri di quota in Piemonte; sopravvive solo negli alti bacini glaciali del Monte Rosa. Al di sotto, senza più protezione, il ghiaccio si presenta esposto, grigio e solcato da rigole di acqua di fusione. In tale contesto, risulta fortemente compromessa la stabilità delle pareti rocciose circostanti i ghiacciai, per cui i crolli contribuiscono ad aumentare la copertura detritica dei ghiacciai. È questa, in sintesi, la conclusione a cui è giunto uno studio condotto la scorsa estate dall’Arpa Piemonte, nell’ambito delle attività previste dal Tavolo Tecnico nazionale “Rischio connesso ai fenomeni di dissesto in ambienti glaciali e periglaciali” e d’intesa con il Comitato Glaciologico Italiano. Lo rende noto il Sistema nazionale per la protezione dell’Ambiente (Snpa) in una nota.
Favorito dal bel tempo stabile tra agosto e inizio ottobre, il personale dell’Arpa ha svolto 14 missioni durante le quali sono stati visitati 43 ghiacciai, sui principali massicci montuosi piemontesi, dalle Marittime all’Ossola. Lo scopo del monitoraggio è consistito nella valutazione visiva dello stato complessivo dei ghiacciai, della presenza di aree collassate, di dissesti che coinvolgono direttamente i corpi glaciali, di laghi di neoformazione e di eventuali situazioni di evidente pericolo. A conclusione della campagna glaciologica, si è tracciato un primo quadro dello stato dei ghiacciai, accomunati da una tangibile sofferenza conseguenza di inverni poco nevosi ed estati molto calde.