Tumori: 4.000 morti evitate con l’immunoncologia in 11 anni in Italia

Le terapie che stimolano il sistema immunitario migliorano la sopravvivenza con una buona qualità di vita
MeteoWeb

In 11 anni (2008–2019) l’immunoncologia in Italia ha ridotto significativamente i decessi per cancro. Sono state circa 4.000 le morti evitate nel nostro Paese: 2.109 nel carcinoma polmonare, 1.344 nel melanoma e 588 nel tumore del rene. Per la prima volta è quantificata la riduzione della mortalità con l’introduzione dei farmaci immunoncologici, grazie al Progetto L.I.On. (Leadership In Oncology), promosso da Bristol Myers Squibb insieme a oncologi ed esperti di economia sanitaria. L’obiettivo dell’iniziativa è generare evidenze per dimostrare e comunicare il valore dell’immunoncologia come investimento in salute, valutando l’impatto di questo approccio di cura sulla mortalità per melanoma, carcinoma polmonare e tumore del rene e quantificandone l’effetto positivo sull’intero sistema Paese in termini di riduzione di mortalità prematura, produttività e ritorno fiscale. È stato stimato, dal 2008 al 2019, un risparmio complessivo in Italia di circa 120 milioni di euro di costi indiretti da mortalità prematura: 61 milioni di euro per le neoplasie del polmone, 48,8 milioni per il melanoma, e 10,9 milioni per il tumore del rene.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità del primo farmaco immunoncologico, ipilimumab, nel nostro Paese nel 2013, nel melanoma metastatico già trattato e, successivamente, ha rimborsato altri immunoterapici che hanno portato innovazione nel trattamento di queste patologie. Le sperimentazioni hanno incluso molti pazienti anche nei 5 anni precedenti, da qui la scelta di avviare la valutazione del Progetto L.I.On. a partire dal 2008.

Se si considera il periodo precedente all’introduzione dell’immunoncologia rispetto a quello successivo, si osserva una riduzione statisticamente significativa della mortalità in tutte e tre le tipologie di tumori – spiega Cosimo Paga, Executive Country Medical Director, Bristol Myers Squibb Italia – Il sistema immunitario può essere stimolato dall’esterno a reagire con maggior forza contro il cancro. Questa frontiera della medicina prende il nome di immunoncologia. L’identificazione dei checkpoint immunitari, molecole coinvolte nei meccanismi che permettono al tumore di evadere il controllo del sistema immunitario, ha rappresentato l’elemento chiave per l’impiego clinico della immunoncologia. I farmaci immunoncologici oggi disponibili sono inibitori di checkpoint, che permettono al sistema immunitario di tornare a un livello di attività decisivo per contrastare la malattia”.

L’immunoncologia è capace di migliorare in maniera significativa la sopravvivenza con una buona qualità di vita e, in alcuni casi, di portare a guarigione, termine finora impensabile se accostato a neoplasie molto difficili da trattare – continua Cosimo Paga – La strada è stata aperta dal melanoma. Prima dell’arrivo di questo approccio innovativo, la speranza di vita dei pazienti con melanoma metastatico era di circa 6 mesi e meno del 10% era vivo a 5 anni. Oggi la storia di questo tumore della pelle è cambiata. Grazie alla combinazione di due molecole immunoncologiche, nivolumab e ipilimumab, in prima linea nella malattia metastatica quasi la metà dei pazienti (48%) è viva a 7 anni e mezzo. Il sistema immunitario è molto complesso e sono sempre più numerose le ricerche che dimostrano quanto sia ancora limitata la comprensione dei suoi meccanismi. Ecco perché le potenzialità dell’immunoncologia sono molto importanti”.

Il Comitato Scientifico del Progetto L.I.On. è composto da Giovanni Apolone (Direttore Scientifico Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano), Paolo Ascierto (Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘Pascale’ di Napoli), Filippo de Braud (Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento e della Divisione di Oncologia Medica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano), Francesco Grossi (Professore Ordinario e Direttore Divisione Oncologia Medica all’Università degli Studi dell’Insubria, Varese), Francesco Perrone (Direttore Struttura Complessa Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘Pascale’ di Napoli) e Massimo Riccaboni (Direttore Unità di Ricerca AXES alla Scuola IMT Alti Studi di Lucca).

Il Progetto L.I.On. ha stimato anche la riduzione dei decessi e i relativi risparmi per costi indiretti da mortalità prematura nelle tre neoplasie nei prossimi anni, fra il 2020 e il 2028. In questo periodo, si prevedono più di 30mila morti evitate (19.490 nel carcinoma polmonare, 11.202 nel melanoma e 1.829 nel tumore del rene), con risparmi pari a oltre 750 milioni di euro (407 milioni di euro per il melanoma, 332 milioni per il tumore del polmone e 27 milioni per il rene).

L’immunoncologia, che ha cambiato la storia naturale di diverse neoplasie, oggi è utilizzata non solo nelle forme più avanzate di malattia ma anche negli stadi iniziali, quando il sistema immunitario è potenzialmente più reattivo al trattamento – conclude Cosimo Paga – Per questo è ipotizzabile che nel prossimo decennio l’impatto di questo approccio possa essere ancora più decisivo. I risultati del Progetto L.I.On. sono stati presentati al XXV Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e al Congresso ISPOR Europe 2023, che si sono svolti recentemente, evidenziando il valore dell’immunoncologia come investimento in salute, sia in termini clinici per le morti evitate che economici, legati alla riduzione dei costi indiretti da mortalità prematura”.

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