Un violento terremoto colpì l’Italia centro-meridionale il 5 dicembre 1456: con una magnitudo stimata di 7.1, è in genere considerato il sisma più forte registrato in Italia durante il II millennio. L’evento si verificò alle 3 del mattino ed ebbe epicentro nell’Appennino centrale, tra le attuali regioni di Abruzzo, Molise e Lazio. La scossa fu avvertita in tutta Italia e in alcune parti dell’Europa meridionale.
I danni furono devastanti. Le città di L’Aquila, Sulmona, Avezzano, Amiternum, Cittaducale e Tagliacozzo furono completamente distrutte. Anche altre città e località furono gravemente danneggiate. Il numero delle vittime è difficile da stimare, ma si ritiene che sia compreso tra 30mila e 70mila. Si tratta di un numero enorme, soprattutto se rapportato alla densità abitativa dell’Italia all’epoca.
Il terremoto del 1456 ebbe un impatto profondo sulla società italiana. La ricostruzione fu lunga e difficile, e le città colpite non si ripresero mai completamente. Il sisma del 1456 è un ricordo doloroso per l’Italia, ma è anche un monito per il futuro. La zona dell’Appennino centro-meridionale è infatti una zona ad alta sismicità, e i rischi di un nuovo terremoto sono sempre presenti.