L’eruzione del Vesuvio del 1631 fu un evento catastrofico che provocò la morte di circa 4mila persone e la distruzione di numerosi centri abitati. L’eruzione iniziò all’alba del 16 dicembre, con una violenta esplosione che generò una gigantesca colonna eruttiva di cenere e gas. La colonna si alzò fino a 13 km di altezza e si diffuse in tutta l’Italia meridionale.
Le ceneri e le pietre che caddero dal cielo provocarono danni ingenti alle abitazioni e alle coltivazioni. Le colate piroclastiche, che si riversarono a valle a velocità di centinaia di chilometri orari, distrussero completamente i centri abitati che incontrarono sul loro cammino. L’eruzione durò 19 giorni e terminò il 3 gennaio 1632. I danni furono ingenti e la ricostruzione delle zone colpite fu molto lenta.
Le cause dell’eruzione del 1631 non sono ancora del tutto chiare. Alcuni studiosi ritengono che sia stata causata da un’eruzione di tipo vulcaniano, mentre altri ritengono che sia stata causata da un’eruzione di tipo freatomagmatico, ovvero da una miscela di magma e acqua.
L’eruzione del 1631 è stata una delle più devastanti della storia del Vesuvio. La sua memoria è ancora viva nella popolazione locale, che ogni anno, il 16 dicembre, celebra la festa di San Gennaro, il santo patrono della città di Napoli, che secondo la tradizione avrebbe fermato l’eruzione.