Anche Greta Thunberg, la giovane svedese divenuta nota per i suoi scioperi scolastici per il clima davanti al Parlamento svedese, ha detto la sua sulla COP28, la 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è conclusa a Dubai lo scorso 13 dicembre. Al vertice ONU sul clima, quasi 200 Paesi hanno deciso di iniziare a ridurre il consumo globale di combustibili fossili e di adottare una serie di misure, tra cui una maggiore produzione di energia pulita, per contrastare il cambiamento climatico. Ma mentre molti lo hanno definito un “accordo storico”, per molti altri è un “accordo debole e pieno di scappatoie”. Decisamente a quest’ultima fazione appartiene il pensiero di Greta Thunberg, che ha definito l’accordo “una pugnalata alle spalle” per le nazioni più colpite dal riscaldamento globale.
“Questo testo è inefficace e non è neanche lontanamente sufficiente a mantenerci entro il limite di 1,5°C“, ha dichiarato oggi Thunberg fuori dal Parlamento svedese, dove insieme ad altri manifestanti chiedeva giustizia climatica. “È una pugnalata alle spalle per i più vulnerabili”. L’Alleanza dei piccoli Stati insulari – che comprende i Paesi più colpiti dal cambiamento climatico come Fiji, Tuvalu e Kiribati – ha affermato che l’accordo è pieno di scappatoie e che “è incrementale, non trasformativo”.
Greta Thunberg, 20 anni, ha sottolineato che l’accordo non è stato progettato per risolvere la crisi climatica, ma come “un alibi” per i leader mondiali, che ha permesso loro di ignorare il riscaldamento globale. “Finché non trattiamo la crisi climatica come una crisi e finché continuiamo a influenzare questi testi e questi processi con gli interessi delle lobby, non arriveremo da nessuna parte”, ha concluso.