Dicembre: sono numerosi i terremoti violenti che, in passato, colpirono l’Italia in questo mese, in varie regioni – non vi fu solo quello di Messina e Reggio Calabria del 1908

Non dimentichiamoci del rischio sismico, che si faccia finalmente una corretta prevenzione, anche grazie ad un uso delle moderne tecnologie antisismiche ben più vasto di quello attuale!
MeteoWeb

di Alessandro Martelli (esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA) – Per non dimenticarci del fatto che tutta l’Italia è a rischio sismico (più o meno elevato, a seconda delle sue Regioni) e che, quindi, occorre attivare, finalmente, corrette politiche di prevenzione (anche grazie ad un uso delle moderne tecnologie antisismiche, da noi disponibili da decenni, ben più vasto di quello attuale), è bene ricordare, anche questo mese, i più violenti terremoti noti (di magnitudo Richter M › 5,5, stimata, per gli eventi antichi) che risultano aver colpito il nostro Paese nel passato. Essi sono 14 (si veda anche Italia https://www.engineer-lucabellini.com/ingegneria-sismica/elenco-dei-pi%C3%B9-forti-terremoti-mai-avvenuti-in-italia/?mobile=1&shem=ssusba).

Già i giorni scorsi sono stati gli anniversari di 6 violenti terremoti italiani, quelli:

(1) del Reatino (Fig. 1) del 1° dicembre 1298 (di M e magnitudo momento Mw = 6,26),

– il cui epicentro fu nei pressi di Leonessa (la città più colpita, dove crollano parzialmente chiese e palazzi, tra i quali l’attuale sede del Museo Civico) e

– che risulta aver provocato 150 vittime;

Figura 1

(2) della Val Nerina (tra l’Umbria e le Marche, Fig. 2), nuovamente del 1° dicembre, ma del 1328 (Mw = 6,4),

– il cui epicentro fu nell’omonima valle, a sud-ovest di Preci (borgo che fu praticamente distrutto) e

– che provocò gravissimi danni a Norcia (dove resistettero solo le mura) e molti crolli a Visso, a Cerreto ed a Montesanto

(furono colpite anche Foligno e le Marche, il sisma fu avvertito fino a Pesaro ed a Roma ed il numero di vittime riportato è 000÷5.000, delle quali 200 a Norcia);

Figura 2

(3) dell’Abruzzo (Fig. 3) del 3 dicembre 1315 (Mw = 5,6),

– il cui epicentro fu a sud di Sulmona, nei pressi di Pacile, e

– che provocò danni in tutto l’Abruzzo, in particolare a L’Aquila (con il crollo di chiese), a Sulmona ed in tutto l’Abruzzo

(si hanno scarse informazioni sul numero delle vittime);

Figura 3

(4) dell’Abruzzo, Molise e Campania (Fig. 4) del 5 dicembre 1456 (Mw = 7,1),

– che fu, probabilmente, costituito da una sequenza sismica di più eventi (con epicentri nel Sannio, sul fiume Pescara e nel Matese),

– fu avvertito dall’Abruzzo alla Calabria, da L’Aquila a Lecce (i centri più colpiti furono non solo Ariano Irpino, San Giorgio del Sannio, Bojano, Grottaminarda, Vinchiaturo, Isernia – con 1.500 vittime –, Teramo, Rivisondoli, Roccaraso, Castel di Sangro, Frosolone, Cerro, Forlì del Sannio, ma pure, ad esempio, Napoli, dove subirono ingenti danni e crolli numerose chiese),

– causò pure movimenti anomali del livello marino e,

– infatti, fu seguito da un maremoto che colpì le coste ioniche, tra Taranto e Gallipoli

(20.000÷30.000 vittime stimate);

Figura 4

(5) della Puglia (Fig. 5) del 6 dicembre 1875 (M = 6,0),

– un sisma notturno, con epicentro tra San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo (che risultò il paese più colpito, con il crollo e gli di 300 case e gli abitanti costretti a rifugiarsi in tende e baracche),

– che fu avvertito in tutto il Gargano ed il Tavoliere delle Puglie (dove le lesioni furono numerose),

– ma provocò poche vittime.

Figura 5

 Oggi, poi, ricorre l’anniversario del 6° terremoto violento accaduto in questo mese, quello della Calabria (Fig. 6), del 7 dicembre 1743 (Mw = 5,88),

– il cui epicentro fu ad est di Mileto (semidistrutta, con crolli di chiese e monasteri),

– che provocò danni nell’intera Calabria Meridionale (in particolare a Palmi ) e

– che fu avvertito anche in Sicilia

(non è noto il numero di vittime causate da quest’evento, anche a causa del fatto, che, in quel periodo, in Calabria imperversava una pestilenza).

Figura 6

Infine, nei prossimi giorni, fino a quasi alla fine del mese, ricorreranno gli anniversari di ulteriori 8 terremoti italiani violenti, cioè quelli:

(7) della Val di Noto (Fig. 7) del 10 dicembre 1542 (Mw = 7,0),

– il cui epicentro fu a sud-ovest di Lentini (che subì parecchi crolli, tra i quali quelli dei due castelli),

– che fu avvertito (con danni più o meno rilevanti) in tutta la Sicilia ed anche a Malta e

– che innescò (probabilmente a causa di una frana sottomarina da esso provocata) un maremoto al largo di Augusta

(le vittime furono almeno diverse decine, ma non è noto il loro numero negli abitati più colpiti, che furono, soprattutto, Siracusa –  dove crollò parzialmente il duomo, causando un numero imprecisato di vittime –, Lentini – con 70 vittime –, Melilli, Grammichele e Sortino – con 40 vittime);

Figura 7 – La lapide in spagnolo posta sopra l’entrata principale del Castello Maniace, voluta da Carlo V nel 1545 dopo il restauro delle fortificazioni

(8) di Augusta (detto anche di Calentini o di Santa Lucia”, Fig. 8) del 13 dicembre 1990 (Mw = 5,6),

– sisma notturno (denominato anche il “Terremoto dei Silenzi”, perché spesso dimenticato dai media),

– il cui epicentro fu a sud di Castelluccio,

– che colpì, oltre ad Augusta, anche Lentini, Carlentini, Melilli e Militello (provocando 18 vittime, 300 feriti e 10.000 senzatetto) e

– che fu seguito da un maremoto (questo invase il viale a mare di Augusta ed il suo porto, causando, comunque, danni limitati);

Figura 8

(9) della Basilicata del 16 dicembre 1857 (Mw = 7,1),

– il cui epicentro fu tra Viggiano e Villa d’Agri, a Montemurro (PZ),

– che fu un evento distruttivo,

– che, infatti, interessò almeno 150 abitati (colpì, soprattutto, la Val d’Agri),

– che devastò soprattutto lo stesso paese di Montemurro (dove uccise 3.000 persone), oltre a quelli di Sarconi, di Saponara, di Viggiano, di Marsico e di Tito,

– che causò gravi danni anche a Potenza (in particolare, intorno a Porta Salza) e crolli e decessi pure in Irpinia e nel Salernitano

(almeno 6.000 furono gli edifici distrutti, sono state stimate 11.000÷19.000 vittime e furono forti furono le ripercussioni di carattere sociale, anche a causa della ricostruzione lenta e scarsa);

Figura 9

(10) della Romagna (Fig. 10) del 25 dicembre 1786, notte di Natale (M = 5,7),

– il cui epicentro fu nei pressi di Rimini,

– che lesionò gravemente il Castello degli Agolanti a Riccione, provocò il crollo di case e chiese (con danni anche a Forlì e Cesena) e fu avvertito in tutta la Romagna

(le vittime, però, risultano esser state meno di 50);

Figura 10

(11) della Val Tiberina (Fig. 11), nuovamente del 25 dicembre, ma del 1352 (M = 6,0÷6,4),

– il cui epicentro fu a Monterchi (AR), tra Torre d’Elci e Città di Castello,

– che causò danni ingenti e vittime a Sansepolcro

(la sequenza sismica durò circa un mese, con altra scossa importante nella notte di Capodanno del 1353, la quale fu nuovamente causa di crolli e vittime a Sansepolcro);

Figura 11

(12) di Brescia (Fig. 12), ancora del 25 dicembre, ma del 1222 (M = 6,05),

– che si verificò intorno a mezzogiorno, con epicentro nei pressi di Monte Netto (BS),

– che provocò crolli e vittime alla città di Brescia (dove, per mesi, gli abitanti vissero in tende e baracche),

– che provocò i danni maggiori nella parte meridionale dell’attuale provincia bresciana,

– che fu avvertito in tutto il Nord Italia (da Milano, a Venezia ed a Bologna, dove si racconta che il sisma abbia causato l’interruzione di una predicazione di San Francesco),

– che causò danni pure a Lodi ed a Cremona e fece crollare (ad esempio), in Provincia di Verona, la fortezza di Lazise ed il castello di Marano

(le vittime furono oltre 10.000);

Figura 12

(13) di Messina e Reggio Calabria (Fig 13) del 28 dicembre 1908 (M = 7,3, Mw = 7,1),

– il cui epicentro fu, probabilmente, nei pressi di Reggio Calabria,

– che è il terremoto più violento ad aver colpito l’Italia negli ultimi 200 anni ed

– al quale seguì un pure violentissimo maremoto (Figg. 14-15), causato da un’enorme frana sottomarina al largo di Taormina e di Giardini Naxos, innescata dal sisma

(di tale terremoto, che, assieme al maremoto, uccise almeno 75.000÷82.000 persone, ma forse addirittura 120.000, scrissi su Meteoweb l’anno scorso, si veda  https://www.meteoweb.eu/2022/12/terremoto-messina-reggio-calabria-1908/1001185229/);

Figura 13

Figura 14

Figura 15

(14) del Mar Ligure del 29 dicembre 1854 (M = 5,8),

– il cui epicentro fu abbastanza al largo a nord-ovest di Ventimiglia,

– che, sebbene non fosse molto violento, fu avvertito fino a Verona, a Milano, a Marsiglia, al Cantone di Vaud in Svizzera ed a Rogliano in Corsica,

– che causò danni rilevanti a Ventimiglia e Sanremo ed effetti fino ad Imperia (a Poggio furono danneggiate e rese inabitabili numerose abitazioni; ad Oneglia crollarono portici di nuova costruzione, caddero soffitti e si lesionarono alcuni edifici; a Taggia furono danneggiati molti edifici; a Sanremo si fessurarono alcune volte; a Bordighera e Triora alcune abitazioni furono notevolmente danneggiate; a Mondovì tutti gli edifici, fra cui l’ospedale Maggiore e la Chiesa della Missione, subirono danni; a Robilante crollò un soffitto; a Diano Marina, a Belvedere, ad Alassio, ad Erli, a Grasse, a Le Bar sur Loup, a Menton e Porto Maurizio vi furono danni alle abitazioni; a Nizza furono lesionati edifici di cattiva costruzione).

Per concludere, sottolineo che ciò che ho sopra riportato ricorda quanti terremoti violenti (o violentissimi, come quello di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908) hanno colpito l’Italia, in passato, anche in questo mese.

Noto che il succitato terremoto di Messina e Reggio Calabria è l’ultimo di pari magnitudo ad aver colpito la Calabria e la Sicilia: come ho già più volte scritto, ritengo che, statisticamente parlando, sia di gran lunga troppo tempo che ciò è accaduto!

Così come, nuovamente statisticamente parlando, ritengo che sia troppo, troppo tempo che un terremoto violento non si verifica in Italia: è dal 30 ottobre 2016, giorno terremoto di Norcia (di Mw = 6,5).

Ritengo, quindi, che sia estremamente urgente attivare corrette politiche di prevenzione sismica, oltre che degli altri rischi naturali, come, ad esempio, è richiesto nella petizioneChe Si Inizino finalmente ad Attuare Serie Politiche di Prevenzione dai Rischi Naturali!”, che lanciai su change.org il 29 novembre 2020 (https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-governo-italiano-che-si-inizino-finalmente-ad-attuare-serie-politiche-di-prevenzione-dai-rischi-naturali). Tale petizione è già stata firmata da 1.046 persone, ma è opportuno accrescere ulteriormente il numero di firme, prima di presentarla al Governo.

Circa la prevenzione sismica, infine, ricordo nuovamente l’auspicio che accresca significativamente l’utilizzazione delle moderne tecnologie antisismiche (consistenti in sistemi, di vario tipo, d’isolamento sismico e di dissipazione dell’energia sismica, nonché in dispositivi in leghe a memoria di forma ed oleodinamici di vincolo provvisorio): risale al 1976 la nostra prima applicazione ai ponti ed ai viadotti (Viadotto Somplago dell’autostrada Udine-Tarvisio, che superò indenne i due terremoti del Friuli del 1976) ed al 1981 quella agli edifici (Centrale dei Vigili del Fuoco di Napoli), ma ora applichiamo troppo, troppo poco tali tecnologie, contrariamente a ciò che fanno tanti altri Paesi (https://www.meteoweb.eu/2023/11/la-prevenzione-sismica/1001328395/).

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