Fuori dalla stanza. Ignorati o comunque tagliati fuori dalle decisioni. Sarebbe stata questa, secondo la denuncia della capo-negoziatrice di Samoa, Anne Rasmussen, la condizione riservata alla COP28 all’Alleanza dei piccoli Stati insulari. Non un raggruppamento qualunque, come evidenziano nelle loro edizioni online quotidiani di riferimento a livello internazionale. Sono proprio gli Stati insulari, nel Pacifico come Samoa ma non solo, i Paesi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici, con alluvioni e innalzamento del livello dei mari legato allo scioglimento dei ghiacciai.
“Sembrerebbe che abbiate adottato questa decisione quando i piccoli Stati insulari non erano nemmeno presenti nella stanza“, ha denunciato Rasmussen, rivolgendosi al presidente della COP28, Sultan Ahmed Al-Jaber, ospite delle delegazioni a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. La capo-negoziatrice di Samoa ha criticato in più punti l’accordo sulla “transizione” dai combustibili fossili annunciato al termine della conferenza, definendolo un passo “indietro e non in avanti” e “pieno di scappatoie“. Secondo Rasmussen, “la correzione della linea che era necessaria non è stata garantita“. Il discorso della capo-negoziatrice di Samoa è stato salutato dai delegati alla Cop con una standing ovation. Silenzioso e forse perplesso invece Al Jaber, al centro del palco, ripreso dalle telecamere.
La denuncia di Rasmussen ha gettato ulteriore luce sulla complessità delle dinamiche decisionali all’interno della COP28, evidenziando le preoccupazioni e le criticità sollevate dai rappresentanti degli Stati insulari, che si sentono esclusi e marginalizzati in un contesto in cui le decisioni cruciali vengono prese senza la loro partecipazione attiva.
La mancanza di inclusività potrebbe compromettere l’efficacia delle misure adottate e minare la fiducia tra le nazioni rappresentate. Rasmussen richiama, inoltre, l’attenzione sulla necessità di un approccio più equo e inclusivo nelle trattative internazionali sulla crisi climatica, evidenziando la fragilità delle posizioni dei Paesi più vulnerabili. Il suo coraggioso intervento ha suscitato un ampio consenso tra i presenti, evidenziando la crescente consapevolezza dell’importanza di ascoltare e coinvolgere tutte le voci nella ricerca di soluzioni globali per affrontare le sfide ambientali.