Un vasto progetto sperimentale giapponese-europeo di fusione nucleare, l'”energia delle stelle” che ha suscitato tante speranze, è stato inaugurato in Giappone in un sito partner che completa il programma Iter in Francia, appesantito da battute d’arresto e ritardi. Situato presso il Naka Fusion Institute, a circa 100 km a nord-est di Tokyo, JT-60SA è attualmente il più grande tokamak (reattore sperimentale a fusione nucleare) operativo al mondo, in attesa del completamento di Iter.
“Oggi è un grande giorno nella storia della fusione (…). Con questo tokamak, il Giappone e l’Europa si posizionano come leader mondiali nella ricerca sulla fusione a confinamento magnetico“, ha dichiarato il commissario europeo per l’Energia Kadri Simson durante una cerimonia a Naka trasmessa online. Frutto di accordi tra Giappone e Unione Europea firmati nel 2007, la costruzione di questo tokamak, alto 15,5 metri e con un diametro di 13,5 metri, è durata dal 2013 al 2020. E lo scorso 23 ottobre è riuscito per la prima volta a produrre plasma, un gas a bassissima densità essenziale per la fusione nucleare.
Il JT-60SA
Il JT-60SA è stato progettato per affrontare questioni fisiche fondamentali per prepararsi al meglio al funzionamento di Iter. A lungo termine, anche alle applicazioni commerciali della fusione nucleare. La fusione di nuclei atomici leggeri è il processo energetico in atto nelle stelle come il nostro Sole. È considerata una fonte energetica futura molto promettente perché non genera gas serra. Produce meno scorie radioattive delle attuali centrali nucleari e, a differenza di queste ultime, è sicura secondo gli scienziati.
Tuttavia, la fusione è possibile solo riscaldando il plasma a temperature estremamente elevate (oltre cento milioni di gradi Celsius). Per evitare che questo materiale si raffreddi e rimanga stabile, è necessario isolarlo, ad esempio utilizzando mega-magneti nel caso di JT-60SA e Iter. Soprattutto, se si vuole che questa fonte di energia sia redditizia, l’energia prodotta dovrà essere superiore a quella utilizzata per provocare la reazione.
Gli Stati Uniti sono stati il primo Paese a ottenere un guadagno netto di energia con la fusione nucleare un anno fa. Hanno utilizzato un’altra tecnologia di confinamento del plasma, un laser ultrapotente. Incoraggiato da questi successi, il governo statunitense spera ora di poter avviare lo sfruttamento commerciale della fusione nucleare entro i prossimi dieci anni.
Il progetto Iter, invece, sta accumulando una serie di battute d’arresto, con conseguenti ritardi e superamenti dei costi, soprattutto a causa di parti essenziali difettose. Originariamente prevista per il 2025, la prima produzione di plasma potrebbe essere posticipata di diversi anni.