Si chiamano “novel foods” e costituiscono una fonte sostenibile di proteine e altri nutrienti. Recentemente, la Commissione Europea (CE) ha autorizzato l’introduzione sul mercato di alimenti contenenti il verme giallo della farina (Tenebrio molitor) e la farina di grillo (Acheta domesticus). “Gli insetti, considerati una promettente fonte alternativa di proteine, sono oggi consentiti nell’alimentazione umana – spiega il presidente SIAIP prof. Michele Miraglia Del Giudice, Professore di Pediatria e Allergologia e Immunologia Pediatrica all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli – ma accade che anche chi non intende consumarli finisca con l’assumerli inavvertitamente. E si stima che ogni italiano ne introduca, attraverso l’alimentazione o l’uso di cosmetici (in particolare rossetti) circa 500 grammi all’anno”.
Sono infatti moltissimi gli alimenti e i prodotti cosmetici presenti sul mercato che contengono ingredienti derivati dagli insetti. Secondo l’FDA, ad esempio, si possono trovare fino a 60 frammenti di insetti ogni 100 gr. di cioccolato. “Basti pensare alla cocciniglia, derivato dalla coccinella, indicato sulle etichette come E120, che viene utilizzato come colorante per succhi, yogurt (alla fragola e al mirtillo) e rossetti – spiega la dott.ssa Cristiana Indolfi, Segretaria SIAIP e Pediatra allergologa presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli – Dati americani sottolineano che una valutazione accurata degli allergeni è cruciale per garantire la sicurezza dei consumatori; ma questi purtroppo non ne sanno nulla”.
Quali sono le principali proteine allergeniche negli insetti che possono nuocere a chi è allergico, sia adulti che bambini? “La tropomiosina e l’arginina chinasi, entrambi allergeni noti per la stretta relazione tra artropodi e crostacei, non devono essere consumati dalle persone allergiche ad acari e crostacei perché queste potrebbero manifestare reazione in seguito alla loro assunzione – continua la dott.ssa Angela Klain, JM SIAIP e AIF in Pediatria Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
“È importante sottolineare che non tutti i pazienti allergici agli acari della polvere o ai crostacei sono a rischio, ma solo quelli sensibilizzati ai panallergeni cross-reattivi come Der p10 per l’acaro della polvere o Pen a1 per i crostacei, che noi comunemente testiamo presso il nostro ambulatorio nei casi selezionati – precisa il prof. Miraglia Del Giudice – Pertanto, la comprensione delle relazioni tra allergie agli acari della polvere e allergie agli insetti è cruciale. La prevalenza dell’allergia alimentare agli insetti in Europa è scarsamente documentata a causa della mancanza di test diagnostici standardizzati, complicando la conferma della diagnosi. In casi di incertezza tra sensibilizzazione positiva e anamnesi dubbia, si può considerare il test di provocazione orale (TPO) solo in circostanze molto specifiche. La comprensione dell’ allergenicità degli insetti commestibili è ancora un’area di ricerca in evoluzione, con la prospettiva di identificare anafilassi precedentemente considerate senza spiegazioni”.