Cosa ci riserverà l’inverno 2023-2024 sul fronte meteo? È una domanda ricorrente ogni stagione, a maggior ragione in questa, in cui l’influenza di El Niño potrebbe sparigliare le carte. In un articolo pubblicato su Climate Monitor, Carlo Colarieti Tosti realizza un’analisi tecnica per delineare la possibile tendenza per la stagione invernale. Sulla base dell’attività solare prevista espressa dal numero di macchie e della QBO (Quasi Biennial Oscillation) alla quota isobarica di 30hPa, secondo Carlo Colarieti Tosti “dovremmo attenderci un’anomalia di gradiente meridionale di geopotenziale negativo, ovvero una sostanziale debolezza del vortice polare”.
L’esperto parla poi della struttura della Madden Julian Oscillation in relazione all’indice ENSO. “Sappiamo che dal primo ottobre scorso fino alla fine di novembre le fasi attive della Madden sono state: 1, 5, 7 e 8 di cui la 5 di media ampiezza ma con bassa frequenza. Una medio-alta ampiezza nella fasi 3, 4 e 5 accompagnata da una alta frequenza di casi impone un impulso d’onda di disturbo tale da fare aumentare il momento angolare al getto asiatico costringendolo ad una ondulazione in corrispondenza del Mar Giallo per piegarlo poi verso nord ad interessare direttamente l’area Aleutinica, dove intensifica il flusso occidentale e approfondisce la bassa pressione semipermanente; si avvia quindi un treno d’onda che incrementerà il getto in uscita dal continente nord americano creando le condizioni per generare un differenziale nord sud di pressione sull’Atlantico settentrionale che conosciamo come regime da NAO positiva. Lo spostamento nelle fasi 6, ma soprattutto 7 e 8, contribuisce a mantenere basso di latitudine il flusso zonale del getto uscente dal continente asiatico senza contributo di momento angolare, questo abbassa la pressione nella zona centrale del Pacifico settentrionale e la aumenta verso il comparto aleutinico. Il treno d’onda che questa volta si sviluppa determina una maggiore frequenza di alte pressioni tra l’Alaska e l’Artico canadese e una maggiore frequenza di sistemi depressionari tra gli Stati Uniti sud-occidentali e tutta la costa orientale. Il getto più debole e basso di latitudine uscente dal continente nord-americano crea ora le condizioni per stabilire con maggiore frequenza regimi di pressione che conosciamo da NAO negativa”, spiega Carlo Colarieti Tosti.
“Solitamente il combinato disposto tra l’ENSO e la Madden finisce per alterare il segnale di coppia, amplificandolo o smorzandolo indipendentemente dalle loro rispettive ampiezze ma attraverso una loro coerenza di fase. Se la zona di riscaldamento del Pacifico equatoriale è configurata da ENSO positivo (El Niño) con massimi nella zona Niño 3.4 e con particolare riferimento alla zona 3, il ramo atlantico del getto tenderà tra l’autunno e il primo mese invernale a posizionare la storm track verso l’Europa centrale con frequenti tempeste nel Regno Unito ed Europa occidentale con la formazione di una configurazione di blocco verso l’Europa orientale e quindi precipitazioni superiori la norma anche in Italia e segnatamente sulle regioni settentrionali e su quelle del versante tirrenico”, spiega ancora Colarieti Tosti.
“Nel permanere anche nei mesi successivi di gennaio e febbraio una anomalia di SST+ in zona Niño3 rispetto la zona Niño4, si riscontra una certa tendenza al rafforzamento del flusso zonale con un regime più frequente caratterizzato da blocco negativo e/o NAO neutra o lievemente positiva. Lo spostamento verso nord della storm track atlantica evidenzia una maggiore ingerenza di figure anticicloniche in area mediterranea centro-occidentale con regime pluviometrico mediamente sotto media soprattutto su Nord-Ovest e versanti tirrenici e Meridione in genere, e temperature più miti. Contrariamente, se i massimi si trovano nella zona Niño4, novembre e dicembre si comportano in maniera mediamente analoga a quanto descritto sopra mentre nei mesi successivi di gennaio e febbraio la storm track atlantica tende a interessare più direttamente l’Europa centrale e con maggiore ripetitività anche il Mediterraneo centro-occidentale, sintomo questo di più alta frequenza di regimi di tipo blocco positivo e/o NAO negativa”, analizza l’esperto.
“Detto ciò a complicare tutto c’è l’eventuale sviluppo di un Sudden Stratospheric Warming che può acuire o modificare quanto sopra descritto in relazione a numerose variabili. Fintanto che la Madden non sarà in fase 5, dubito che i modelli deterministici individuino una qualche possibilità di stratwarming. Successivamente, l’entrata in fase 6 con passaggio di breve durata coincide con il primo concreto segnale di inizio delle grandi manovre per l’eventuale SSW. Il modello IZE sembra fin troppo conforme allo sviluppo previsto della Madden. Ora, l’ingresso franco nelle fasi 7 e 8, che ritengo possa avvenire con una certa presa di ampiezza, genererebbe un impulso d’onda tale da fare impennare i flussi di calore. L’impennata dei flussi prevista dal modello IZE sembra avviarsi proprio dal periodo della settimana che precede il Natale e fino ai primi giorni di gennaio. A questo punto, ritengo possa concretizzarsi l’evento stratosferico estremo”, afferma Colarieti Tosti.
“L’evoluzione successiva penso sia classica con presenza di figure inizialmente bloccanti la circolazione zonale e poi una sua riattivazione con flusso basso zonale con il perdurare di anomalie positive alle alte latitudini europee. Se così accadesse, sarebbe lecito attenderci lo spostamento retrogrado del blocco scandinavo verso la Groenlandia. Le anomalie positive di pressione alle alte latitudini determinerebbero il blocco dei flussi di calore con una ripresa zonale che andrebbe, come già detto, lentamente riattivandosi”, continua l’esperto, indicando “la possibilità di SSW di tipo Major tra la fine di dicembre e i primi di gennaio e poi un possibile evento di stratcooling”.
In sintesi, Colarieti Tosti prevede che “attorno all’ultima decade di dicembre, potremmo aspettarci nuove azioni meridiane responsabili della ripresa dei flussi di calore alle alte latitudini e ingresso di fronti nord-atlantici (anche artico-marittimi) e un nuovo abbassamento delle temperature. Nel corso di gennaio, la zona più attiva del Niño è prevista muoversi in zona 4, il che lascerebbe intendere la presenza di un flusso zonale basso ad entrare nel Mediterraneo centro-occidentale e quindi potremmo attenderci sia per gennaio che almeno la prima parte di febbraio, precipitazioni mediamente superiori alla norma sulle regioni settentrionali e regioni centrali del versante tirrenico, nella norma o inferiori sulle regioni meridionali. Le regioni settentrionali potrebbero in questo caso trovarsi nella zona di confine tra l’aria fredda sull’Europa centrale e soprattutto settentrionale e l’aria più mite atlantica, mix che solitamente regala qualche occasione per neve fino in pianura sulle zone padane. Complessivamente le temperature potrebbero risultare nella norma o leggermente inferiori al Nord, in media al Centro e lievemente superiori al Meridione”, conclude l’esperto.