Un team di scienziati presso l’Università di Toronto ha recentemente individuato stelle massicce prive del loro strato esterno di idrogeno, all’interno di sistemi binari. Questa rilevante scoperta, pubblicata su Science, fornisce nuove informazioni sulle stelle di elio, che sono state ipotizzate come responsabili di determinate esplosioni stellari e fusioni di stelle di neutroni. In precedenza, si pensava che una stella su tre potesse perdere il proprio strato di idrogeno in coppie stellari, ma solo una di esse era stata individuata fino a questo momento, creando una significativa lacuna nella nostra comprensione.
L’impatto di questa scoperta sulla scienza è notevole, poiché influisce sui modelli teorici relativi alle esplosioni stellari, alle onde gravitazionali e alla luce galattica lontana. La conferma dell’esistenza di stelle “nude” consente ora di approfondire la conoscenza della loro fisica. Queste stelle sono particolarmente cruciali per spiegare perché alcune esplosioni stellari presentano un contenuto di idrogeno inferiore alla norma. Si ipotizza che queste stelle, appena individuate, possano essere coinvolte in esplosioni stellari con basso contenuto di idrogeno. Inoltre, rivestono un ruolo fondamentale nella formazione di fusioni di stelle di neutroni, eventi che generano onde gravitazionali rilevate qui sulla Terra.
Il processo evolutivo delle stelle le porta a perdere il loro strato di idrogeno a causa dell’influenza gravitazionale del compagno stellare, lasciando dietro un nucleo di elio estremamente caldo. La ricerca di queste stelle è stata sfidante a causa della loro emissione di luce al di fuori dello spettro visibile, rendendole soggette ad oscuramenti da parte di polvere spaziale o ad eclissi causate dalle stelle compagne. L’indagine è iniziata nel 2016, e il team sta attualmente ampliando la ricerca su queste stelle “nude”, includendo nuove osservazioni e allargando l’indagine a più galassie, compresa la nostra Via Lattea. I dati e i modelli teorici generati sono resi disponibili per la comunità scientifica.
In sintesi, questa scoperta non solo contribuisce a migliorare la nostra comprensione delle stelle massicce, ma ci offre anche una visione di un universo più complesso e dinamico di quanto potessimo immaginare.