Negli annali della storia sismologica, spesso ritroviamo menzioni di cicli apparentemente regolari di attività sismica in determinati periodi dell’anno. Studi antichi, basati su osservazioni limitate e strumentazione primitiva, sembravano suggerire una qualche forma di connessione tra le fasi lunari o le stagioni e l’occorrenza dei terremoti. Tali approcci, pur fondamentali per il loro tempo, adottavano una prospettiva limitata, fornendo un impulso iniziale alla diffusione della credenza nella stagionalità sismica. Esaminando le testimonianze storiche, ci imbattiamo in un panorama dove la credenza della stagionalità sismica, ha spesso trovato adito. Lo studio di Vladimir G. Kossobokov e Giuliano F. Panza ci dimostra che si tratta solo di una credenza, smentita da evidenze scientifiche.
Narrazione storica e mitica
Un punto saliente di questa narrazione storica e mitica è l’osservazione delle antiche civiltà che collegavano eventi sismici a particolari periodi dell’anno o a configurazioni astronomiche. Queste credenze, passate di generazione in generazione, hanno contribuito a forgiare un’immagine di regolarità geologica basata su un calendario astrale.
Lo studio di Vladimir G. Kossobokov e Giuliano F. Panza, si propone di gettare uno sguardo critico su questa storia, sottolineando la necessità di una valutazione più approfondita e rigorosa delle prove a sostegno della credenza nella stagionalità sismica. Attraverso l’analisi dettagliata di cataloghi sismici autorevoli, test statistici avanzati e modelli di forze di marea, intendiamo ridefinire la percezione di questa credenza radicata, esplorando se la realtà scientifica corrisponda alle tracce che essa ha lasciato nella storia della sismologia.
Lo studio
In questa ricerca, Vladimir G. Kossobokov e Giuliano F. Panza, hanno analizzato tre aspetti fondamentali: il test non parametrico di Kuiper, il calcolo dei componenti tensori, le distanze preferite dalla Luna durante i terremoti.
Il test non parametrico di Kuiper
Le prove esistenti sui tempi di origine dei terremoti di magnitudo M ≥ 7:5 in tutto il mondo, basate su cataloghi sismici autorevoli, non consentono di respingere le ipotesi nulle di occorrenza casuale durante i cicli della Terra o della Luna. In particolare, le statistiche del test non parametrico di Kuiper per le variazioni cicliche applicate alle prove sismiche derivanti dalle distribuzioni empiriche dei giorni giuliani (JD) e delle fasi lunari (MP) per terremoti di origine M ≥ 7:5 non permettono di respingere le ipotesi nulle di distribuzioni uniformi all’interno dei cicli corrispondenti.
D’altra parte, lo stesso test di Kuiper consente di respingere le ipotesi nulle della stessa probabilità di occorrenza in qualsiasi JD o MP per terremoti di forte magnitudo M ≥ 6:0, almeno per gli ultimi quattro decenni delle presunte migliori determinazioni sui terremoti e, in particolare, per i terremoti nell’emisfero settentrionale (con un evidente pattern stagionale).
Il calcolo dei componenti tensori
Il problema dei tempi preferiti dell’attività sismica rimane in gran parte irrisolto da un punto di vista statistico, nonostante la vasta letteratura sull’influenza potenziale delle forze di marea sullo scatenare i terremoti esista e continui a crescere. Il calcolo dei componenti tensori delle forze di marea sferiche di Varga e Grafarend (2018) porta alla conclusione che le maree terrestri possono influenzare l’attività sismica in modo complesso: l’influenza dipende dalla posizione dell’ipocentro e dalla direzione dei componenti tensori di stress. La maggiore influenza è esercitata dalle maree zonali e settoriali; la loro magnitudine più grande, ∼1 kPa, può essere osservata alle alte latitudini e nella regione equatoriale. Al contrario, le maree tesserali (diurne) hanno molto probabilmente un effetto scatenante inferiore rispetto alle maree zonali e settoriali (a lungo periodo e semidiurne).
L’unico fattore che influenza i terremoti sono le maree
A differenza dello stress da marea, che aumenta significativamente il suo valore all’interno della Terra quando si sposta verso il basso dalla superficie, la magnitudine dello stress da carico oceanico diminuisce rapidamente con la profondità; l’influenza è limitata all’area carica e alla sua immediata vicinanza. Pertanto, l’influenza del carico oceanico sulla litosfera terrestre può avere un ruolo piuttosto limitato nello scatenare i terremoti attraverso le maree. Solo gli stress di taglio orizzontali, σφφ e σλλ, prodotti dalle maree terrestri, sono molto probabilmente in grado di contribuire all’occorrenza di un terremoto. Varga e Grafarend (2018) forniscono una revisione piuttosto completa della letteratura storica e moderna sull’influenza potenziale delle forze di marea sullo scatenare i terremoti.
Non esistono distanze preferite dalla Luna durante i terremoti
Le ipotesi associate ai giorni preferiti dei terremoti includono quelle relative alla distanza dalla Luna. Utilizzando il pacchetto freeware Stellarium 0.18.0 General Network Users (GNU) (Zotti e Wolf, 2019), abbiamo calcolato la distanza dal centro della Terra al centro della Luna variante da 350,957 a 412,292 km. Tuttavia, tali valori estremi non sono stati raggiunti nelle date dei terremoti dai tre cataloghi. Le statistiche del test di Kolmogorov–Smirnov suggeriscono l’assenza di distanze preferite alla Luna al momento dei terremoti; inoltre, per i principali terremoti M ≥ 6 del GHDB–ANSS, si osserva una probabilità molto alta (96,3%) della stessa distribuzione.
I risultati
Sulla base dei risultati dei test di ipotesi applicati alle statistiche mondiali dei terremoti, concludiamo che:
- l’influenza della posizione della Terra rispetto al Sole o alla Luna per l’occorrenza di terremoti è complessa e difficilmente può scatenare i terremoti più grandi del mondo di M ≥ 7:5;
- non c’è una distanza preferita alla Luna per i terremoti;
- l’unico fattore che realmente influenza i terremoti sono le maree.
Conclusione: alla luce delle maree, la stagionalità sismica perde consistenza
L’approfondita analisi condotta sui terremoti globali di magnitudo M ≥ 7:5 mette in discussione la credenza consolidata riguardante la presunta stagionalità sismica. I risultati indicano che la nozione di una regolare ricorrenza stagionale nei grandi terremoti non ha fondamenti scientifici. La mancanza di un modello stagionale chiaro suggerisce che altri fattori, soprattutto le maree terrestri, giocano un ruolo più significativo nell’indurre l’attività sismica di ampia portata. In tal modo, nonostante sarebbe bello poter “prevedere” i fenomeni sismici grazie al loro ripetersi stagionale, questa riflessione critica mette in discussione la convinzione consolidata nella stagionalità dei terremoti più forti del mondo, aprendo la strada a una comprensione più approfondita dei veri motori sismici globali.