“Come diceva Kennedy, andiamo nello spazio perché è difficile. La costrizione, l’avere a disposizione poche risorse, poco tempo, poco materiale fa tirare fuori le idee brillanti”. Così Andrea Pontremoli, Amministratore Delegato di Dallara Automobili, ha spiegato il motivo per cui l’azienda di Parma ha deciso di partecipare alla missione spaziale Axiom 3 verso la Stazione Spaziale Internazionale insieme a Barilla, Technogym, Gvm Care & Research e Giovanni Rana. Una missione resa fortemente italiana anche dalla presenza dell’astronauta Walter Villadei.
Prima del lancio da Cape Canaveral, previsto per le 22:49 ore italiane di giovedì 18 gennaio, Pontremoli ha partecipato al webinar organizzato da Evolution Forum “Sblocchi di partenza” accanto all’imprenditore e formatore Gianluca Spadoni per parlare di come essere e continuare ad essere innovativi. Una coppia di relatori di pregio che ha portato all’iscrizione di oltre 2.500 persone.
“Se un’azienda vuole lavorare su prodotti, servizi e processi innovativi – ha detto Andrea Pontremoli – ha bisogno di due elementi fondamentali. Il primo è la possibilità di fare errori. Occorre poter sbagliare molto per essere innovativi perché se non si può sbagliare, si fa solo quello che si sa già fare. Il secondo è la costrizione, la scarsità. E la costrizione nello spazio è enorme. Non c’è la gravità, non c’è l’acqua, ci sono temperature altissime o bassissime, radiazioni spaventose, interferenze elettromagnetiche, asteroidi. Sono una serie di elementi che ti costringono a pensare a soluzioni nuove”.
Soluzioni che poi trovano applicazioni molto utili anche sulla Terra. “Sono convinto – ha detto il manager di Dallara Automobili – che andare nello spazio ci aiuterà, attraverso quelle costrizioni di cui parlavo prima, a trovare soluzioni a tanti problemi che abbiamo quaggiù. Basti pensare che la corsa alla luna degli Stati Uniti ha portato qualcosa come 300 mila brevetti. Io oggi penso ad esempio all’acqua. Nello spazio non esiste, quindi è un elemento vitale e preziosissimo che, una volta portato dalla Terra, non va sprecato. Occorre riciclarla il più possibile. Questo diventa fondamentale anche a casa nostra, a maggior ragione con le previsioni climatiche dei prossimi anni. Allo stesso modo stiamo portando in orbita patate, pomodori e carote per provare a coltivarle nello spazio. Se riusciamo a crescere le patate sulla Luna, lo potremo fare anche nelle nostre zone desertiche, dando cibo a chi oggi sta morendo di fame. Capite che è un modo di ripensare al nostro mondo di oggi, attraverso un sistema innovativo dato dalla costrizione”.
Per quanto riguarda Dallara, sfrutterà il viaggio nello spazio per “fare degli esperimenti e provare dei nuovi materiali. In particolare andremo a sperimentare la resistenza alle radiazioni gamma di alcuni polimeri che ci servono poi per i nostri elementi compositi destinati a vetture, aeroplani e razzi”.