Bagnoli: il Sindaco Manfredi rilancia con ulteriore richiesta di fondi per la “bonifica”

Un banale risanamento di un sito industriale dismesso spacciato per un caso unico al mondo
MeteoWeb

di Benedetto De Vivo * – Sul caso Bagnoli sono intervenuto con diversi contributi (vedi lista sotto) ai quali rimando.

  1. De Vivo B., 2020. La bonifica del sito ex-industriale di Bagnoli (Napoli): la favola del “caso unico al mondo. ”http://www.meteoweb.eu/2020/10/bonifica-sito-ex-industriale-bagnoli/1488413/
  2. De Vivo B., 2021. Bagnoli – Napoli: la bonifica infinita. http://www.meteoweb.eu/2021/04/bagnoli-napoli-la-bonifica-infinita/1661459/
  3. De Vivo B., 2022. Il risanamento di un sito industriale dismesso. Bagnoli: davvero un caso unico al mondo? https://www.meteoweb.eu/2022/03/il-risanamento-di-un-sito-industriale-dismesso-bagnoli-davvero-un-caso-unico-al-mondo/1777807/
  4. Auriemma G., De Vivo B., Manno M., 2022. Commenti su motivazioni della Sentenza di Processo di Appello su Bonifica di Bagnoli. https://www.meteoweb.eu/2022/07/commenti-su-motivazioni-della-sentenza-di-processo-di-appello-su-bonifica-di-bagnoli/1813154/
  5. De Vivo B., Auriemma G., Manno M., 2023. Bagnoli: il risanamento di un sito industriale dismesso spacciato per un caso unico al mondo. https://www.meteoweb.eu/2023/07/bagnoli-la-bonifica-infinita-spacciata-per-un-caso-unico-al-mondo/1001269572/
  6. De Vivo B., Auriemma G., Manno M., 2023. Commenti su motivazioni della Sentenza della Cassazione su Bonifica di Bagnoli. https://www.meteoweb.eu/2023/07/commenti-su-motivazioni-della-sentenza-della-cassazione-su-bonifica-di-bagnoli/1001278192/
  7. De Vivo B., Lima A., Albanese S., Auriemma G., Manno M. and Roberts E., 2024. The Bagnoli-Napoli brownfield site in Italy: Before and after the first remediation phase. In: De Vivo B., Belkin H.E. and Lima A. (Eds), Environmental Geochemistry, Elsevier (The Netherlands). ISBN: B978-0-443-13801-0.00006-2. Elsevier (Netherlands), ?? pp.
  8. De Vivo B., Laor E. and Rolandi G., 2022. Where there’s No Science – Probabilistic hazard assessment in volcanological and nuclear waste settings: Facts, needs and challenges in Italy. In: “Earthquakes and Sustainable Infrastructure: neodeterministic (NDSHA) approach guarantees prevention rather than cure”, Panza G., Kossobokov V. G., Laor E. & De Vivo B., Eds, Elsevier. Doi: 10.1016/B978-0-12-823503-4.00001-4; ISBN: 978-0-12-823503-4, 297-324 pp.

Commento in questo mio intervento articolo di A. Di Costanzo pubblicato su La Repubblica-Napoli il 30/1/24: Manfredi rilancia: “Stop alla rimozione della colmata a Bagnoli. E’ meglio sigillarla”. Da quanto riporta il giornalista Di Costanzo è la fiche che il Sindaco Manfredi rilancia sul tavolo di Bagnoli, con una richiesta a dir poco strabiliante di ulteriori ingenti fondi (1 miliardo e 200 milioni) che vanno ad aggiungersi agli oltre 800 milioni di Euro già sperperati in pregresse attività di bonifica condotte da BagnoliFutura SpA. Per onestà intellettuale devo ribadire che quanto sostiene ora il Sindaco Manfredi l’ho sempre sostenuto da quando ero componente della Commissione di Esperti, 1995-2001 (nominata dal Governo di allora). A prescindere dai motivi di costi-benefici che porta il Sindaco, la mia personale contrarietà a rimuovere la Colmata con l’idea della ricostituzione di antica linea di costa (spiaggia) era e sarebbe ancora ora motivata dal fatto geologico che la rimozione della Colmata comporterà assolutamente l’erosione della spiaggia che si vorrebbe ricostituire da parte delle correnti marine. Ben tenendo presente che una spiaggia si forma se esistono condizioni di equilibrio fra apporti provenienti da terraferma (ruscelli, torrenti, o fiumi che siano) e correnti marine. In epoca pre-industriale a Bagnoli l’apporto dei sedimenti da terra era garantito da piccoli ruscelli provenienti dalle colline del Vomero. Con urbanizzazione completa delle aree a monte (Vomero, Fuorigrotta, etc) tali apporti non esistono più, e quindi le correnti marine avrebbero la prevalenza e andrebbero ad erodere la spiaggia che si creerà. La motivazione della Legge del 1996 e del vincolo del Ministero dei Beni Culturali (a.9 della Costituzione) imponevano il ripristino naturale della linea di costa, allora fu deciso con una Legge, che la Colmata dovesse essere rimossa. Ne consegue da ciò che per mantenere il ripristino della linea di costa e quindi della spiaggia che si andrà a ricostruire dovranno necessariamente essere previste opere soffolte a protezione dell’integrità della “nuova” spiaggia. Ma il Sindaco/Commissario Manfredi per le opere che dovranno ridisegnare Bagnoli apre le porte ai privati. Porte che in verità sono state sempre apertissime visto il parterre dei grandi elettori per la sua elezione a Sindaco di Napoli. Il Sindaco non ne fa certo mistero in merito: “I terreni verranno venduti ai privati, e questo determinerà un incasso da parte del governo perché questi sono fondi governativi, è Invitalia l’interlocutore naturale. Tutti gli interventi di tipo infrastrutturale sono di competenza pubblica, ma tutti quelli di tipo fondiario sono di competenza di Invitalia”. In questo c’è un elemento di chiarezza…. Nessuna sorpresa per quanto mi riguarda da cittadino.

Le soluzioni complessive che ho proposto in vari interventi e che di seguo ripropongo, sono semplici, veloci, e soprattutto “economiche”, mirate soprattutto alla salvaguardia della cosa pubblica, e quindi a beneficio dei cittadini. Insomma non sono per niente “complicate” come vorrebbe fare intendere il Sindaco Manfredi. Che di fronte a uno scenario, a detta di giornalista, che definire complicato è poco… richiede – bontà sua – solo 1 miliardo e 200 milioni. In ogni caso, le mie valutazioni sono fatte in base ad una legge esistente, che prevede l’eliminazione della Colmata. (vedi anche: De Vivo B., Auriemma G, Manno M, 2021. Il risanamento di un sito industriale dismesso. Bagnoli: davvero un caso unico al mondo? La Valle del Tempo. 186 pp. ISBN 979-12-80730-06-0).

Nello specifico della problematica Colmata, per motivazioni geo-morfologiche, e non per quelle di costi-benefici invocate, il Sindaco avrebbe ragione. E’ quanto ho sostenuto dalla prima seduta alla quale fui convocato quale componente delle Commissione di Esperti (1995-2001). Lo sostengo per onestà intellettuale, nonostante la mia totale mancanza di sintonia, sia politica che personale, nei confronti del Sindaco Manfredi.

In sintesi, partendo da zero, per la bonifica/messa in sicurezza dell’area di Bagnoli, a terra e marina, al più si dovrebbe prevedere una spesa che non vada oltre circa € 415 milioni (questi sono i costi calcolati, con colleghi, Esperti di U.S. EPA – Agenzia Governativa Americana per la Protezione Ambientale) (vedi calcoli alla fine di questo documento).

Rimando alla lettura del libro De Vivo et al, 2021 e agli articoli pubblicati su MeteoWeb, per chi voglia capire cosa è successo, dal 1995 a oggi. Nel libro facciamo una cronistoria della vicenda Bagnoli dal 1991 a oggi, con discussione di aspetti tecnici, senza entrare nel merito di aspetti giudiziari di competenza dei Tribunali.

Il caso della “bonifica” del sito ex-industriale di Bagnoli (Napoli) è una vicenda che si protrae dal 1991, ancora senza soluzione. Per chiarire, nel contesto USA, di siti industriali dismessi (definiti brownfield sites) ve ne sono almeno 450.000! Hanno forse bonificato 450.000 brownfield sites? No! Procedono, generalmente, molto più semplicemente con la loro messa in sicurezza permanente, in funzione della destinazione d’uso dei terreni. I Tedeschi nella Ruhr sono intervenuti su di un’area ex-industriale della stessa tipologia di inquinamento di Bagnoli, ma con un’estensione molto superiore, spendendo cifre molto più contenute. In pochi anni hanno trasformato il sito in un parco pubblico frequentato da milioni di visitatori. Ma è mai possibile continuare con questo enorme spreco di denaro pubblico a Bagnoli, che non è per nulla un “caso unico al mondo”? Di “unico” c’è solo il vergognoso sperpero di denaro pubblico, senza pudore.

La speranza era che il soggetto attuatore, Invitalia, che era subentrato a BagnoliFutura SpA, non continuasse a sostenere la favola che la bonifica costituirebbe un’operazione “unica al mondo”, e che si procedesse velocemente al risanamento del sito, come si fa in tutti i Paesi normali del mondo. Riguardo la nuova bonifica del sito di Bagnoli, finanziata dal Governo Conte 1 con nuove ingenti risorse pubbliche, Invitalia, quale soggetto attuatore, aveva bandito un Concorso di Idee. Il Concorso prevedeva, sorprendentemente, solo la manifestazione di idee per un piano urbanistico, non essendoci alcuna voce che riguardasse il risanamento ambientale. E’ stata questa una scelta veramente singolare, in quanto un progetto urbanistico su un brownfield site non può prescindere dalla progettualità e fattibilità del risanamento ambientale. Era stato peraltro nominato dal Governo un Commissario Straordinario, le cui funzioni erano chiare, definite da una Legge dello Stato e da una sentenza del Consiglio di Stato, ma non altrettanto chiara è stata la reale capacità di incidere positivamente a beneficio delle necessarie sinergie istituzionali. Rispetto al passato, sembra che nulla sia cambiato, mentre la soluzione potrebbe essere meno complicata, veloce e relativamente più economica rispetto a quanto prospettato ora dal Sindaco Manfredi. Le critiche costruttive rispetto alle idee progettuali di cui si ha notizia attraverso stampa, rimangono invariate, con la speranza che il Sindaco recepisca le idee progettuali di massima anche di altri.

Prima di illustrare le idee progettuali di massima, faccio alcune considerazioni preliminari:

Per quanto riguarda la decisione di destinare ad aree residenziali una parte dei terreni da bonificare, bisogna mettere in evidenza, che il territorio di Bagnoli ricade interamente nella Zona Rossa del sistema vulcanico (attivo) dei Campi Flegrei (dove è attualmente in corso una crisi bradisismica con sismi di bassa magnitudo a circa 3 km di profondità). Nelle Zone Rosse a rischio vulcanico la densità abitativa andrebbe disincentivata, non incrementata. Politici accorti, nell’amministrare il territorio, dovrebbero gestirlo con lungimiranza e ragionevolezza, approfittando del “riposo” dei vulcani, in funzione delle generazioni future.

Si vuole forse ripetere a Bagnoli, quanto già fatto, scelleratamente, con la costruzione dell’Ospedale del Mare (NB: Opera collaudata da Prof. E. Cosenza, attuale Assessore alle Infrastrutture del Comune di Napoli) in piena Zona Rossa del Vesuvio, con il silenzio/assenso dell’intera comunità vulcanologica italiana? Rimando, gli interessati, alla lettura di contributo scientifico 8 riportato in premessa (De Vivo et al., 2022). Da notizie stampa sembrerebbe che ora, ancora più scelleratamente, sia prevista la costruzione di un secondo Ospedale (Nuovo Santobono) adiacente all’Ospedale del Mare… Richiamo qui anche incidente, molto fortunatamente senza vittime, nel piazzale dell’Ospedale del Mare, solo perché non sì è verificato sotto le strutture dell’Ospedale. Quanto verificatosi era ed è ampiamente prevedibile quando si costruiscono megastrutture su terreni piroclastici. Un bravo studente di geologia conosce cosa sono i “sink holes”. Possono ignorare i rischi dei potenziali “sink holes” luminari dell’Ingegneria sismica e strutturale?

Con altri colleghi, ho fatto alcune considerazioni sulle problematiche relative a Colmata a Mare, Amianto, e utilizzo di phytoremediation per eliminare IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) e PCB (Policlorobifenili) dai suoli di Bagnoli:

Colmata a mare: La questione della rimozione o meno della Colmata è stata, spesso, negli anni passati al centro del dibattito cittadino. Personalmente ho sempre ritenuto non opportuno rimuovere la Colmata, e questa posizione la espressi con chiarezza in una delle prime riunioni della Commissione di Esperti (CE) di cui ero componente (la CE, coadiuvava con pareri tecnici, il Comitato di Alta Vigilanza, che controllava le attività di monitoraggio – da 1995 a 2001 – del sito ex-industriale di Bagnoli, affidato ad allora Bagnoli SpA) finché, poi si decise, sulla base del pesante inquinamento di IPA e PCB riscontrato su almeno il 40% dell’area della Colmata, per la sua rimozione. Ciò anche in considerazione del fatto che una Legge specifica obbliga a provvedere alla sua eliminazione. Ciò nondimeno, già in sede di CE, feci presente che eliminando la Colmata si sarebbe dovuto provvedere, con opere soffolte, ad impedire che la nuova spiaggia che si creerà sia sottoposta ad una erosione accelerata. Allo stato dei fatti, quali che siano i pro e i contro, esiste quindi una Legge apposita, che obbliga a procedere alla rimozione della Colmata. La Colmata a Mare, secondo quanto previsto dalla Legge, andrà rimossa, prevedendo la ricostituzione della spiaggia, in continuità con gli arenili Nord e Sud. L’arenile Nord, a quanto ci risulta, dovrebbe essere stato già “bonificato” con collocazione di teli HDPE, ricoperti da sabbie incontaminate provenienti dalla Regione Puglia. Anche sulla nuova spiaggia, cioè sull’area ora occupata dalla Colmata a Mare, andrebbe realizzato lo stendimento di teli HDPE e il ripascimento con sabbia incontaminata di provenienza esterna. Il materiale non contaminato, rimosso dalla Colmata, potrebbe essere collocato nell’area a terra destinata ad uso commerciale. Il materiale contaminato da IPA/PCB/Idrocarburi Totali, può trovare uguale collocazione, dopo essere stato sottoposto ex-situ a trattamento di desorbimento termico.

La presenza di materiale contenente amianto (MCA), interrato nell’ex sito Eternit: Il MCA avrebbe potuto rimanere interrato, in quanto MCA, se non volatilizzato, non costituisce pericolo per alcuno. Semplicemente, l’area con MCA interrato avrebbe potuto essere destinata a Parco Pubblico, previa messa in sicurezza con una coltre di terreno incontaminato (capping), evitando quindi di progettare manufatti per la cui costruzione sarebbe necessario movimentare terreni. Avere rimosso (pare con una spesa di oltre 20 milioni di €) MCA ha rappresentato invece un puro spreco di denaro pubblico. Evidentemente, si potrebbe pensare, ci si prepara a uno sviluppo edilizio dell’area dalla quale si rimuove amianto, lisciando il pelo a presunti ambientalisti.

Utilizzo delle tecniche sperimentali di phytoremediation: La tecnica della phytoremediation, ovvero della “bonifica” dei suoli contaminati attraverso il metabolismo vegetale, potrebbe essere utilizzata per alcuni specifici elementi/composti potenzialmente tossici, ma non esiste alcuna pianta che sia in grado di rimuovere contemporaneamente, da un sito contaminato, tutti gli elementi e composti potenzialmente tossici (siano essi inorganici che organici). Che poi delle piantine erbacee, con radici max di 15/20 cm, siano capaci di eliminare composti organici (IPA, PCB) fino alla falda, che a Bagnoli arriva fino a 4-5 m di profondità, è pura fake science. Le piante per potere “assorbire” elementi metallici e/o composti organici (IPA e PCB), li devono trovare solubilizzati nella matrice liquida (acqua di falda). Il problema è che i composti organici, in particolare IPA e PCB, sono sostanze lipofiliche, vale a dire pochissimo solubili in acqua, che pertanto rimangono essenzialmente “bloccate” nella matrice solida (suoli). Ne consegue che nei suoli dove tali inquinanti sono presenti in quantità significative, in concentrazioni superiori alle soglie fissate dal D.Lgs. 152/2006, certamente non possono essere eliminati per dilavamento e soluzione nella falda. In ogni caso, non è pensabile utilizzare una tecnica che si può definire nella migliore delle ipotesi, sperimentale, in un sito che dovrebbe essere restituito quanto prima alla fruizione dei cittadini, al termine dei 2-3 anni che si prevedono di impiegare per portare a termine le attività di bonifica/messa in sicurezza del sito. In parole semplici, in una situazione qual è quella di Bagnoli, si dovrebbe operare solo con tecnologie sicure e già sperimentate, ovvero con un livello massimo di maturità tecnologica (Technology Readiness Level, TRL) pari a 9. Altrimenti si tratterebbe di una “bonifica potenziale”, la cui efficacia andrebbe verificata tra un numero indefinito di anni. In altre parole si tratterebbe di una “bonifica” a … futura memoria.

Idee progettuali di massima

Senza entrare, in questa fase, nel merito delle soluzioni tecniche di dettaglio nelle varie zone del sito, ribadisco il concetto generale che la soluzione a Bagnoli, sulla falsariga di quanto realizzato in decine di migliaia di brownfield sites nei soli USA e nel mondo, é in realtà molto più semplice, veloce e relativamente economica di quanto si potrebbe pensare. Bisognerebbe smetterla con la favola del “caso unico al mondo”! In estrema sintesi, la soluzione è la messa in sicurezza del sito e sua trasformazione in un grande Parco pubblico. In collaborazione con Team Excalibur Group, con esperti Cinesi e Italiani, ho ideato quanto segue:

Lo sviluppo di abitazioni residenziali in piena Zona Rossa è irresponsabile. Bagnoli è ubicata in Piena Zona Rossa per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei. Incrementare la densità abitativa sarebbe una decisione scellerata. Ma se si volesse procedere in tale direzione, i terreni destinati a uso residenziale dovrebbero essere messi in sicurezza rimuovendo i contaminanti organici con tecniche sperimentate (desorbimento termico in situ/estrazione sotto vuoto), seguite da capping con suoli non contaminati, per salvaguardare comunque i residenti dal contatto con elementi/composti potenzialmente tossici. Ai residenti andrebbero poi precluse attività di scavo o uso di acque sotterranee. Per evitare intrusioni di contaminanti che si volatilizzano da acque sotterranee (Radon di origine vulcanica e IPA/PCB), le abitazioni residenziali dovrebbero essere costruite protette da barriere ingegnerizzate/sistemi di depressurizzazione.

Gli interventi a terra, in aree destinate a parchi e complessi sportivi, dovrebbero perseguire due obiettivi: la messa in sicurezza della matrice terreno/suolo e l’abbattimento della carica inquinante della falda freatica. La messa in sicurezza dovrebbe essere imperniata su due interventi: la posa in opera di teli di geoteli ricoperti (capping) da terreni incontaminati e/o con basse concentrazioni di inquinanti, sia organici (IPA, PCB, Idrocarburi Totali) che inorganici. Su tali terreni, una volta che siano stati messi in sicurezza, si possono poi collocare suoli non contaminati e tutte le specie vegetali possibili, secondo i suggerimenti di botanici e agronomi.

Si dovrebbe prevedere solo un limitato uso del suolo per uso commerciale: Gli standard italiani per contaminazione da IPA/PCB/Idrocarburi Totali e Metalli Potenzialmente Tossici nei suoli/terreni a uso commerciale devono essere rispettati attraverso opere di capping con terreni incontaminati dello spessore di circa 1 metro, e con misure istituzionali per prevenire l’esposizione umana rispetto ai suoli/terreni al disotto del metro superficiale di capping. Per le acque di falda si dovrebbe mettere in opera una barriera ingegnerizzata per il controllo dei vapori e per l’estrazione sotto vuoto di Radon e IPA/PCB/Idrocarburi Totali allo scopo di proteggere gli edifici (non residenziali) che si costruiranno.

Acque sotterranee: Per le acque di falda è possibile un intervento che utilizzi barriere reattive permeabili. Una tecnica diffusamente utilizzata da decenni in aree minerarie carbonifere e recentemente implementata e sperimentata in Cina con l’utilizzo di varie tecnologie, comprese le nanotecnologie sperimentali. Quest’ultime prevedono l’uso di carbonio attivo granulare polverizzato e Ferro zero-valente e/o argille ingegnerizzate con iniezioni di nanobolle di Ossigeno, in base ai risultati della caratterizzazione geochimica del corpo idrico, con uno scavo ortogonale al flusso, riempito di materiale reattivo e quindi, nel caso specifico, verosimilmente parallelo alla linea di costa.

Acque piovane/Canale Bianchettaro: Ulteriori scarichi di deflusso a mare delle acque superficiali del Canale Bianchettaro e di qualsiasi altro scarico dall’area contaminata dovrebbero essere intercettati per eliminare la possibilità di un continuo trasporto di sedimenti contaminati da IPA/PCB/Idrocarburi Totali e di una loro deposizione a mare.

Area spiaggia: Gli arenili a nord e a sud della Colmata a Mare e la spiaggia che si creerà dopo l’eliminazione di quest’ultima dovranno soddisfare gli standard di Legge italiani per i sedimenti marini contaminati da IPA/PCB/Idrocarburi Totali e Metalli Potenzialmente Tossici. Si ipotizza la costruzione di scogliere (a circa 100-150 m dalla spiaggia) per creare condizioni di mare calmo (senza correnti marine) e la messa in opera di una copertura di 25-30 cm (sostanze organiche stabilizzanti o altri materiali) fra spiaggia e scogliera. Le scogliere avrebbero anche lo scopo di evitare l’erosione sia degli attuali Arenili nord e sud, che della nuova spiaggia che si creerà sull’area ora occupata dalla Colmata.

Sedimenti marini: Si dovrebbe esaminare la possibilità di bonificare i sedimenti marini contaminati da IPA/PCB/Idrocarburi Totali per soddisfare gli standard italiani di Legge. Tuttavia, la notevole estensione dell’area di impatto potrebbe precludere il raggiungimento di questi standard su tutta l’area. L’obiettivo importante, comunque, è quello di consentire la balneazione senza esporre a rischio eccessivo la popolazione interessata. Questo si dovrebbe poter realizzare, almeno fino a una distanza di 100-150 m dalla linea di costa e fino alla profondità di 2 metri, mentre i sedimenti marini oltre i 100-150 m dalla linea di costa dovrebbero essere resi meno biodisponibili (trattando i sedimenti bentonici con pellets adsorbenti dei contaminanti, composti da carbonio attivo granulare e argilla) e mettendo in atto misure istituzionali per vietare la pesca in queste acque.

bagnoli

Nelle pagine di altri interventi su MeteoWeb e in Libro De Vivo et al, 2021, sono riportati esempi di siti ex-industriali dismessi (brownfield sites) (Bethlehem Steel, Bethlehem, Pennsylvania USA; Seattle Gas Works, Seattle, Washington, USA; Penisola di Whittier, Ohio, USA; Landschaftspark, Duisburg-Nord, Germania; Westergasfabriek, Ex Gas Works, Amsterdam, Paesi Bassi) in cui sono state effettuate con successo opera di bonifica-messa in sicurezza/risanamento in tempi ragionevolmente veloci e con costi molto più bassi, assolutamente non comparabili con quelli già sostenuti e da sostenere per il caso di Bagnoli definito impropriamente “unico al mondo”. I lettori potranno così rendersi conto di come in altri Paesi si opera risanamento ambientale, tenendo in conto l’interesse dei cittadini, in un’ottica di corretta valutazione dei costi/benefici. I denominatori comuni, che sono la chiave per questi progetti, includono: (a) copertura (capping) del suolo contaminato con uno strato di terreno non contaminato; (b) divieto dell’uso delle acque sotterranee; (c) registrazione legale delle restrizioni sull’uso del suolo sugli atti di proprietà per controllare i futuri usi del suolo; (d) rigenerazione dei siti, senza la pretesa di “ricostruire” i siti alle condizioni, incontaminate, pre-esistenti le attività industriali. E’ sorprendente come in Italia si continui ad operare nella più completa ignoranza di quanto viene realizzato in decine di migliaia di bronwnfield sites in giro per il mondo.

* Benedetto De Vivo, Professore Straordinario presso l’Università Telematica Pegaso, Napoli; Adjunct Prof.: presso Virginia Tech, Department of Geosciences, Blacksburg 24061, VA, USA; Nanjing University, Nanjing, Cina; Hubei Polytechnic University, Huangshi, Cina. Già Prof. Ordinario di Geochimica Ambientale presso l’Univ. di Napoli Federico II. 2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemists. In Lista di University Manchester, UK, tra i Top Italian Scientists (nella Disciplina Natural & Environmental Sciences).

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