Sia le piante sia gli animali fanno affidamento sul ferro per la crescita e la regolazione dei microbiomi e per influenzare la loro immunità. Ma nel caso dei vegetali c’è di più: questa sostanza è in grado di promuovere la loro resilienza ai cambiamenti climatici. A scoprirlo sono stati gli scienziati del Salk Institute in uno studio pubblicato sulla rivista Nature.
Per il loro studio, i ricercatori hanno utilizzato una piccola pianta Arabidopsis thaliana, coltivandola in un substrato di crescita a basso e alto contenuto di ferro, quindi hanno aggiunto frammenti di flagelli (piccole code che i batteri usano per muoversi) per imitare la presenza di batteri. L’ipotesi iniziale era una ‘competizione’ tra pianta e microrganismo per conquistare la quantità di ferro disponibile, ma non è stato così. Quando le radici sono state esposte ai flagelli in ambienti a basso contenuto di ferro, le piante hanno dato una risposta inaspettata, eliminando il segnale di carenza di ferro IMA1. Quando le radici venivano esposte ai flagelli in ambienti ricchi di ferro, IMA1 non veniva eliminato, ma non era necessario esprimerlo poiché i livelli di ferro erano sufficienti.
Gli esperti ritengono che IMA1 possa essere un obiettivo utile per ottimizzare l’immunità delle piante, che diventerà sempre più importante man mano che il clima del pianeta continua a cambiare e le malattie inizieranno a evolversi più rapidamente. Scoprire che le piante arrestano l’assorbimento del ferro e bloccano la loro crescita di fronte a batteri potenzialmente dannosi è l’inizio di una storia molto più lunga sulla resilienza delle piante, sui microbiomi vegetali e animali e sul cambiamento climatico.