Le malattie neurodegenerative, tra cui la sclerosi multipla e l’Alzheimer, continuano a sfidare la medicina moderna, ma una ricerca innovativa pubblicata su Nature rivela che le loro origini affondano nel DNA delle popolazioni europee che hanno abitato il continente migliaia di anni fa, provenienti dall’Asia. Un gruppo internazionale di circa 175 ricercatori, con la guida delle Università di Cambridge, Copenaghen e della California a Berkeley, ha condotto una straordinaria indagine su un periodo che spazia da 34.000 anni fa fino all’era vichinga e al Medioevo.
La Banca Genetica Umana di 34.000 anni fa
Negli ultimi cinque anni, questo team di scienziati ha sviluppato la più grande banca genetica umana antica, sfruttando analisi dettagliate di ossa e denti appartenuti a quasi 5.000 individui. Numerose istituzioni italiane, tra cui le università Sapienza e Tor Vergata di Roma, l’Università di Siena e varie Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, hanno contribuito a questa straordinaria impresa.
L’indagine ha spaziato in un arco temporale estremamente ampio, esaminando il DNA di popolazioni antiche fino a 34.000 anni fa, attraverso l’era vichinga e il Medioevo. Questo viaggio nel tempo ha fornito un quadro completo delle influenze genetiche che hanno plasmato le comunità del passato.
La migrazione e le varianti genetiche
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dalla ricerca è la scoperta che i geni correlati allo sviluppo della sclerosi multipla sono stati introdotti nell’Europa Nord-occidentale circa 5.000 anni fa. Questa introduzione è stata attribuita agli allevatori migranti dall’Oriente. Le varianti genetiche associate a tali malattie sembrano aver conferito un vantaggio di sopravvivenza a questi individui, proteggendoli probabilmente dalle infezioni trasmesse dal bestiame.
L’analisi delle connessioni tra migrazioni antiche, varianti genetiche e sopravvivenza fornisce uno sguardo intrigante sulla complessità della storia genetica europea e sulle origini di malattie che ancora oggi affliggono l’umanità. Esplorare il passato potrebbe rivelare chiavi importanti per affrontare le sfide mediche del presente e del futuro.