Le microplastiche raggiungono anche l’Antartide, contaminato il regno dei ghiacci

La presenza di microplastiche negli oceani è stata precedentemente documentata
MeteoWeb

Le microplastiche hanno raggiunto persino l’Antartide, secondo quanto rilevato dal ricercatore colombiano Paulo Tigreros, che ha esaminato le acque ghiacciate dello Stretto di Gerlache. Questo stretto, un corridoio naturale lungo circa 160 km, separa l’Arcipelago di Palmer dall’estremità della Penisola Antartica. Nonostante la sua posizione remota e isolata, apparentemente al sicuro dal degrado ambientale, il luogo incontaminato mostra segni di contaminazione.

I campioni d’acqua raccolti da Tigreros e dai suoi colleghi a bordo della nave ARC Simon Bolivar della marina colombiana hanno rivelato la presenza di polimeri e altri composti tossici con dimensioni variabili da 5 mm a un millesimo di millimetro. Queste particelle, con il loro impatto ancora poco conosciuto, sembrano aver già raggiunto la calotta polare, dove si mescolano le acque provenienti dai 3 oceani: Pacifico, Atlantico e Indiano.

Le microplastiche negli oceani

La presenza di microplastiche negli oceani è stata precedentemente documentata a causa dell’inquinamento su vasta scala provocato dai rifiuti umani, con milioni di tonnellate di plastica che raggiungono le acque ogni anno. Questi frammenti microscopici sono il risultato del degrado fisico e chimico di oggetti che richiedono centinaia di anni per decomposizione. Sebbene il loro impatto sugli ecosistemi marini sia ancora oggetto di studi, il biologo marino Tigreros avverte che le microplastiche sono “onnipresenti” negli oceani e possono avere effetti fatali sugli animali e sugli ecosistemi.

Uno studio condotto nel 2019 dall’Università di Canterbury in Nuova Zelanda aveva già rivelato la presenza di microplastiche nella neve antartica, sottolineando l’estensione del problema.

Secondo le Nazioni Unite, oltre 430 milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte ogni anno in tutto il mondo. Nonostante la sua lontananza geografica, il “continente bianco” è notevolmente vulnerabile alle minacce esterne. Le particelle potrebbero aver raggiunto l’Antartide attraverso le correnti oceaniche o addirittura nell’atmosfera, trasportate da mammiferi marini e pesci che migrano verso i tropici in determinati periodi dell’anno, solo per ritornare pochi mesi dopo.

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