Un gruppo di scienziati, guidato da un oceanografo dell’Università di Tulane, ha recentemente compiuto una scoperta epocale, gettando nuova luce sulle intricate relazioni tra i livelli di ossigeno negli oceani e il biossido di carbonio nell’atmosfera terrestre durante l’ultima era glaciale. La ricerca, pubblicata su Science Advances, non solo fornisce una finestra senza precedenti sul passato, ma apre anche le porte a una migliore comprensione di come i cicli oceanici del carbonio risponderanno al riscaldamento globale.
Lo studio
Il team, capitanato dalla dottoressa Yi Wang, professore assistente di Scienze della Terra e dell’Ambiente presso la Tulane University School of Science and Engineering, ha analizzato depositi profondi sotto il fondale oceanico. Questi depositi, risalenti a oltre 11.000 anni fa, rivelano un modo innovativo di misurare i livelli di ossigeno nei mari e la loro connessione con il biossido di carbonio nell’atmosfera durante gli ultimi giorni dell’era glaciale.
L’oceano, in particolare l’Oceano Antartico, gioca un ruolo cruciale nel modulare la quantità di ossigeno e carbonio nell’atmosfera. In periodi di transizione tra ere glaciali e climi più caldi, gli oceani rilasciano il gas serra, contribuendo al complesso quadro delle variazioni climatiche. La ricerca dimostra una sorprendente correlazione tra i contenuti globali di ossigeno nell’oceano e la CO₂ atmosferica dall’ultima era glaciale ai giorni nostri.
Il metodo innovativo utilizzato dal team coinvolge l’analisi di sedimenti marini raccolti dal Mar Arabico. Misurando con precisione gli isotopi del metallo tallio intrappolati in questi sedimenti, gli scienziati sono stati in grado di ricostruire con dettaglio gli antichi livelli di ossigeno nell’oceano. I risultati sono stupefacenti: durante l’ultima era glaciale, l’oceano globale ha perso complessivamente ossigeno rispetto all’attuale periodo interglaciale più caldo.
Ciò che emerge è una storia intricata di deossigenazione oceanica globale durante riscaldamenti repentini nell’emisfero settentrionale e, al contrario, una maggiore presenza di ossigeno durante raffreddamenti repentini durante la transizione dall’ultima era glaciale ai giorni nostri. Tuttavia, la sorpresa più grande è il ruolo chiave svolto dall’Oceano Antartico in questi processi.
Il dottor Sune Nielsen, scienziato associato presso l’Istituto Oceanografico di Woods Hole e coautore della ricerca, sottolinea l’importanza di questo studio: “Questi nuovi dati sono davvero importanti, perché mostrano che l’Oceano Antartico svolge un ruolo cruciale nella modulazione della CO₂ atmosferica.” Le regioni ad alta latitudine, le più colpite dai cambiamenti climatici antropogenici, sembrano avere un impatto sproporzionato sulla CO₂ atmosferica.
Le implicazioni di queste scoperte sono profonde. Non solo offrono un’analisi senza precedenti dei passati cicli di deossigenazione oceanica, ma proiettano anche uno sguardo sul futuro. Con il riscaldamento globale in corso, comprendere come l’Oceano Antartico influenzi dinamicamente la CO₂ atmosferica è di vitale importanza per le previsioni climatiche future.
Il lavoro della dottoressa Yi Wang e del suo team rappresenta un passo significativo verso la comprensione dei meccanismi che guidano il nostro clima e sottolinea l’importanza di preservare e studiare il nostro prezioso ambiente marino. La ricerca non solo ci rivela il passato nascosto sotto le onde, ma ci fornisce anche una bussola preziosa per navigare nel futuro incerto del nostro pianeta.