Lo tsunami causato dal terremoto magnitudo 7.6, verificatosi il 1° gennaio nella penisola di Noto, nel Giappone centro-occidentale, ha prodotto onde che hanno invaso circa 190 ettari di territorio in 3 diverse municipalità. Questa informazione è stata resa nota dal governo di Tokyo, che è riuscito a determinare l’estensione dell’inondazione attraverso immagini aeree scattate da elicotteri e dati cartografici forniti dall’Agenzia Nazionale per l’Intelligence Geospaziale.
Una squadra della Japan Society of Civil Engineers, durante un sopralluogo, ha riscontrato segni evidenti di onde provocate dal maremoto, alcune delle quali hanno raggiunto un’altezza di 4 metri in diverse località. In merito a ciò, Yoshimasa Hayashi, capo di Gabinetto, ha annunciato durante una conferenza stampa che i frangiflutti in almeno 7 spiagge sono stati danneggiati dall’impatto delle potenti onde.
A due settimane dal sisma, la prefettura di Ishikawa ha aggiornato il bilancio delle vittime, che ora conta 222 morti, mentre risultano ancora 26 persone disperse. La situazione post-terremoto e maremoto continua a rappresentare una sfida per le autorità locali e nazionali, che stanno lavorando per affrontare le conseguenze e fornire assistenza alle comunità colpite.