Nel corso del terremoto che ha colpito il Giappone, si sono verificate accelerazioni del suolo estremamente intense, superando i 2g: è quanto ha reso noto il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, il quale ha spiegato che il sisma è stato caratterizzato da un insolito movimento “antigravità”, rappresentato da uno scorrimento della crosta verso l’alto. Secondo Doglioni, questa particolare dinamica suggerisce che la sequenza di scosse secondarie tenderà a esaurirsi rapidamente, a meno che non si verifichino nuove attivazioni della faglia.
Il presidente dell’Istituto ha dichiarato che il terremoto in Giappone è stato causato da un fenomeno di compressione. L’intera regione è spinta verso Ovest: la magnitudo del terremoto è stata stimata tra 7,4 e 7,6, a seconda delle tecniche di analisi utilizzate, ed è stato causato dallo scorrimento verso l’alto, in uno straordinario movimento “antigravità”, di una porzione della crosta terrestre.
“A differenza delle scosse che si verificano in Italia che sono generalmente a favore di gravità, in questo caso in Giappone ci aspettiamo che la sequenza finisca relativamente presto. La sequenza iniziata nell’Appennino ad Amatrice e Norcia, ad esempio, ha una dinamica differente e ci ha messo anni ad esaurirsi, non lo è ancora pienamente,” ha affermato Doglioni.
Tra gli aspetti più significativi del recente sisma, spiccano i notevoli picchi di accelerazione del terreno, i quali hanno superato in alcune zone i 2 g, l’accelerazione di gravità. “Un’accelerazione molto intensa che, anche se di breve durata, crea forti sollecitazioni agli edifici. In Italia da normativa gli edifici sono costruiti per resistere a massimo 0,3 o 0,4 g,” ha proseguito Doglioni. I nuovi dati registrati in Giappone, ha aggiunto il presidente INGV, devono servire per comprendere aspetti ancora poco noti dei terremoti. A contenere il numero di vittime sono state le tecniche di costruzione edilizia: “Apprendiamo che l’accelerazione crostale può avere impulsi incredibili e dovremmo imparare che nella costruzione degli edifici vicini alle aree dell’epicentro possono avvenire movimenti molto più forti di quanto è previsto dalle norme,” ha concluso Doglioni.