Le terapie Car-T contro i tumori sono finite sotto esame per il rischio di leucemie e linfomi secondari nei pazienti trattati con questa immunoterapia che, di fatto, ha rivoluzionato la lotta ai tumori partendo da quelli del sangue, offrendo speranze senza precedenti a malati che hanno fallito ogni alternativa di cura. “Al momento, però, non vi sono elementi di allarme che compromettono il giudizio positivo sul rapporto rischio-beneficio a favore della cura con prodotti Car-T autorizzati”. È rassicurante il messaggio dell’oncoematologo dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano Fabio Ciceri, interpellato dall’Adnkronos Salute dopo che ieri l’Agenzia europea del farmaco EMA ha annunciato l’avvio di una revisione sulla sicurezza delle Car-T da parte del suo Comitato di farmacovigilanza PRAC.
“La terapia Car-T – ricorda Ciceri, direttore del Cancer Center e primario di Ematologia e Trapianto di midollo osseo del San Raffaele, ordinario di Ematologia all’università Vita-Salute San Raffaele e nel board dell’European Blood and Marrow Transplantation (Ebmt) Organisation, fra i massimi esperti del settore a livello internazionale – è una forma di immunoterapia costituita da cellule immunitarie (linfociti T) del paziente, reindirizzate a uccidere il tumore mediante una loro ingegnerizzazione genica che arma questi linfociti di un recettore Car specifico per un antigene tumorale”.
Negli USA, “il 28 novembre scorso – sintetizza Ciceri – la Food and Drug Administration ha segnalato pubblicamente il riscontro di linfomi a cellule T in pazienti sottoposti a terapia con Car-T. In particolare, l’avvertimento della FDA evidenzia i potenziali rischi associati alle terapie con cellule T Car per quanto riguarda lo sviluppo di linfomi a cellule T secondarie a un meccanismo di mutagenesi inserzionale del transgene Car-T. L’EMA ha lanciato ora un avvertimento analogo sui prodotti autorizzati nell’Unione europea”.
Molti punti da chiarire
Ciceri, tuttavia, fa notare come siano ancora molti i punti da chiarire. “Le principali società scientifiche coinvolte nella terapia Car-T – sottolinea l’oncoematologo del San Raffaele di Milano – hanno discusso di questi temi”, quindi del rischio di tumori secondari al trattamento, “e pubblicato su ‘Nature Medicine’ un’analisi critica delle azioni da intraprendere per il monitoraggio di questi eventi avversi“. Analisi co-firmata dallo stesso Ciceri. “Alcune domande principali – riassume l’esperto – sono ancora senza risposta: la frequenza effettiva di questi eventi; il contributo specifico della mutagenesi inserzionale transgenica ai casi di neoplasie maligne delle cellule T in pazienti trattati con prodotti Car-T; l’attuale pratica di caratterizzazione biologica delle neoplasie linfoidi che recidivano dopo Car-T nei pazienti trattati per il linfoma a cellule B; l’accesso all’analisi molecolare per la rilevazione del transgene Car-T nelle neoplasie a cellule T che si verificano dopo il trattamento con Car-T”.
Quesiti tecnici, per rispondere ai quali “la Società europea del trapianto Ebmt” nel cui direttivo siede Ciceri, “che gestisce attraverso il suo registro la farmacovigilanza dei prodotti autorizzati per conto di EMA e delle aziende produttrici, ha lanciato una survey straordinaria – rimarca lo specialista, coordinatore dell’indagine – volta a raccogliere possibili casi di neoplasie maligne secondarie in pazienti trattati con prodotti Car-T in Europa. La survey ha lo scopo di ampliare i dati disponibili e stimolare una caratterizzazione più approfondita degli eventi neoplastici secondari in pazienti trattati con terapie Car-T“. Ma per ora niente allarmismi, perché con la revisione degli enti regolatori non cambia “il giudizio favorevole che ha portato all’approvazione di queste terapie”.