Covid, “prove crescenti sui pericoli dei richiami dei vaccini a mRNA sul sistema immunitario”: lo studio

“L’opportunità che i richiami dei vaccini a mRNA compromettano la risposta del sistema immunitario richiede un’attenta considerazione”
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Negli ultimi 24 mesi, sono emerse prove crescenti di una correlazione tra i richiami dei vaccini anti-Covid a mRNA e l’aumento della prevalenza dell’infezione da Covid e di altre patologie. Studi recenti hanno aggiunto possibili nessi causali alla correlazione”. È quanto si legge in uno studio di Alberto Boretti (Melbourne Institute of Technology), pubblicato il 27 gennaio 2024 sulla rivista Clinical and Experimental Medicine. Boretti ha eseguito una revisione narrativa con lo scopo di “discutere se i richiami dei vaccini a mRNA compromettono la risposta del sistema immunitario negli individui immunocompromessi”.

La somministrazione di richiami vaccinali a base di mRNA in individui con sistema immunitario compromesso è un’area di dibattito”, scrive Boretti nella sua revisione. “La questione dell’immunità al Covid negli individui immunocompromessi è critica e complessa, con informazioni di supporto specifiche affidabili per lo più mancanti e una situazione in continua evoluzione a quasi quattro anni dall’inizio dell’epidemia. Gli individui immunocompromessi hanno generalmente un sistema immunitario indebolito e potrebbero non sviluppare una risposta immunitaria ai vaccini così forte rispetto agli individui sani. Ciò può influenzare l’efficacia della vaccinazione nel prevenire infezioni o malattie gravi”, sottolinea l’esperto.

Esistono preoccupazioni circa l’uso frequente di dosi di richiamo per il Covid in soggetti immunocompromessi”, scrive Boretti, sottolineando che “ci sono alcune apprensioni associate alla loro frequente somministrazione. È necessario bilanciare i benefici del rafforzamento dell’immunità con i potenziali svantaggi, tra cui la diminuzione dell’efficacia del vaccino e il rischio di diminuire la risposta immunitaria nel tempo”, continua l’esperto.

Nella sua revisione, Boretti conclude che “un considerevole numero di prove indica una correlazione e alcuni studi recenti suggeriscono addirittura un nesso di causalità, evidenziando il potenziale per i booster anti-Covid a mRNA di avere effetti negativi sul sistema immunitario”. “Ciò è particolarmente rilevante nel caso di individui immunocompromessi, dove il rapporto complessivo costi-benefici può inclinarsi verso il negativo”, scrive ancora l’esperto. In particolare, si legge nello studio, “dosi multiple dei vaccini anti-Covid a mRNA possono comportare livelli molto più elevati di anticorpi IgG 4 o anche un’attivazione ridotta delle cellule T CD4 + e CD8 +. L’opportunità che i richiami del vaccino mRNA compromettano la risposta del sistema immunitario richiede un’attenta considerazione, poiché ciò influisce sul rapporto costi-benefici della pratica dei richiami”.

Una valutazione completa e basata sull’evidenza è essenziale per valutare tempestivamente le implicazioni dell’uso continuo dei booster dei vaccini anti-COVID-19 per questa specifica popolazione (gli individui immunocompromessi, ndr). Data la diminuzione della gravità del virus, come riconosciuto in varie giurisdizioni, esistono legittime preoccupazioni circa la frequente somministrazione di richiami a pazienti immunocompromessi, sollevando dubbi sul fatto che questa pratica possa causare più danni che benefici, conclude Boretti nella sua revisione.

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