La dieta mima-digiuno, sviluppata dal ricercatore italiano Valter Longo e studiata presso l’University of Southern California (Usc), emerge come un approccio promettente per migliorare la salute e ridurre i rischi legati all’invecchiamento e alle malattie. Questo regime alimentare, descritto in uno studio pubblicato su “Nature Communications“, si basa su cicli di alimentazione che imitano gli effetti del digiuno, offrendo allo stesso tempo i nutrienti essenziali.
La dieta consiste in un regime di 5 giorni ricco di grassi insaturi e povero di calorie, proteine e carboidrati complessivi. Questo schema mira a ottenere risultati simili a un digiuno a base di sola acqua, ma in modo più gestibile per le persone, consentendo loro di completare il digiuno più facilmente.
La ricerca condotta presso la Leonard Davis School of Gerontology dell’Usc ha dimostrato che la dieta mima-digiuno porta a diversi benefici, tra cui la riduzione della resistenza all’insulina, del grasso del fegato e dei segni di invecchiamento del sistema immunitario. Ciò si traduce in una riduzione dell’età biologica media di circa 2,5 anni.
Studi precedenti avevano già evidenziato gli effetti positivi di cicli brevi e periodici della dieta mima-digiuno, inclusa la promozione della rigenerazione delle cellule staminali e la riduzione dei fattori di rischio per malattie come cancro, diabete e malattie cardiache.
Il recente studio ha coinvolto due popolazioni di studio clinico, confermando gli effetti benefici della dieta mima-digiuno sulla salute metabolica e immunitaria. I partecipanti al regime hanno mostrato una riduzione dei fattori di rischio per il diabete, una diminuzione del grasso addominale e del grasso nel fegato, e un miglioramento dei segni di un sistema immunitario più giovane.
Questi risultati forniscono ulteriore supporto alla dieta mima-digiuno come un intervento periodico, a breve termine e fattibile per migliorare la salute e ridurre il rischio di malattie legate all’invecchiamento. Gli autori dello studio incoraggiano i professionisti sanitari a considerare questo approccio per i pazienti con elevati livelli di fattori di rischio, oltre che per la popolazione generale interessata a mantenere una migliore funzionalità e a un’età biologica più giovane.