SpaceX intende rimuovere dall’orbita circa 100 dei suoi satelliti Starlink più vecchi a causa di un difetto di progettazione che potrebbe causare guasti. In una nota, SpaceX ha affermato che effettuerà discese controllate di circa 100 satelliti Starlink “versione 1” a causa delle preoccupazioni per cui i veicoli spaziali potrebbero subire guasti in orbita e non essere più manovrabili.
“Attualmente questi satelliti sono manovrabili e operano efficacemente per gli utenti, ma il team Starlink ha identificato un problema comune in questa piccola popolazione di satelliti che potrebbe aumentare la probabilità di guasto in futuro,” ha dichiarato SpaceX. L’azienda non ha fornito ulteriori dettagli su tale problema né identificato i satelliti specifici coinvolti.
Secondo le statistiche elaborate da Jonathan McDowell, SpaceX ha 5.438 satelliti Starlink in orbita, su un totale di 5.828 lanciati fino ad oggi. I più vecchi ancora in orbita provengono da un gruppo iniziale di satelliti “versione 1” lanciati nel 2019 e nel 2020 che non avevano parasole, aggiunti ai satelliti successivi per ridurre la quantità di luce solare riflessa, diminuendo la loro luminosità. Di quei 420 satelliti, 337 rimangono in orbita.
SpaceX ha affermato che i satelliti che saranno deorbitati abbasseranno gradualmente le loro orbite in circa 6 mesi. “Tutti i satelliti manterranno la manovrabilità e le capacità di evitare collisioni durante la discesa,” ha dichiarato SpaceX. “Inoltre, questi satelliti deorbitanti assumeranno la responsabilità della manovra per eventuali congiunzioni ad alto rischio, in linea con le migliori pratiche di sicurezza e sostenibilità spaziale“.
SpaceX ha aggiunto nella sua dichiarazione che la perdita dei satelliti più vecchi non influenzerà i servizi di banda larga Starlink. “L’esperienza del cliente Starlink non sarà influenzata” dalla deorbitazione dei satelliti più vecchi, ha dichiarato l’azienda. “SpaceX ha la capacità di costruire fino a 55 satelliti a settimana e lanciare più di 200 satelliti al mese, il che ci consente di migliorare continuamente il nostro sistema e renderlo più resiliente“.
La crescita della costellazione Starlink, di gran lunga la più grande in orbita, ha suscitato dibattiti sulla gestione del traffico spaziale e sulla sostenibilità dello Spazio. C’è stata una spinta per nuove normative che regolino la crescita dei satelliti e dei detriti e assicurino che i satelliti vengano prontamente deorbitati alla fine della loro vita operativa.
Il processo di deorbiting dei satelliti Starlink comporterà qualche rischio per le persone a Terra?
Va chiarito che il processo di deorbiting non comporterà alcun rischio per le persone a terra, in aria o in mare. I satelliti bruceranno durante il rientro nell’atmosfera terrestre.
I satelliti Starlink operano in un’orbita terrestre bassa al di sotto di 600 km di altitudine. Con una resistenza atmosferica a questi livelli, i satelliti vengono naturalmente deorbitati in 5 anni o meno, a seconda dell’altitudine e della struttura.
SpaceX identifica e deorbita in modo proattivo i satelliti che presentano un rischio elevato di diventare non manovrabili, riducendo al minimo la presenza di satelliti non manovrabili nello Spazio. Inoltre, i satelliti Starlink sono progettati per essere completamente disattivabili, presentando effettivamente un rischio pari a zero per le persone a terra, in aria o in mare durante il rientro poiché bruciano. SpaceX ha adottato un approccio proattivo di deorbita controllata, avviando discese controllate su 406 satelliti sui quasi 6000 satelliti Starlink lanciati fino ad oggi.
Il traffico spaziale e i rientri
Il problema dei rientri di oggetti come satelliti nell’atmosfera terrestre è di natura complessa e coinvolge diversi fattori fisici, tecnologici e operativi. Quando un satellite o un oggetto orbitale rientra nell’atmosfera, subisce una serie di forze aerodinamiche e gravitazionali che influenzano il suo percorso e il suo destino finale.
Nei rientri controllati, come quelli gestiti da SpaceX, l’oggetto è progettato e dotato di sistemi che consentono un certo grado di manovra e controllo durante il processo di rientro. Ad esempio, i razzi utilizzati per lanciare i satelliti possono essere progettati per eseguire manovre di rientro specifiche, come ridurre la velocità o modificare l’angolo di ingresso nell’atmosfera. Questi sistemi possono essere utilizzati per garantire che l’oggetto rientri in una zona predeterminata, come un’area oceanica designata, riducendo così il rischio di danni o pericoli per le persone e le proprietà.
D’altra parte, i rientri incontrollati possono verificarsi quando non è possibile esercitare alcun controllo sull’oggetto durante il rientro. Questo può accadere per vari motivi, tra cui la perdita di contatto con il satellite, il malfunzionamento dei sistemi di controllo o la fine della vita operativa dell’oggetto senza la possibilità di eseguire manovre di rientro. In questi casi, l’oggetto segue una traiettoria imprevedibile e può rientrare in modo casuale e incontrollato, comportando potenziali rischi per le persone e le proprietà a terra.
Il problema dei rientri di oggetti spaziali è reso ancora più complesso dalla varietà di dimensioni e materiali degli oggetti stessi, nonché dalle incertezze legate alle condizioni atmosferiche e alla densità dell’aria durante il rientro. Ciò rende fondamentale una pianificazione e una gestione attente dei rientri spaziali, sia per garantire la sicurezza pubblica che per ridurre l’impatto ambientale. Organizzazioni come l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la NASA monitorano e gestiscono attivamente i rientri di satelliti e altri oggetti spaziali per ridurre al minimo i rischi associati e massimizzare l’efficienza operativa nello Spazio.